La Russia che non l'amava adesso le chiede perdono di Anna Zafesova

La Russia che non l'amava adesso le chiede perdono La Russia che non l'amava adesso le chiede perdono Anna Zafesova MOSCA «La sua morte è una perdita per tutti noi». Il necrologio dell'agenzia ufficiale «Itar-Tass» a poche ore dalla morto di Raissa Gorbaciova suggela definitivamente il suo ritorno - postumo - noi cuori dei suoi concittadini. Detestata quando era al vertice del potere e della gloria, la malattia, il dolore e infine la morte hanno restituito alla prima e ultima first lady dell'Urss il posto che le è sempre stato negato. Nella Russia scossa da terrorismo e crisi politiche i telegiornali danno la notizia della morte di Raissa in apertura, mostrando in silenzio le sue immagini. La sua biografia viene raccontata dai commentatori con toni commoventi. Tutto quello che irritava e sembrava falso e affettato - i bei vestiti, gli interessi intellettuali, l'attività di beneficenza, le passeggiate mano nella mano con il marito - ora viene presentato come autentico e straordinario. Con sincere autocritiche: «Addio e ci perdoni», scrivevano ieri le «Izvestia». Gli stessi russi - la cosiddetta «gente comune» che avevano raccontato barzellette su Raissa ieri hanno accolto la notizia della sua morte con autentica tristezza e commozione. Centinaia di loro avevano mandato nei giorni scorsi a Munster messaggi di auguri, erbe medicinali, filtri magici e offerte di donare sangue e midollo spinale. E migliaia hanno intenzione di partecipare al suo funerale. Gorbaciov non è mai stato popolare come oggi, fin dai lontani tempi in cui cominciò la perestroika regalando ai suoi sudditi una breve parentesi di speranza. Ma oggi la sua non è una popolarità politica: i russi hanno scoperto che il loro presidente non è solo il politico che ha mandato in frantumi tutta la loro vita precedente, ma soprattutto un uomo che ha amato e sofferto profondamente. La sua faccia invecchiata in un colpo di vent'anni, le parole di amore e disperazione gli hanno guadagnato più consensi di qualsiasi iniziativa politica. Un'ondata di commozione alla quale ha aderito, tra i primi l'eterno nemico Boris Eltsin. Passando sopra l'antica e mai rimarginata frattura, il presidente russo ha ieri inviato a Muenster una lettera di condoglianze. Un messaggio non formale, molto emotivo: «Ho appreso con dolore della sua disgrazia. Lei ha perso l'amico più fedele. E' scomparsa una persona straordinaria, una donna bellissima, una moglie e madre piena di amore». Firmato: Boris e Naina. Parole che farebbero venire le lacrime agli occhi. Nessuno si ricorda più come i Gorbaciov sono stati cacciati in 24 ore dalla loro casa e come Naina Eltsina, preso possesso della loro dacia, ha fatto l'inventario di tutti i mobili, accusando poi Raissa di essersi portata via un divano nuovo sostituendolo con uno più vecchio. Nessuno vuole ricordare: Gorbaciov ha detto che ringraziava Eltsin «non per cortesia, ma di cuore». E zar Boris non si è limitato al telegramma: ieri ha telefonato a Munster e - por la prima volta da quando Gorbaciov ha abbandonato il Cremlino nel '91 - ha parlato all'uomo che ha sempre odiato. Boris e Naina hanno già promesso tutto l'aiuto possibile a Mikhail Sergheevic. E hanno mantenuto la parola: ieri il capo dell'Economato del Cremlino Pavel Borodin ha annunciato che il corpo di Raissa verrà rimpatriato con un aereo presidenziale, un Tupolev che partirà stamattina per ritornare a Mosca in serata. Un altro regalo è arrivato dalle autorità moscovite: Raissa verrà sepolta giovedì al cimitero Novodevieij. Un camposanto prestigioso, il pantheon di tutti i vip sovietici: vi sono sepolti, tra gli altri, la moglie di Stalin Nadezhda Allilueva e Nikita Krusciov. Ottenere una tomba in questo cimitero annesso all'antico monastero delle Vergini e chiuso a occhi indiscreti da un alto muro merlato di mattoni rossi che ricorda quello del Cremlino è impossibile, a meno di non avere alti meriti di fronte alla patria. E Raissa, come ora tutti tardivamente ammettono, li aveva. Il presidente russo Boris Eltsin

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