Sotto il saio c'è Freud di Marco Neirotti

Sotto il saio c'è Freud VIAGGIO AD ASSISI ALLA SCOPERTA DEI SEGUACI DEL SANTO POVERO ALLA VIGILIA DEL DUEMILA Sotto il saio c'è Freud Ifrancescani rivoluzionano il noviziato reportage Marco Neirotti inviato ad ASSISI LA porta del Sacro Convento è accanto all'ingresso della Basilica inferiore. Davanti c'è una transenna chiara e leggera. I turisti sbirciano, i postulanti sollevano quel legno, aprono uno spiraglio di corridoio e si presentano alla guardiola. Entrano i futuri frati. Qalcuno per passi solitari, qualcuno dopo aver vissuto in gruppi giovanili religiosi, altri presentati dal parroco, altri per una frequentazione occasionale o prolungata con il saio nella loro città. E' matura la scelta? Nel nome di questa maturità, i Francescani del terzo millennio proprio oggi, in un convegno con specialisti di teologia, psicologia, filosofia, celebrano un nuovo corso dell'accoglienza, intreccio di religiosità e scienze umane. Si presenta in queste sale una neonata collana di libri delle Edizioni Messaggero di Padova, «Orientamenti formativi francescani», diretta da padre Enzo Fortunato, 33 anni, dottore in Teologia e Psicologia, docente all'Istituto Teologico di Assisi, che ha curato il primo volume, «Il pensiero formativo francescano». Una svolta in concomitanza con l'arrivo dei postulanti (una ventina l'anno qui, circa duecento in Italia) e nell'anniversrio di una data storica: il 20 settembre 1220 papa Onofrio III istituì il noviziato nell'ordine. Era il primo progetto di formazione. Dice padre Fortunato: «Il Concilio Vaticano ha raccomandato, con la "Gau- dium et spes", di accogliere le scienze umane. E' quanto facciamo». Per un attimo - tra gli operai al lavoro nella basilica o nel colossale e bellissimo refettorio, danneggiati dal terremoto - pare di vedere entrare i corsi di formazione delle grandi imprese. Ma non è questo: è l'allargamento degli strumenti di conoscenza. Francesco d'Assisi ha accolto e ammansito il lupo, ora accoglie e ammansisce Freud e Lacan con Kant e Hegel. Chi sono gli aspiranti francescani che saranno «formati» da un tale connubio per aggiungersi a circa 28 mila fratelli e 35 mila sorelle? Indossano jeans e camicia azzurra, alcuni portano una barba che più che di ascetismo sa di postadolescenza. Vengono da tutta Italia, da Argentina, India e dai Paesi dell'Est. A Roma li ospita un collegio internazionale. Non invocano la privacy, sono riservati per natura. Lungo la balconata che si affaccia sull'Umbria dicono la loro storia con semplicità: vite di ragazzi, di scuola, di canti in parrocchia, poi il «bisogno di ritrovarsi», la «percezione» di un «disegno più grande», vocazioni improvvise e coltivate. E il fascino della lezione francescana. Eccoli, i postulanti. Poveri e ricchi, colti o in cerca del sapere. Fuori ci sono famiglie dolcemente stupefatte dalla scelta o furibonde per quel colpo di testa. Non è cambiato nulla in 800 anni. Anche il mercante Pietro Bernardone andò su tutte le furie quando scoprì che cosa passava per il cervello del suo figliolo Francesco. Nell'era di Internet, manager e commercianti si commuovono oppure tuonano contro figli che spostano la transenna: «I miei hanno pianto», dice un frate, «e hanno pianto ancora al momento della vestizione. Ma perché erano commossi». Anche per queste relazioni filosofia e psicologia pesano. Spiega padre Fortunato: «Noi non siamo in alternativa alla famiglia, non strappiamo un'anima ad altri. Si lavora su una scelta». Questo lavoro si chiama discernimento: «E' un percorso in tappe, dove non facciamo un esame a un candidato, bensì lo accompagniamo in tutte le fasi, cosicché anche chi dovesse decidere di fare marcia indietro la possa fare senza il peso di un fallimento, di un rifiuto o una rinuncia. Se lascia non è perché non era in grado, è perché ha scoperto una strada diversa». Di fronte alla tavole lei pranzo, postulanti e novizi stanno in piedi accanto ai frati che li seguiranno, ascoltano la preghiera di ringraziamento per il cibo, poi a tavola si parla di tutto. Ma la giornata è lettura, meditazione, riflessione, orazione. E conoscenza di sé. Spiega padre Enzo: «Prima viene l'educazione, quando il giovane si china su se stesso e si guarda attentamente. Poi deve formarsi: se prima si è guardato dentro, adesso alza il capo e guarda il modello, quello di Cristo, quello che seguirà se vorrà farlo. Poi arriverà alla fase ultima: donarsi». E, con il modello di San Francesco, entrano in gioco le scienze non religiose: «Il formatore non deve fare del formando una creatura a sua immagine, piegandola ai suoi disegni o riversando su di lui le sue esperienze, ritenute esemplari e definitive. Il forma- tore è piuttosto come l'artista che lascia cadere il superfluo perché emerga il profilo le cui tracce sono da sempre scolpite nel cuore del discepolo». Freud ammansito, dunque. Racconta un ragazzo di aver avuto tentennamenti: «Non mi hanno convinto né giudicato. Il Rettore, il vice e un formatore mi hanno ascoltato». Gli abbandoni, seppur pochi, durante i due anni di postulato ci sono. Importante è che non siano vissuti come una sconfitta. Dice padre Enzo: «Se mi consentite un esempio pagano, il discernimento serve a fare chiarezza in sé così come la fa un mercante quando si va a comprare da lui. Prende la banconota da 50 mila e la guarda in controluce, per vedere se è vera. La persona che viene qui non la guardiamo noi in controluce, l'aiutiamo a guardarsi. Si esamina e cerca di capire: mi sta chiamando?». L'imperativo è pensare positivo, tanto da ritenere anche Jovanotti, forse a sua insaputa, un seguace di San Francesco: «Io penso positivo perché son vivo, perché son vivo», canta l'ex dj. E il «pensiero positivo» è antico fondamento di questa formazione e di una teologia che rivendicano attualissima di fronte a Bosnia, Kosovo, Timor Est: «Il Vangelo, se lo si riscopre davvero, sembra nuovo. Dice cose che l'ateo può fare sue». Una sera grigia copre le colline e il monte Subasio, ovatta quest'angolo chiamato Inferno perché sede di patibolo, poi ribattezzato Paradiso. Si toglie la transenna in legno e si chiude la porta del Sacro Convento. Ti salutano con una frase del cardinale Suenens: «I religiosi oggi sono l'unico Vangelo che gran parte del mondo legge». Le reazioni delle famiglie sono le stesse di 800 anni fa: c'è chi piange e chi impreca perla scelta Un frate francescano Ogni anno duecento giovani in tutta Italia si presentano per essere ammessi nell'Ordine A destra, la basilica di San Francesco ad Assisi

Persone citate: Enzo Fortunato, Freud, Freud Ifrancescani, Hegel, Kant, Lacan, Paradiso