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LA TRAVE NELL'OCCHIO LA TRAVE NELL'OCCHIO Massimo Gramellini DOPO aver visto al telegiornale la formidabile omelia anti-crimine del cardinale di Napoli indagato per usura, una domanda - direbbe Biscardi - sorge spontanea: con tutto il rispetto, ma Sua Eminenza ci fa o ci è? Lo scenario era davvero splendido: il Duomo infiocchettato, il sangue di san Gennaro, il compagno sindaco Hassolino impettito (impietrito?) in prima fila come Peppone in certi film di Don Camillo. Sul pulpito però non c'era Feroandel, ma il faccione non meno rubicondo del cardinal Giordano. Il quale, esperita con puntualità svizzera la pratica del Miracolo, ha tenuto una lunga predica sulla criminalità. Parole bellissime, va detto, onde evitare equivoci. Sennonché a generarli, gli equivoci, era proprio il fatto che a pronunciare quelle parole fosse lui. Un indagato per reati gravi. Voi sareste capaci di scagliarvi in pubblico contro i malvagi, quando un sospetto (magari ingiusto) vi brucia sulla pelle? Ammettetelo: ci vuole coraggio e faccia tosta, anche se si sa di essere innocenti. Anzi, soprattutto se lo si sa. L'imbarazzo, la paura di essere male interpretati o addirittura derisi: sono sensazioni che sconsigliano certe recite. Solo gli artisti riescono a immedesimarsi nella parte al punto da dimenticare se stessi. Berlusconi, che artista di qualcosa lo è di sicuro, passa per uno specialista in questo genere di spettacoli, che di solito conclude con un giuramento sulla testa dei figli. Ma Berlusconi fa il politico, mentre stavolta - ecco la novità - il protagonista è un uomo di Chiesa. Uno che quando dice ai criminali: «Disgraziati, avete anche il coraggio di pregare», oppure si chiede: «E noi stessi come educhiamo i nostri fedeli?», dovrebbe tenere conto del disagio che provoca. Il rischio è che il messaggio etico della predica venga soffocato dalla sensazione che in Italia le cose serie finiscano sempre per trasformarsi in pochade. Che san Gennaro ci illumini tutti, cardinali compresi.