Con una parata a Pristina l'Uck dice addio alle armi

Con una parata a Pristina l'Uck dice addio alle armi Il leader attacca Kouchner: «Si crede il re» Con una parata a Pristina l'Uck dice addio alle armi Ma tremila guerriglieri confluiranno nella difesa civile. Mosca: è una farsa Ingricl Badurina ZAGABRIA La parata della vittoria. E' stata chiamata così l'ultima sfilata militare dell'esercito di liberazione del Kosovo svoltasi ieri pomeriggio allo stadio comunale di Pristina. Alla vigilia della fine ufficiale del loro disarmo i soldati dell'Uck sono stati acclamati da una folla festosa con lancio di fiori, palloncini colorati e bandiere albanesi sventolanti. Migliaia di persone, affacciate alle finestre, sui balconi o sui tetti delle case hanno voluto salutare per l'ultima volta i combattenti che per 15 mesi hanno tenuto testa alle milizie serbe e all'esercito di Milosevic, fino all'intervento armato della Nato che ha riportato la pace nel Kosovo. D'ora in poi i guerriglieri dell'Uck non potranno più portare né armi né uniformi. Secondo l'accordo firmato a giugno con l'Onu e con la Nato sulla smilitarizzazione oggi scadono infatti i 90 giorni del termine concesso loro per il disarmo e la consegna delle armi. E' stato il comandante in capo dell'esercito di liberazione del Kosovo, il generale Agim Ceku a siglare il documento che prevede lo scioglimento della formazione militare e la sua reintegrazione nella società civile. Più di 8 mila armi sono già state consegnate alle forze di pace dell'Onu e della Nato stazionate nel Kosovo e altre dovrebbero essere restituite nelle prossime ore. A detta del portavoce della Kfor, il colonnello Robin Clifford, una gran parte dei guerriglieri dell'Uck è già stata smilitarizzata. «Sono ritornati alle loro case, alle loro famiglie, al lavoro». Benché si sia parlato di cifre diverse, ufficialmente i combattenti albanesi non sono più di 10 mila. Un terzo di loro entrerà a far parte del Kosovo Korps, una specie di guardia nazionale che avrà il compito di intervenire nelle situa- L'Uck sfila Pristina zioni di emergenza come terremoti, alluvioni, incendi, eccetera. Ma è proprio sul Kosovo Korps che sono esplose le polemiche. Secondo l'Onu si tratta di un corpo di difesa civile che avrà in dotazione elicotteri e poche armi per i casi eccezionali. Per i russi è una spiegazione inaccettabile: Mosca sostiene che la formazione del Kosovo Korps viola l'accordo sulla smilitarizzazione dell'Uck. Ancor più furenti sono i serbi: il disarmo dei «terroristi albanesi» è una farsa, affermano a Belgrado, dove si fanno sempre più insistenti le richieste di un ritorno dell'esercito jugoslavo nel Kosovo per proteggere i civili serbi minacciati dagli albanesi. «In cinque giorni ristabiliremo l'ordine nella regione, cosa che la Kfor non è capace di fare» ripetono i generali serbi. Ma quest'ipotesi sembra più lontana che mai. Benché, a detta del portavoce della Kfor, nel Kosovo siano rimasti 97 mila serbi (circa la metà di quelli che ci vivevano prima), l'allontanamento da Belgrado è oramai definitivo. Per gli albanesi l'indipendenza è l'unica soluzione possibile. Lo ha riaffermato il leader dell'Uck Hashim Thaqi in visita all'Onu in occasione dell'assemblea generale. «Il Kosovo non avrà un futuro democratico se resterà sotto la sovranità di Belgrado» ha detto Thaqi che è anche primo ministro del governo provvisorio del Kosovo. In una conferenza stampa al palazzo di vetro Thaqi ha attaccato il capo dell'amministrazione Onu nel Kosovo, il francese Bernard Kouchner. «Non siamo qui per chiedere le dimissioni di Kouchner. Le sue posizioni negative possono essere migliorate. Quel che chiediamo è cooperazione. Non chiediamo un re» ha detto il giovane leader kosovaro, aggiungendo che Kouchner non rispetta i fattori politici del Kosovo e non sa niente della situazione locale. L'Uck sfila a Pristina

Persone citate: Agim Ceku, Bernard Kouchner, Hashim Thaqi, Kouchner, Milosevic, Robin Clifford, Thaqi