Vestale-segretaria, una vita per Giulio di Filippo Ceccarelli

Vestale-segretaria, una vita per Giulio E' morta Vincenza Enea Gambogi, per decenni collaboratrice di Andreotti Vestale-segretaria, una vita per Giulio Filippo Ceccarelli ANCHE i miti invecchiano, e poi scompaiono. E' morta, a B2 anni, la signora Enea, storica segretaria di Giulio Andreotti. Nel I 993 era andata in pensione, nel bel mezzo di Tangentopoli, un po' amareggiata dopo le accuse di mafia che avevano colpito «l'onorevole». Lo chiamava cosi perché «senatore» o «presidente» le pareva d'invecchiarlo. Era una donna di principi, ma inolio pratica. A suo giudizio «l'onorevole» non poteva aver baciato Kiina: «Non e mica il tipo dello sbaciucchione*. Nei confronti dei tangentari, prima di dedicarsi ni suoi gatti e alle piante della casetta di Bracciano, ebbe parole niente affatto garantiste. «Ne penso male, certo — disse Andrebbero messi lutti dentro. Al Colosseo. Alle finestre ce dovi ebbero incito le gabbie pe' non folli scopini! So' tanti!», aggiunse. Sui destini del suo principale, che in tanti anni di lavoro le aveva regalato soltanto un foulard, implorò l'intervento di «Santa Pupa», incerta creatura della devozione capitolina, specialista in bambini. Lavoravano insieme da quando il giovane Andreotti, che l'aveva pescata nei ranghi del Minculpop, segretaria alle dipendenze di Pavolini e per questo anche brevissimamente imprigionata a Venezia, dopo la Liberazione — era il sottosegretario di De Gasperi. Probabilmente, con il cuore, lei rimase sempre fascista, pure votando per 1'«onorevole» fino al 1992. Poi, quando questi venne fatto senatore a vita, non più: «La De non so lo inerita, la gente non abbocca più». Per quarant'anni, tutte le mattine, prendeva l'autobus dal quartiere Tiburtino per giungere in tempo «a studio», cioè al Centro Studi Lazio di piazza Montecitoriu per officiare, con opportuno scialle e ciabatte d'ordinanza, ai misteri antelucani dell'andreottismo. Di questa religione, di questa tradizione, di questa condizione quasi più esistenziale che politica Vincenza Enea C-ambogi interpretava più o meno consapevolmente la vox populi nella sua variante terminale: «La politica pulita non ce sta». Il più sublime scetticismo romano le aveva inoltre consentito il privilegio di poter addirittura esprimere dei dubbi sui collaboratori e gli esponenti più vicini al divo Giulio: Lima, Pomicino, Ciancimino, Vitalone... «Ma perché l'onorevole si piglia sempre il peggio di quello che c'è? Sempre il peggio». Personaggio per certi versi d'altri tempi, sempre uguale a se stessa, a volte caustica. Le chiesero un giorno un giudizio sui famigliari di Andreotti: «Non hanno mai dato fastidio», rispose lei. Sarebbe a dire? «In ufficio». A volte piii andreottiana di Andreotti. «A studio», attorniata da un gruppo di arzilli pensionati dei ministeri, la signora Enea svolgeva consapevolmente un molo di vestale. Conosceva infatti i canoni sottilissimi e le variabili gerarchiche delle raccomandazioni. Decrittava la scrittura dell'onorevole. All'occorrenza, respinse vigorosamente un'irruzione di Piero Chinmbretli. Dà Sindona in poi, per via del suo ruolo di vestale della disciplina iniziatica dell'andreoitismo, fu chiamata a deporre in quasi tutte le commissioni parlamentari, in talune strappando grida di ammirazione nei commissari. Fu intervistata dalla tv e l'onorevole Sandra Bonsanti le indirizzò una dura lettera aperta. Divise il suo tempo tra grandi della Storia, criminali in giacca e cravatta, preti di tutti i generi e gente minuta, ira cui va annoverato l'allevatore ciociaro che un bel giorno arrivò dall'onorevole con un coniglio vivo dentro una gabbietta. Andreotti, che passava in quella straordinaria sala d'attesa, le chiese di dargli da bere. Vincenza Enea segretaria particolare per oltre 30 anni di Giulio Andreotti scomparsa all'età di 82 anni

Luoghi citati: Bracciano, Lazio, Lima, Venezia