Jovanotti, o dell'arte di cambiare idea di Raffaella SilipoAdriano Sofri

Jovanotti, o dell'arte di cambiare idea Serra, Sofri, Ferrara, Marcenaro: fa discutere il no del cantante al sindaco Guazzaloca Jovanotti, o dell'arte di cambiare idea Raffaella Silipo Alasciarlo divertire, perché la sua mamma se lo possa guardare, come lui stesso cantava tempo fa, non ci pensano proprio. Liete rime e musica travolgente diventano invece pretesto per uno scambio di stilettate tra alcuni dei più sottili intellettuali italiani, da Michele Serra a Giuliano Ferrara fino ad Adriano Sofri. Ne risulta un piccolo «De Jovanotti», o del ruolo dell'arte nella società. O, ancora, di una strategia per l'opposizione. O, soprattutto, della liceità, o meno, di cambiare idea, e come, e quanto. 9 settembre: su «Repubblica» Serra consiglia a Jovanotti di dire no al sindaco Guazzaloca per il progetto su Bologna 2000, «non per dispetto o settarismo, ma per amore di chiarezza... Nessuna scelta artistica o culturale può essere neutrale... Tirandoti indietro aiuterai a far capire che qualche scelta ha ancora il suo prezzo, che non tutti i posti sono giusti per chiunque... Sono poche, davvero, le occasioni per ridare un senso e un prezzo alle cose. Tu ne hai una». No, non è più qui la festa. E Jovanotti lascia Guazzaloca. Naturalmente il «Foglio» di F'errara non perde l'occasione di riprendere «la prosa serriana, dal tono d'acciaio di quella di Andrej Zdanov: l'arte deve stare o con il proletariato o con la borghesia. Grande esempio di questo "orientamento di classe" è senza dubbio Er Fiotta, sommerso di applausi alle feste dell'Unità». Nell'editoriale si ricorda anche la posizione del sindaco filosofo Massimo Cacciari, «per cui Jovanotti è l'Anticristo», causa il suo «relativismo teologico». Sempre sul «Foglio», in una lettera, Andrea Marcenaro ci tiene a ricordare «il brillante scritto del 1990 con cui Serra si augurava praticamente il decesso di Jovanotti, in quanto qualunquista di destra». Nello scritto, faticosamente reperito grazie allo zelo dei lettori del quotidiano, si leggeva, tra l'altro: «Jovanotti è una delle più implacabili rappresentazioni dell'idiozia» e «bisognava arrestarlo prima, ma come si poteva prevedere che quel piccolo embrione di cretinismo programmatico sarebbe diventato cultura egemone?» Nel rispondere a Marcenaro, Ferrara ammicca: «Non saremo noi a rimproverargli di aver cambiato così radicalmente idea su un'icona del nostro tempo. Ma il caso Jovanotti è divertente per ragioni più importanti del ruolo del rapper, un po' "idiot de famille" e un po' simbolo della Bologna che resiste». Si tratterebbe della prima, «affilata», dimostrazione della strategia dell'opposizione: isolare la giunta dalla società civile. Nessuno però abbocca all'amo politico. Il giorno dopo è invece Sofri a tornare sul tema del «cambiamento di linea», ricordando come Serra, a suo tempo, avesse spiegato pubblicamente le ragioni del ripensamento. «Perché - scrive Sofri - se uno dice oggi una cosa e domani un'altra è im tipo leggero o magari un voltagabbana. Se dice una cosa e poi dice di essersi accorto che l'affare stava diversamente e di aver cambiato idea ad alta voce, è una persona seria e dignitosa... Nel frattempo Jovanotti cambiava. Anche io, anche tu. Anzi, tu e Jovanotti un po' troppo». Inevitabile la controreplica di Marcenaro: «Se un intellettuale prima piglia a bastonate un cantante, poi decide di farsi una bellissima autocritica e sedurlo, poi, sedottolo, gli mette il guinzaglio e lo porta di qua e di là, beh, io sarò anche cambiato, ma una leggera nausea mi monta». A nome di un silenziosissimo Serra, interviene allora Claudio Sabelli Fioretti, già erede di Serra alla direzione di «Cuore»: «Perché Marcenaro - si chiede - può abbandonare l'estrema sinistra per la destra e Serra non può nemmeno cambiare idea su Jovanotti senza causare nausea al suo delicato stomaco?». Ribatte Ferrara: «Noi siamo di destra, ma lei è proprio certo di essere stato e di essere di sinistra? E soprattutto, gli amici di Serra ce l'hanno il sense of humour?» Di contorno, le lamentele di qualche lettore in disaccordo con la scelta di occupare tanto spazio del «Foglio» in una questione «di famiglia» o magari di «old boys net». Ma non vedete, mamme, come si divertono? Lorenzo Cherubini, Jovanotti Adriano Sofri

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