ONU, STATI E INDIVIDUI di Boris Biancheri

ONU, STATI E INDIVIDUI ONU, STATI E INDIVIDUI Boris Biancheri OGNI anno a metà settembre i governanti di 180 paesi vengono a New York e pronunciano il loro discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ouesto rituale un po' consunto merita quest'anno particolare attenzione. Perché gli interventi umanitari, le nuove guerre e la loro legittimità e quindi il ruolo stesso doll'Onu sono stati i grandi temi di questi ultimi anni, in Ruanda, nei Balcani, a Timor Est. La lista di violenze e genocidi che si perpetrano tuttora in ogni parte del globo fatta in apertura dal Segretario Generale ci ricorda che questo tema dominerà anche il secolo venturo. Bene ha fatto dunque Kofi Annan a incentrare su di esso la sua introduzione all'Assemblea. Benissimo ha fatto il nostro ministro degli Esteri a riprenderlo nel suo intervento di ieri, avendo oltretutto il governo dimostrato con la partecipazione alla forza di pace a Timor che in materia di salvaguardia dei diritti umani l'Italia vuole essere un attore globale e non restare nell'ambito regionale del Kosovo e dell'Albania. Riformulare, come chiede il ministro Dini, il principio di non interferenza negli affari interni degli Stati e contemperare i diritti degli Stati con quelli dei singoli è un obbiettivo alto, ambizioso e difficile. Perché è vero che la carta dell'Orni sancisce il rispetto dei diritti umani, ma è vero anche che l'Onu è stata pensata e creata a suo tempo per difendere l'integrità degli Stati mentre ciò che ci preoccupa oggi è l'integrità degli individui. Gli estensori della Carta dell'Onu avevano in mente l'annessione dei Sudeti, l'Anschluss dell'Austria, l'aggressione all'Etiopia. Dei diritti dell'uomo dovevano farsi carico gli Stati, non la comunità internazionale. Abbiamo visto adesso nei Balcani che un intervento umanitario può portare a una guerra contro uno Stato sovrano. Per fortuna questo non è accaduto a Timor (anche se qualcuno proprio su queste pagine lo ha rimpianto) perché l'Indonesia ha dato alla fine prova di buon senso. Ma chi stabilirà in futuro quali violazioni siano tali da giustificare un intervento armato e su quali parametri? Non può essere un Consiglio di Sicurezza dove di fatto contano solo cinque Paesi e che tutti ritengono obsoleto nella sua struttura. Esiste poi un problema di capacità operativa che anche se non è menzionato è nella mente di tutti e che discende da quello finanziario. Un problema che non avrà soluzione sin tanto che gli Stati Uniti per primi non pagheranno all'Onu le loro quote arretrate che ammontano ormai alla cifra stratosferica di 1,5 miliardi di dollari. Un organismo al quale il più forte e ricco Paese del mondo rifiuta di pagare il suo debito perde credibilità. Ancor più ne perderebbe se gli Stati Uniti, come vi è rischio, venissero esclusi dal voto in Assemblea Generale per morosità. Quando ci appelliamo con fiducia all'Onu contro tutti i mali del mondo abbiamo la tendenza a dimenticare questi problemi; è bene che vi sia qualcuno che venga a ricordarceli.

Persone citate: Dini, Kofi Annan