Lavoro al primo posto per metà degli italiani

Lavoro al primo posto per metà degli italiani Si tratta dell'emergenza centrale secondo un'indagine condotta da Cnel ed Eurisko e presentata ieri Lavoro al primo posto per metà degli italiani Cresce il numero (45%) di chi si dice favorevole alla flessibilità ROMA L'emergenza lavoro resta il problema più urgente por circa la metà dei cittadini italiani. Infatti, il 48% della popolazione adulta la considera una priorità, con punte che superano il 50% in alcune regioni del Sud e nelle isoli;. Quésto il dato più importante dell'indagine svolta dal Cnel (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro) in collaborazione con l'Eurisko, presentata ieri e realizzato su un capione di 4.500 persone. Sempre per quanto riguarda l'occupazione, si riscontra in aumento il numero di quegli italiani che affiderebbero la soluzione del problema-disoccupazione ad un mercato del lavoro più libero (+2%) piuttosto che a interventi statali. Cresce anche la percentuale di coloro che surebbero disposti ad appoggiare provvedimenti di flessibilità (45%) rispetto a chi si opporrebbe (39%). Un quadro questo, ha spiegato ieri mattina il presidente Giuseppe De Rita, che non deve però far pensare ad una svolta liberista della società italiana. La maggioranza dei nostri connazionali, infatti, si dice favorevole ancora (52%) a quella che il Cnel classifica come la «società chiusa» cioè, ha spiegato il ricercatore Diotalleri, «propensa a chiede allo stato più certezze che possibilità». In linea generale sempre l'indagine riscontra che la maggioranza degli italiani (oggi il 65 per cento ed in crescita rispetto al 61% del 1997) chiede «più stato» per quanto riguarda l'economia. Quello che questa indagine testimonia - ha commentato De Rita - è una doppia verità: «Da un lato gli italiani chiedono maggiore libertà anche in campo economico ma, dall'altro, una rete di protezione sociale pubblica che non deve venir meno». Gli italiani sarebbero, insomma, poco propensi ad accettare «l'arroganza del privatozzatore ad oltranza cosi come dello statalista». Lavoro, lavoro e ancora lavoro, dunque. E pur di cominciare a lavorare un giovane dovrebbe accettare un salario un pò più basso. Favorevole al cosiddetto salario d'ingresso, secondo un'indagine del Cnel, è infatti quasi l'80% degli italiani occupati, l'84% nel Nord-Ovest, l'82% nella fascia d'età 55-64 anni e l'81 % tra quelli con la licenza elementare. Se sono disposti ad accettare una busta paga più leggera, gli abitanti del Belpaese sono però meno propensi a fare la valigia per andare a lavorare lontano da casa. Soltanto uno su quattro appare favorevole alla mobilità geografica. Il 68% degli italiani occupati ritiene invece un diritto poter avere un lavoro nel posto in cui vive. I più restii a trasferirsi in un'altra città sono calabresi e siciliani (1*81% sia degli uni sia degli altri ritiene che sia un proprio diritto lavorare dove vive). Sulla questione della flessibilità più in generale, infine, la quota di chi è favorevole a un maggiore liberta di manovra da parte delle imprese come condizione per un maggiore sviluppo, risulta sostanzialmente equivalente a quella di chi contesta tale posizione. [r.e.s Il ministro Cesare Salvi

Persone citate: Cesare Salvi, De Rita, Giuseppe De Rita

Luoghi citati: Roma