Schroeder: non cedo perché ho ragione

Schroeder: non cedo perché ho ragione Accusa di demagogia ai postcomunisti (divenuti secondo partito in Sassonia) e alla sinistra Spd Schroeder: non cedo perché ho ragione Ma il Cancelliere ammette V«amara sconfitta» al voto corrispondente da BERLINO «Un'altra sconfitta amara, ma il governo non cambierà linea». Il giorno dopo la disfatta in Sassonia, dove l'Spd al 10,7% ha perso quasi 6 punti od ò stata doppiata dai postcomunisti della I'ds (dal 16,5 al 22%, il secondo partito dopo la (.du al 50,9%), Gerhard Schroeder insiste che niente cambierà perché «la strada oltre che necessaria è giusta». Non ci saranno sostituzioni al vertice del partito, dunque, e i tagli alle spese pubbliche si faranno come previsto, perché quello appena varato «e un programma che garantisce la creazione di posti di lavoro e una situazione nella quale la Banca centralo europea potrà tenere bassi tassi d'interesse, favorendo dunque la ripresa». Ma dopo lo choc di domenica nell'Spd aumentano le pressioni sul Cancelliere porche attenui il rigore e rinunci ad agganciare por due anni le pensioni all'inflazione. Ne! partito si sta corcando una via d'uscita che salvi la faccia a Schroeder: una soluzione - soprattutto simbolica - per creare un compenso ai tagli avrebbe potuto essere l'introduzione della tassa sui milionari. Ma non è più in discussione, dopo le resistenze del gruppo parlamentare. Alla sinistra interna, Schroeder muove implicitamente le stesse accuse dirette con più enfasi alla Pds: sostenere che il governo agisce contro gli strati più deboli significa «fare della demagogia sociale». «Ottantadue miliardi l'anno di interessi sul debito pubblico sono risorse tolte ai programmi sociali», ricorda il Cancelliere: i risparmi sono dunque «indispensabili per riavviare gli investimenti e il mercato del lavoro». Ma vanno spiegati meglio: gli elettori, è l'autocritica più esplicita di Schroeder all'indomani di una disfatta senza precedenti in un voto regionale, non hanno capito perché il partito o il governo «non sono stati capaci di spiegare». Con un'attenuante: la prima fase del governo è stata impegnata da duo presiden- ze - quella dell'Unione europea e quella del G8 - che hanno sottratto energie e tempo, insiste il Cancelliere. Dimenticando di citare la confusione e gli scontri all'interno del partito e del governo, iniziatisi prima delle presidenze e continuati dopo la loro conclusione. Gli elettori, soprattutto i giovani in cerca di linee politiche salde, ne sono stati disorientati. Proprio per attenuare una confusione che potrebbe essere fatale i Verdi (precipitati in Sassonia dal 4,1 al 2,6%) hanno smorzato almeno temporaneamente il conflitto intemo che rischiava di devastare il partito: Joschka Fischer, leader storico degli ecologisti e ministro degli Esteri, ha rinunciato a chiedere le dimissioni dei due portavoce nazionali, Gunda Roestel e Antje Radcke. Annunciando tuttavia un prossimo «ritorno alla politica interna», lasciata da parte dopo il suo ingresso nel governo. Le «riforme della struttura del partito» chieste da Fischer saranno studiate da una commissione che le presenterà al Congresso, l'anno prossimo. Fischer ha chiesto scusa alle portavoci: «Soltanto uniti usciremo da questa valle di lacrime elettorali», ha commentato Gunda Roestel pensando probabilmente a due decisivi appuntamenti con il voto: le Regionali nello Schleswig-Holstein, in febbraio, e in Renania-Vestfalia. a maggio. Due appuntamenti decisivi anche per l'Spd di Schroeder, che nell'attesa guarda con apprensione ai ballottaggi di domenica prossima nei Comuni renani - dove storiche roccaforti rosse come Colonia sono perdute - e al voto regionale di Berlino, il 10 ottobre. Se le sconfitte continuassero, soprattutto alle regionali del 2000, i danni all'immagine e al prestigio del Cancelliere sarebbero forse insanabili. Molti ritengono che la situazione sarebbe allora matura per un cambio di governo e l'avvio di una Grande Coalizione fra Spd e Cdu, come ieri rilanciava l'ex ministro della Difesa di Kohl, Volker Ruehe. Una soluzione d'emergenza, che imporrebbe tuttavia un altro Cancelliere. le. n.l Si cerca una soluzione per attenuare la linea di rigore salvando la faccia al capo del governo, che insiste «Il mio programma garantisce la creazione di posti di lavoro e bassi tassi d'interesse» Fischer, altro grande sconfitto, rinuncia a chiedere le dimissioni delle due portavoce nazionali dei Verdi secondo le quali «soltanto uniti potremo uscire da questa valle di lacrime elettorale» 'Li'/ ' v' ^IbXi-Mì Un'espressione corrucciata del cancelliere Schroeder alla quinta sconfitta dalla sua elezione, e, qui accanto, il leader dei Verdi Joschka Fischer

Luoghi citati: Berlino, Renania, Sassonia, Verdi