Uccide a 16 anni per difendere Fornita di Fulvio Milone

Uccide a 16 anni per difendere Fornita Nola: lei è una quattordicenne. Negli ultimi 5 giorni quattro morti nell'hinterland di Napoli Uccide a 16 anni per difendere Fornita «Smetti di picchiarla» e lo accoltella a morte Fulvio Milone NAPOLI Un assassino che è poco più che un bambino: ha sedici anni G. Ieri, a Nola, città dell'hinterland di Napoli, ha ucciso un uomo più grande di lui, per difendere un'amica. E' stato lui stesso a spiegare agli investigatori il movente: «Ho visto Vincenzo che picchiava una mia amica, Luciana, che ha solo quattordici anni. Gli ho detto di smettere, ma lui si è avventato su di me. Aveva tm coltello, l'ho disarmato e l'ho colpito». Punto e fine. Così, senza neanche tradire emozioni particolari, G. ha spiegato come in un pomeriggio è diventato un assassino poco più che bambino. La sua vittima, Vincenzo Nappi, 27 anni, era una vecchia conoscenza di polizia e carabinieri: una vita, la sua, trascorsa dentro e fuori dal carcere. Ma per gli investigatori è soltanto l'ultimo anello in una catena di violenze costate la vita a quattro persone negli ultimi cinque giorni tanto che, nei corridoi della questura e delle caserme dei carabinieri c'è chi riparla di «guerra aperta in città e nella sua provincia». Da un lato della barricata c'è un esercito di piccoli delinquenti, spesso ragazzi, pronti a uccidere per un pugno di banconote: l'ultima loro vittima è una donna di 82 anni, legata e percossa finché il suo cuore non ha smesso di battere. Sul fronte opposto sono schierati i carabinieri e i poliziotti con un questore, Arnaldo La Barbera, che definisce Napoli come «una città violenta» e si scaglia contro le scarcerazioni facili, chiedendo pene certe e maggiore severità nella concessione degli arresti domiciliari. Le ultime ore, qui, si sono tinte del colore del sangue. Dopo l'omicidio sabato sera di un finanziere ucciso da un folle, dopo l'assalto tentato da una piccola folla inferocita contro gli agenti che stavano eseguendo dei controlli, sono entrati in azione i rapinatori. Domenica sera due banditi in moto hanno seminato il panico in via Domenico Fonta- na, una strada molto trafficata nel quartiere collinare del Vomere Intercettati da un poliziotto in licenza dopo che avevano tolto soldi e cellulari a una coppia di ragazzi, i due hanno tentato la fuga sparando fra la folla, ma si sono schiantati contro un'auto in sosta. Un bandito, Ferdinando Triola, è morto. Il suo complice, Gennaro Ramaglia, è stato, arrestato. La polizia ha scoperto che i banditi avevano compiuto quattro rapine in ventiquattr'ore. La sparatoria al Vomero ha segnato l'inizio di una lunga sequenza di episodi di violenza. Poche ore più tardi i carabinieri hanno trovato in un modesto appartamento a Bacoli, un paese sulla costa a nord di Napoli, il corpo martoriato di Maria Gamba, 82 anni. Le stanze messe a soqquadro e le suppellettili fracassate fanno pensare a una rapina. Secondo gli inquirenti Maria Gamba è stata legata e torturata dai suoi carnefici in cerca di soldi e gioielli. «In paese si diceva che quella povera donna conservasse una valigia piena d'oro - spiegano in paese -. Naturalmente si trattava di chiacchiere da bar, ma i banditi evidente- mente hanno voluto verificare di persona. E non hanno avuto pietà di una povera vecchia che viveva in solitudine». Il palazzo della questura in via Medina sembra un fortino assediato dalle forze nemiche. Il questore La Barbera, però, si mostra soddisfatto per il lavoro svolto dalla poliza: «In molti casi siamo riusciti ad arrestare i responsabili poche ore dopo i delitti - commenta -. Inoltre sottolineo lo spirito di servizio che anima i miei agenti, come quello che ha inseguito i rapinatori sulla collina del Vomero: non era in sei-vizio, eppure è intervenuto». Ma Arnaldo La Barbera non nasconde la sua preoccupazione per quello che sta accadendo a Napoli e in provincia. Chiede la certezza della pena, dice che gli arresti domiciliari sono spesso una manna per chi continua indisturbato a commettere reati. «Senza entrare nel merito del come e perché vengono concessi, si dovrebbe stabilire una volta per tutte l'obbligo dell'emissione di una nuova ordinanza di custodia cautelare in caso di inosservanza degli arresti domiciliari», dice, e aggiunge: «Spesso questo tipo di beneficio si trasforma in un alibi per il rapinatore». Un alibi? «Proprio cosi. 11 bandito agli arresti domiciliari esce di casa, commette un reato, torna e poi tocca a noi dimostrare che si era allontanato». Troppi delinquenti sono in libertà, avverte La Barbera. Quanti? «Forse sarebbe più semplice dire quanti rimangono in carcere. Possiamo dire che su dieci detenuti non più di due restano dentro», commenta con sarcasmo il numero uno della questura napoletana, che racconta un episodio significativo: «Mesi fa arrestammo in flagrante una banda di cinque rapinatori il cui terreno di caccia era la zona del porto. Li prendemmo mentre aggredivano una coppia di turisti palermitani. Trascorsa una settimana, a due di loro furono concessi gli arresti domiciliari, mentre terzo tornò in libertà e un minorenne fu mandato in un centro di prima accoglienza. Pochi giorni fa ne abbiamo arrestati di nuovo duo perché continuavano a fare gli scippi nei pressi del porto». Il questore La Barbera lancia l'allarme: più rigore sugli arresti domiciliari, sono una vera manna per i criminali A sinistra: controlli sui motorini nei vicoli di Napoli. Sopra: l'omicidio del finanziere, freddato sabato sera da un folle al quale aveva chiesto di poter accendere la sigaretta

Persone citate: Arnaldo La Barbera, Ferdinando Triola, Gennaro Ramaglia, La Barbera, Maria Gamba, Vincenzo Nappi

Luoghi citati: Bacoli, Napoli