No del Papa al «compromesso» sull'aborto di Emanuele Novazio

No del Papa al «compromesso» sull'aborto 11 documento può essere utilizzato dalle donne per l'interruzione legale della gravidanza No del Papa al «compromesso» sull'aborto // Vaticano ordina ai vescovi tedeschi: basta certificati nei consultori Emanuele Novazio corrispondente da BERLINO 11 Vaticano dice un no definitivo e netto alla permanenza dei consultori cattolici nel sistema pubblico che regolamenta l'aborto depenalizzato, sollevando preoccupazione e perplessità fra i fedeli tedeschi. Anche il compromesso avanzato lo scorso giugno dal presidente della Conferenza episcopale monsignor Karl Leumann, arcivescovo di Mainz, è stato respinto dalla Santa Sede. Lehmann aveva proposto di inserire una frase-chiave nel certificato che, secondo la legge tedesca, i consultori devono rilasciare alle donne che vogliono abortire entro le prime 12 settimane di gravidanza: «Questo documento non può essere usato per l'esecuzione depenalizzata dell'aborto». In questo modo, il presidente della Conferenza episcopale spe¬ rava di garantire comunque la presenza dei consultori cartoli ni nel sistema sanitario. Ma in una lettera firmata da monsignor Ratzinger, prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, e da monsignor Sodano, segretario di Stato vaticano, il Papa invita a «evitare in ogni modo quello che potrebbe essere interpretato come ambiguo e poco chiaro», e ribadisce: «A prescindere dalla tolleranza, in certe circostanze, nei confronti di una legge che non può venire cambiata, la risposta del Santo Padre su tale questione concreta (il rilascio del certificato, ndr) è negativa». Niente più certificati cattolici, dunque: come dire uscita dei cattolici dal sistema pubblico dei consultori. Lehmann - che la Conferenza ha rieletto per la terza volta alla presidenza a stragrande maggioranza, inviando un segnale molto chiaro al Vaticano - si è appellato ai vescovi affinchè «ognuno decida secondo coscienza nel contenzioso sull'aborto». La Conferenza episcopale, ha sottolineato l'arcivescovo di Mainz, «può soltanto dare un consiglio in merito, ma non può obbligare nessuno a uscire dal sistema dei consultori». Di fatto, la frase non risolveva i problemi, dal momento che la legge non la contempla: inserendola nel documento, la Chiesa tedesca da una parte rinviava alla donna la responsabilità di un uso improprio del certificato; dall'altra, rinviava alle autorità politiche la responsabilità di modificare la legge, o di riconoscere un certificato che secondo la Chiesa non corrisponde più allo scopo per il quale era stato ideato. Ma secondo Lehmann, il compromesso era utile perchè la partecipazione al sistema dei consultori garantisce comunque la possibilità di «continuare a essere in prima linea nelle dispute sulla vita e sulla morte», quando c'è da «combattere per la sopravvivenza di una vita non ancora sbocciata». I consultori sono stati istituiti dallo Stato nel '95, nel quadro di una legge di riforma che ha posto fine alla distinzione fra Est e Ovest a proposito di aborto (ir precedenza lecito con pochissime eccezioni nelle regioni orientali della ex Ddr, e vietato con pochissime eccezioni in quelle occidentali), e che riconosce alla donna il diritto di scelta ma soltanto dopo avere ricevuto «un certificato di avvenuto colloquio con una commissione di consulenza». In proposito, i cattolici tedeschi sono divisi: fra chi come Lehmann vede nei consultori l'occasione per dissuadere la donna dall'aborto, e chi è comunque contrario al fatto che un organismo cattolico rilasci un documento che consente di abortire.

Persone citate: Karl Leumann, Lehmann, Ratzinger

Luoghi citati: Berlino, Ddr