Mussi, lezione di latinorum

Mussi, lezione di latinorum E' di destra o di sinistra? Colpi di fioretto a Montecitorio Mussi, lezione di latinorum Claudia Arletti Ma il latino sarà di destra o di sinistra? Mai formulato apertamente, l'interrogativo ha aleggiato ieri per ore nell'aula di Montecitorio dove era in discussione la riforma dei cicli. Di istruzione e di scuola, perciò, si parlava e la consueta contrapposizione fra i Poli ha viaggiato questa volta ad alte quote: niente insulti, nessuna invettiva, ma eleganti versi latini. E' stato Fabio Mussi, capogruppo dei deputati ds, a divertirsi di più. Ce l'aveva con una collega di Forza Italia, Valentina Aprea, e ha cominciato a dire: «Ci sono state vampate polemiche durante questa discussione, per esempio sul latino, nihil novi (niente di nuovo, ndr), e e sulla pedagogia cattolica, spesso brandita come un mondo contrapposto a quello della sinistra. E qui, cara onorevole Aprea, ci si tuffa indietro nelle memorie giovanili...». Prima del «tuffo», però, Mussi ha ricordato: «Il Polo, ieri, si è alzato all'unisono, in un lungo dibattito, opponendo il petto ai nemici della classicità e del latino, nemici che starebbero da questa parte», e cioè sui banchi della sinistra. Finito il preambolo, ecco lo sfoggio: «Consentitemi dunque il riferimento in metrica a uno dei più grandi testi poetici della latinità, se ricordo bene: "Tu ne quaesieris, scire nefas, quem mihi, quem libi finem di dederint, Leuconoe... Carpe cliem, quam minimun credula postero». Che dire? Fabio Mussi, pago dell'effetto prodotto,con un sorrisetto un po' sadico, si è rivolto ai colleghi dell'opposizioni! dicendo: «Non traduco, perché non vorrei recare offesa allo studio e alla competenza che ieri hanno trovalo alta e numero sa voce in quest'aula tra i banchi del Polo oggi desolatamente vuoti». Sorvolando sull'applauso un po' scontato che si è a questo punto levato dagli scranni del centrosinistra, vai la pena di spiegare che i versi si trovano nell'undicesima Ode del Primo libro di Orazio e, all'incirca, si possono tradurre così: «Non chiedere, non è lecito saperlo, quale destino gli dei, o Leuconoe, mi riserveranno, ti riserveranno... Afferra il giorno, il meno possibili; disposta a credere al domani». Si vede, comunque, che Fabio Mussi aveva proprio deciso di infierire e, nel volere rimarcare che la conoscenza del latino è patrimonio (anche) della sinistra, ha cosi proseguito: «Se ci fosse stato qui l'onorevole Natta, avrebbe obiettato sul vezzo della lettura tedesca del latino. Volete un'elegantissima traduzione? Paolo Bufalini, dirigente politico della sinistra italiana». Gran finale fra gli applausi dei suoi e di Rifondazione: «Volete un indimenticabile studio su Orazio? "L'ideologia del principato", Antonio La Penna. Volete collocarla nell'affresco della storia della letteratura latina? Concetto Marchesi...». Alla fine si è placato. Ora Fabio Mussi siede a pieno titolo fra due famosi colleghi, che, in altri luoghi, in altri tempi (alle Olimpiadi del '60 e in una seduta dell'Europarlamento), come lui fecero sfoggio di giovanili studi latini: il primo era Giulio Andreotti, il secondo Mario Capanna.