Internet, malata di troppa libertà di Anna Masera

Internet, malata di troppa libertà Un professore americano propone «filtri» personalizzati, ma per molti è un'idea pericolosa Internet, malata di troppa libertà Pro e contro le limitazioni di accesso ai siti la storia Anna Masera ni, summit, internazionale ■ pur una auto-regolamentaH/.ioiii' dei contenuti su Internet, attraverso la creazione di «filtri», convocato dalla Fondazione Bertelsmann a Monaco da) !) all'11 settembre scorsi (www.stiflung.bertelsma nn.de/internetcontent), riapre il dibattito sulla libertà di espressione nella Rete. La proposta di un sistema globale di «rating» dei siti Web viene sorprendentemente; da .Jack Balkin, un professore alla facoltà di Legge della Yale University noto, per essere.1 uno strenuo difensore della libertà di parola. Secondo Balkin, è inevitabile che prima o poi l'enorme quantità di informazioni presenti nella Rete sia filtrata da qualcuno, se non altro per proteggere i bambini da contenuti dannosi come la pornografia o l'incitazione alla violenza. li allora i! meglio ideare filtri accettabili per tutti, sostiene Balkin, che dirige un «Progetto per la Società dell' Informazione» (www.law.yal e. ed u/in foso • ciety). «11 mio sistema lascia fiorire mille fiori», assicura Balkin, citando Mao. «Ci sono tre livelli di intervento», spiega. «Nel primo, tutti i singoli autori di siti Web descrivono volontariamente il loro contenuto, utilizzando un set di termini descrittivi standard. Al secondo livello i diversi gruppi di interesso dovranno creare doi modelli che classificano le descrizioni dei siti, producendo così un filtro che riflotto l'ideologia del gruppo di riferimento (dalla Chiesa Cattolica al Partito Radicale e via discorrendo). Gli utenti di Internet possono scegliere il loro modello preferito e i loro browser utilizzerebbero queste descrizioni e questi modelli per determinare quali siti bloccare. «Così si proservano le libertà civili, perdio non c'è un filtro unico, ma si producono tanti filtri quanti sono i gruppi di interesse che compongono la comunità», sostiene Balkin. Al terzo livello, i gruppi di interesse possono rilasciare «liste bianche» di siti approvati, nonostante siano stati filtrati al secondo livello: per esempio, i siti di news, che ammettono di contenere notizie di violenza, ma che possono interessare a chi vuole tenersi informato, pur volendo bloccare l'accesso ad altri generi di violenza. La proposta è stata subito respinta dalla Electronic Frontiers Foundation (Eff, www.(di', org), l'organizzazione libertaria a cui aderisce anche Esther Dyson, la scrittrice america¬ na «guru» della nuova economia digitalo (il suo ultimo libro è «Rolease 2.0»). «Chi decide che cosa è illegale e dove, vista la natura transnazionale di Internet?», commenta Dyson. «E come si protegge la privacy e il diritto all'anonimato?». Sostiene John Perry Barlowe, co-fondatore della Eff: «Jack è ben intenzionato, ma sta creando uno strumento pericoloso, perchè a quel punto i governi potrebbero costringere tutti a utilizzarlo, e allora addio libertà» . «Il fatto che i filtri possibili tra cui scegliere siano diversi non garantisce una diversità di punti di vista, ma solo una collezione di paure e pregiudizi, e un'architettura.della Rete che diffonde pregiudizi ini mette a disagio», ha commentato Marc Rotenberg, direttore dell'Electronic Privacy Information Center (www.epic.org). Ma secondo Balkin una battaglia contro il cattivo utilizzo dei filtri da parte dei governi «è più appropriata attraverso pressioni politiche e legali, e non con l'opposizione a uno sviluppo tecnologico che darebbe agli individui su Internet la libertà di proteggersi». Il dibattito è aperto. «4 "■: -iMI «zx.z:z.::; ...... ,, • , ^| Àcfiìcvbruenti <>ftli* iiuhhlc I piesfcnnél A Monaco un summit per dibattere il tema della libertà di espressione sulla Rete «Attenti al rischio che i governi possano interferire con una serie di controlli» Si infiamma il dibattito sulla libertà di espressione su Internet

Persone citate: Dyson, Esther Dyson, Jack Balkin, John Perry, Mao, Marc Rotenberg

Luoghi citati: Monaco