«Tasse e rigidità frenano il Paese»
«Tasse e rigidità frenano il Paese» Il presidente Fiat: «Fuori i bari dal mercato, regole chiare per avere aiuti internazionali. Ognuno deve assumersi le sue responsabilità» «Tasse e rigidità frenano il Paese» Fresco: per creare sviluppo bisogna fare di più MI! ANO «Troppe tasse e un mercato del lavoro troppo rigido», si ripete Paolo Fresco, presidente della Fiat, chiamali) a spiegare perche la crescita dell'economia italiana, come ha confermato il Fondo monetario, va più a rilento del previsto. L'aveva già ripetuto alcune settimane fa a Cernolibio: inutile attendersi miracoli, il paese e quindi le imprese hanno bisogno di segnali, e cosa di meglio di un segnale Ione come la riduzione delle tasse o come una seria riforma del mercato del lavoro? Tempo di finanziaria, si sa: il dibattito è aperto, governo, forze sociali, partiti hanno aperti» le danze e inevitabilmente succede che ogni dato finisca per essere materia del contendere. Come nel caso dell'occupazione che a luglio (fonte Istat), è salita rispetto a un anno fa di 250 mila unita. Qualcuno parla di un primo segnale di recupero. Fresco, senza alcuna intenzione di far polemiche («Non si pu.Q barare sui posti di lavoro»), preferisce lasciar perdere: «Tutti conoscono i dati della disoccupazione nel nostro paesi;, non è certo il caso di parlare di grande notizia, purtroppo torniamo al dunque e cioè che per favorire una ripresa sensibili!, forte, dell'occupazione serve una nuova politica: più flessibilità, piit contralti a termine, nuovi strumenti». Insomma, se la ripresa c'è, è ancora poca cosa rispetto a quello che servirebbe per poter consentire ili paese un salto di qualità e di quantità. Preferisce non far polemiche, il presidente della Fiat, anzi, non si sottrae a responsabilità che sono in qualche modo di tutti. Spiega: «Quando un paese cresce di più è merito di tutti, quando cresce di meno è un po' colpa di tutti». Nessun anatema, nessuna critica a questo o a quello, a governo o sindacali, semmai un appello indiretto a far prova tutti di quel senso di responsabilità che in certi momenti, soprattutto in quelli nei quali si dovrebbe decidere che prov¬ vedimenti assumere: «Ognuno fa la sua parti! di dovere - sintetizza Fresco - ognuno si assuma la sue responsabilità». Farla in Bocconi, in un'aula piena di studenti accorsi per un dibattilo sul ruolo del settore privato nello crisi finanziarie internazionali, il presidente della Fiat. Al suo fianco un banchiere tra i più noti, Lucio Rondelli, presidente di Unieredito, e due economisti come Marcello de Cecco, esperto di finanza internazionale, e come Mario Sarchielli che in passato ha ricoperto cariche prestigiose, in Italia e all'estero, in Banca d'Italia, in Bui, al Tesoro, al Commercio listerò. Ma inevitabilmente le domande che sempre precedono i dibattiti, insistono sulla più stretta attualità. Sul che lare, appunto, per dare una scossa all'economia che va al rilento l«,Si sa, elementi di ritardo dello Sviluppo sono le tasse troppo elevate e un mercato del lavoro troppo rigido»! ina anche sulla disfida sull'Ina dove si scontrano le Generali e il Sanpaolo-Imi. Aveva preannun- ciato «battaglia» sull'Ina, Paolo Fresco. E ora? «Ora è come una partita a scacchi - dice - ognuno sta cercando di vedere le mosse dell'altro». Boi aggiunge: «Qualche volta le partite a scacchi finiscono in patta». Segnale di distensione dopo il preannuncio di battaglia? «Avevo l'atto una constatazione, non una previsione», spiega Fresco avvertendo di parlare come semplice osservatore: «Non siamo coinvolti direttamente come Fiat, è un discorso che deve fare il Sanpaolo di cui noi siamo uno degli azionisti». Poi, spenti i microfoni dei cronisti, finalmente spazio al dibattito con De Cecco che ricorda quanto l'inade¬ guatezza delle strutture del sistema finanziario internazionale è antica come il mondo, con Rondelli che sottolinea i meriti degli investitori istituzionali («E' dimostrato che nelle crisi recenti, Asia, Russia, Brasile, la loro azione è stata stabilizzante»), Sarchielli che non crede a un codice di comportamento virtuoso redatto dal Fondo monetario per evitare furbizie da parte dei paesi debitori («E' utopia»). E con Paolo Fresco che conclude auspicando nuove regole e una riforma del Fondo monetario per evitare, spiega, «il ripetersi che al gioco del libero mercato partecipino dei bari», [a. z. 1 Pnolo Fresco presidente della Fiat. "In Italia troppe tasse e mercato del lavoro troppo rigido^
Persone citate: De Cecco, Fresco, Lucio Rondelli, Mario Sarchielli, Paolo Fresco, Rondelli
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