«Non ci arrendiamo battaglia in Senato»

«Non ci arrendiamo battaglia in Senato» L'OPPOSIZIONE: «ARRETRATI E PERDENTI» «Non ci arrendiamo battaglia in Senato» intervista Raffaella Sitino QUEL che è successo oggi ha dell'incredibile». Carlo Giovanardi, relatore di minoranza per il Ccd sulla riforma scolastica, è in prima linea nella battaglia contro «un progetto arretrato e perdente». «Il ministro Berlinguer è entralo in aula - racconta, ancora concitato -, ha riconosciuto l'eccellenza della scuola elementare italiana e, detto l'atto, l'ha smantellata». Ma questo non è che uno dei molti, otto, «peccati capitali» della legge, che Giovanardi snocciola senza prendere fiato. «Sopprime la scuola media, inventa l'oggetto misterioso del settennio, impedì sce ai ragazzi di iscriverei alla formazione professionale nell'ultimo anno dell'obbligo, riduce il primo biennio dei licei a due anni di orientamento e parcheggio, mortifica la scuola secondaria con soli tre anni di corso, poita da 13 a 12 gli anni di scuola. E ancora, e infarcita di deleghe al ministro che dovrà riempire di contenuti con tenitori desolata mente vuoti». Andiamo per ordine, onorevole Giovanardi. Guai è il peccato più grave? «Che la riforma sia una scatola vuota, un'etichetta. Il ministro non ha presentato un solo contenuto, si è riservato di decidere tutto lui nei prossimi mesi. Poi ci farà sapere. Praticamente ci chiede un atto di fede». Che voi, mi pare di capire, non siete affatto disposti a dare. «E ci mancherebbe, mi scusi. Prendiamo il caso più eclatante, quello dell'accorpamento di elementari e medie in un fantomatico "settennio". Chi vi insegnerà? La cugina di Berlinguer? Siamo sicuri che i professori di terza media sappiano trattare con i bambini di sei anni e viceversa? E gli spazi, come verranno divisi? Tra un bambino di sei anni e un ragazzino di tredici c'è un abisso, anche fisico». Il ministro Berlinguer spera che cosi si eviti di «perdere per strada» studenti Carlo Giovanar di (Ccd) allo sbarramento della quinta elementare. Potrebbe funzionare, non crede? «A me pare solo un esperimento sulla pelle dei ragazzi. Io ho ire figli e se oggi fossero in prima elementare sarei davvero preoccupato. Chissà quanti anni ci vorranno prima che il nuovo metodo si assesti: pensi solo ai trentamila ragazzi che oggi non sanno che pesci pigliare, perchè non possono più iscriversi a 14 anni alla formazione professili naie ma devono aspettare i 15». Con la riforma il problema non si porrà più: tutti, a 13-14 anni, frequenteranno il biennio, o sbaglio? «Già, proprio una bella idea. Un parcheggio, che mette tutti insieme, chi vuole imparare il greco e lai ino e chi vuole lavorare. Due anni preziosissimi, in cui i ragazzini sono si raordinariamente recettivi, buttali via. Senza conlare che, a chi vorrà comi nuare gli studi, restano solo tre anni per un pio grammo che un tempo si svolgeva in cinque. Il risultato tinaie.-' Si perde un anno di scuola, da 13 si passa a 12». Insomma, di questa leggi: non salva proprio niente? «Il problema è un altro: Iti riforma è una questione richiede un vasto consenso, non siilo politico, ina nel paese reale. E' passata alla (Uimera con 270 voti su 630, le pare forse un consenso vasto?». Voi avute già annunciato battaglia per il Senato, no? «Certo, anche se i numeri ci sono contro. E anche se la maggioranza è impermeabile al dibattilo: vuole fare la "sua" riforma, non sentire i nostri contribuii. Ed è logico: la loro mediazione interna è talmente faticosa, il punto di equilibrio tra anime tanto diverse è così difficile da trovare che poi, questo equilibrio, non hanno più il coraggio di ridiscuterlo». E allora? «lo ho fiducia nella pressione del Paese, delle associazioni di categoria: la scuola è una cosa che tocca tutti da vicino, profondamente. Non è materia che si possa liquidare con un atto di fede». della scuola delicata, che Carlo Giovanardi (Ccd)

Persone citate: Berlinguer, Carlo Giovanar, Carlo Giovanardi, Giovanardi, Raffaella Sitino