«No ai cibi geneticamente manipolati»

«No ai cibi geneticamente manipolati» Ordinanza del Comune di Bubbio per difendere «l'agricoltura tradizionale» «No ai cibi geneticamente manipolati» Nell'Astigiano il primo paese «antitransgenico» Enrica Cerrato ASTI Da uno dei più piccoli paesi dell'Astigiano parte una crociata contro lo manipolazioni genetiche di sementi e prodotti per l'agricoltura: da ieri Bubbio è diventato il primo Comune d'Italia «antitransgenico». Con una delibera di giunta si è deciso di vietare su tutto il territorio «la sperimentazione, la coltivazione e l'allevamento di organismi viventi, sia vegetali, sia animali, ottenuto mediante manipolazione genetica». Così, dopo l'epoca dei Comuni «denuclearizzati», prende l'avvio l'era dei paesi contrari alla massificazione delle produzioni «che possono portare danni irreversibili all'ecosistema», come sostiene il sindaco, Stefano Reggio. Bubbio (un migliaio di abitanti, di cui l'ottanta per cento a tempo pieno o part-time vive di agricoltura), è in Valle Bormida e per anni ha subito le conseguenze dell'Acna di Cengio. L'idea è venuta al vicesindaco, Gianfranco Torelli, enologo e produttore di vino biologico, ed è stata condivisa dal sindaco (anche lui coltivatore diretto) e da consiglieri e assessori, tra cui l'agrotecnico Enrico Fiore e l'esperta di legislazione comunitaria Lara Cavaliere Un primo passo sono stati i cartelli, apposti ieri all'ingresso del paese che segnalano: «Bubbio, Comune antitransgenico». Ora prenderanno il via incontri e riunioni con la popolazione e contatti con gli altri paesi. Pare che Barolo sia già interessato a far sua la proposta dogli astigiani. «Il nostro vuole essere un segnale - spiega Torelli - e speriamo che molti Comuni d'Italia ci seguano, anche se è ovvio che non possiamo vietare la vendita di predotti dove c'è il sospetto uso di manipolazione genetica». Nella Langa dove si producono vini, formaggi di capra (c'è la Robiola di Rocnaverano) e farine di mais per la polenta, non piace il concetto di una semente «sterile», che non può essere madre di altro mais, oppure di organismi viventi brevettati. Così, mentre negli Stati Uniti il «pasionario» Jeremy Rifkin sta schierando un esercito di legali contro Monsanto, Novartis, Dupont, multinazionali produttrici di sostanze geneticamente modificate, a Bubbio si combatte una piccola battaglia perchè «la gente possa ancora mangiare la polenta fatta con quelle meravigliose pannocchie "otto file" in via di estinzione». Con una promessa: alla festa del Polentone del prossimo aprile (sei quintali cotti in un solo paiolo di rame) si troverà solo farina non transgenica. Bubbio, nell'Astigiano, poco meno di mille abitanti, è il primo Comune d'Italia a dichiararsi «antitransgenico»

Luoghi citati: Bubbio, Comune Di Bubbio, Italia, Stati Uniti