« Non subiremo più taglieggiamenti» di Aldo Cazzullo

« Non subiremo più taglieggiamenti» DOPO IA RICHIESTA DEL TESORO «DOVETE RESTI! DIRCI .V.ILLE MILIARDI» « Non subiremo più taglieggiamenti» {presidenti delle Regioni e l'allarme-sanità la polemica N! Aldo Cazzullo ON c'è Polo o Ulivo che tenga: i presidenti delle Regioni sono preoccupatissimi, e la nota di ieri di Palazzo Chigi («nessun taglio, anzi maggiore apporto dello Stato al fondo per la sanità) non sembra averli rassicurali. Al tavolo della trattativa, giovedì scorso, si era ragionato su un'ipotesi che prevede risparmi per mille miliardi quest'anno e 1500 l'anno prossimo. «Si, ho sentito queste proposte immonde, presentate ovviamente come necessarie al bene comune - attacca Roberto Formigoni, alla testa della Regione Lombardia, che a Roma era rappresentata dal vicepresidente Alberto Zorzoli -. Si tratta di un autentico taglieggiamento. Che io però sono disposto a subire. A due condizioni: che il governo ci lasci liberi di organizzare la sanità, anziché dettare regole uguali per tutte le Regioni; e che ci restituisca i trentamila miliardi che ci deve». Nel mirino di Formigoni, per una volta, non c'è Rosi Hindi (il presidente della Regione Piemonte Enzo Ghigo va oltre e riconosce cavallerescamente: «La ministra disila Sanità in questa vicenda sta cercando di aiutarci»). «Il nostro vero interlocutore - prosegue Formigoni - è Amato, è il governo. Perché parlo di trentamila miliardi? Perché di tanto sono stati sottostimati, negli ultimi quattro anni, i trasferimenti d;i Roma alle Regioni per la sanità. Lei sa quanti miliardi dovrebbe dare il governo alla sola Regione Lombardia? Circa cinquemila. lì sa a quanto ammonta il nostro deficit? Sono 3400 miliardi. Quindi D'Alema e Amato dovrebbero ripianarmi il debito, e lasciarmi ancora qualcosa da investire. Lei capisce che il taglieggiamento che si annuncia con la finanziaria, al confronto, è poca cosa. Quant'è la nostra quota di mille miliardi? Ottanta? Sono pronto a pagare. Purché non sia la Hindi a impormi come devo organizzare il servizio. La Lombardia ha varato la sua riforma sanitaria, ma lo stesso hanno fatto Regioni rosse come l'Umbria e l'Emilia Romagna. E ora, con la sua riforma, la titolare di un ministero che andrebbe abolito in quanto inutile, visto che la Costituzione delega la sanità alle Regioni, ci impone lo sue norme; iperburocratiche, quindi costose. Il governo, violando le regole europee, vuole centralizzare persino gli acquisti sanitari; come a dire che siamo spreconi e non sappiamo farci fare gli sconti». Toni più moderati, ma un principio analogo enuncia l'evocato presidente dell'Emilia, il diessino Vasco Errani: «Per me c'è un punto fermo: i 116 mila miliardi, individuati a inizio anno come necessari per garantire i servizi sanitari, devono essere erogati per intero, senza le sottostime degli anni precedenti. Questa è l'intesa che abbiamo con il governo, recepita dal decreto Bindi, che afferma come i servizi minimi vadano garantiti e le risorse riconosciute, e quindi lo Stato non potrà più trattenersi nulla dal dovuto. Ho letto la nota di Palazzo Chigi, e la considero un segnale positivo su questo punto, che per me è irrinunciabile». Errani ricorda poi un'altra questione: i debiti pregressi. «C'è una cifra accertata di 32 mila miliardi, di cui oltre 20 mila, secondo quanto stabilito dal tavolo tecnico tra governo e Regioni, derivano dalla sottostima degli anni passati. C'è un impegno a cominciare il ripianamento, a cominciare dalla finanziaria del 2000. Noi siamo pronti a fare la nostra parte; l'Emilia ha già acceso i mutui per far fronte alla sua parte di deficit, si è organiz¬ zata in modo da garantire il servizio senza imporre ticket o tasse. Purché non ci facciano mancare il terreno sotto i piedi». E' la linea enunciata dal presidente della Conferenza delle Regioni, il toscano Vannino Chiti: prima recuperare i crediti. «Riconosciamolo: negli ultimi quattro anni il fondo sanitario nazionale è stato utilizzato per operazioni contabili - sostiene Ghigo, che della Conferenza è vicepresidente -. Se il finanziamento della sanità costava 100, lo Stato dava 90. Quanto alla mossa di Amato, mi pare azzardata. Il governo deve far fronte alle sue responsabilità, altrimenti rischia di mettere in crisi i bilanci delle Regioni e penalizzare un settore, la sanità, in cui l'Italia spende un terzo in meno delle altre democrazie industriali. E' anche una questione di principio: siamo pronti a impegnarci in un patto di stabilità con Roma, purché i termini non ci vengano imposti, ma siano oggetto di concertazione, per usare un termine che al governo piace». gpao soae comunque i 11 ornila miliardi per le spese sanitarie. ECOINCENTIVI. Allo studio incentivi per i carburatori ecologici e l'ipotesi di una rottamazione bis per le auto e per i vecchi distributori di benzina. TRASPORTI. Stanziati menti» à PI 4.500 miliardi per bus, BHB tram e metro trasferimenti già previsti nè allprestazioni». Con il Tesoro, la presidenzdel consiglio ha perciò volutsmentire «alcune voci allarmistche riguardanti la sanità e regioni». E «davanti al pullulardi notizie assolutamente prive dfondamento» ricorda che, «nrecente incontro» con le region«il governo ha indicato un signifcativo incremento del fondo santario a carico del bilancio delStato, a fronte delle necessarimisure di razionalizzazione dela spesa, di ottimizzazione delrisorse e di efficienza dell'orgnizzazione sanitaria». Qui accanto il presidente del Consiglio Massimo D'Alema A sinistra, il ministro del Lavoro Cesare Salvi I 1 Formigoni: il governo deve lasciarci organizzare il settore come crediamo e non imporci regole uguali Errani: Roma non ci facciaj mancare la terra sotto i piedi I Chiti: è azzardata 1 la mossa del ministro Amato Qui accanto il presidente del Consiglio Massimo D'Alema A sinistra, il ministro del Lavoro Cesare Salvi