Un'altra spina per Schroeder di Emanuele Novazio

Un'altra spina per Schroeder E' probabile che la Cdu riconquisti la maggioranza assoluta Un'altra spina per Schroeder Vota la Sassonia, sondaggi disastrosi Emanuele Novazio corrispondenle daBE RLINO Divisi da rivalità e conflitti sul fronte elettorale, socialdemocratici, Verdi e post-comunisti (la Pds) hanno un obiettivo urgente e comune alle regionali di oggi in Sassonia, il Land economicamente al vertice fra quelli orientali: impedire alla Cdu di riconquistare la maggioranza assoluta (58,1 per cento alle elezioni del '94). Un compito arduo o addirittura impossibile, nel momento in cui le fortune elettorali hanno abbandonato la sinistra e il partito di Wolfgang Schaeuble accumula trionfi: gli ultimi sondaggi danno l'Spd (che cinque anni fa aveva raggiunto il IG,6 per cento) addirittura sotto il 15 per cento e sulla strada di diventare il terzo partito anche in Sassonia, come la settimana scorsa è già avvenuto in Turingia. Dopo la Cdu, dunque, ma soprattutto dopo la Pds, «il solo partito capace di comprendere le frustrazioni della riunificazione e capace di parlare la lingua della giustizia sociale», come con ottimo marketing si presenta agli elettori orientali' i sondaggi l'accreditano al di sopra del 20 por cento, con un significativo guadagno di 4 punti. Ma la Cdu, in Sassonia, si chiama Kurt Biodenkopf, anzi «Re Kurt» com'è noto da (piando nel '90 - all'indomani della riunificazione - divenne per la prima volta presidente del governo regionale. Da allora i successi del Land - grazie ai poli industriali in forte espansione di Dresda, Lipsia e Chemnitz - si sono identificati con questo «occidentale» di 69 anni dall'aspetto di affettuoso nonno contadino. Contro di lui non c'è possibilità alcuna di rimonta, per partiti che cumulano difficolta d'origini; soprattutto nazionale o una scarsa base locale. Con lui, la Cdu può realisticamente pensare di raggiungere addirittura la maggioranza di due terzi al parlamento regionale (80 seg- gi su 120, ne mancano soltanto 3): sarebbe la seconda sensazione di un voto altrimenti destinato a confermare una vittoria, una disfatta, un'alta astensione e la scomparsa dei partiti minori. Nessuna possibilità di entrare nel «Landtag» di Dresda hanno infatti i liberali e neppure l'estrema destra (che qui non si chiama «Dvu», vincitrice due settimane fa nel Brandeburgo, ma «Republikaner»). Sotto la soglia del 5 per cento resteranno quasi certamente anche i Verdi, che pure candidano uno dei leader nazionali, il «portavoce» Gunda Roestel. Se, come tutto fa credere, i «Gruenen» non ce la faranno, sarà lei la prima vittima illustre di questo autunno elettorale maledetto, per la sinistra: Gunda Roestel ha promesso di abbandonare il vertice del partito, in caso di sconfitta. Proprio alla vigilia del voto in Sassonia, fra i Verdi in continuo calo di consensi si profila un nuovo conflitto ad alto rischio. Secondo lo «Spiegel» Joschka Fischer, ministro degli Esteri e leader storico dei «Gruenen», vuole maggior peso nel partito ed è pronto ad assumerselo, come proporebbe domani alla direzione: a patto che le due portavoci nazionali, Gunda Roestel e Antje Radcke, si dimettano. «Un segno di arroganza», replica quest'ultima sul «B.Z. am Sonntag» di stamane: «Forse Fischer pensa che il partito sia in ginocchio davanti a lui per chiedergli aiuto. Mentre non spetta a Fischer, ma a un Congresso, avanzare simili proposte». Quanto al «peso nel partito», insiste la signora Radcke, «Fischer avrebbe fatto meglio a far meno discorsi da ministro degli Esteri, nelle ultime campagne elettorali». Una dichiarazione di guerra che non rafforzerà certo il peso dei «Gruenen», all'interno di un governo già indebolito dalle divisioni fra socialdemocratici, oltre che dalle sconfitte elettorali. La stragrande maggioranza dei tedeschi, confermava ieri un sondaggio «Infratest-Dimap», considera «in pericolo» il governo Schroeder, e soltanto il 32 per cento ritiene che altre debacle non avranno effetto sulla sua sopravvivenza politica. Il partito del Cancelliere potrebbe essere superato anche dai postcomunisti della Psd, declino dei verdi tra liti e veleni

Luoghi citati: Brandeburgo, Dresda, Lipsia, Sassonia