I segreti dei burattinai del rublo

I segreti dei burattinai del rublo LA RUSSIA ALLE PRESI CON GLI SCÀNDALI FINANZIARI I segreti dei burattinai del rublo Ecco le banche che inghiottivano i fondi Emi reportage Giulietta Chiesa inviato a MOSCA PRONTO? Vorrei parlare con la signora Eleonora Mitrofanova». «E' in riunione, chi parla?» Spiego e aggiungo: «Vorrei un commento sulle dichiarazioni che la signora Mitrofanova ha rilasciato al quotidiano "Novye Izvestija"». «Riferirò». Sono le 16 di venerdì. Aspetto 10 minuti e richiamo. «Ha riferito? E' molto importante». «Eleonora Valentinovna è uscita e non ritornerà prima di martedì prossimo». Eleonora Mitrofanova è uno dei controllori della Corte dei Conti e ha rivelato alle «Izvestija» un sacco di cose importanti sul cosiddetto riciclaggio di denaro del Fondo Monetario Internazionale. Ma lo ha fatto in modo tanto ambiguo da suscitare la nostra curiosità. E' per questo che volevo chiederle dei chiarimenti. Che non ci vuole dare. Per cui non resta che raccontare quello che nonostante le reticenze - traspare clamorosamente dalle sue dichiarazioni. Che possiamo riassumere così: esistono altre due «verifiche» della Camera dei Conti oltre quelle del 1997 di cui abbiamo fatto cenno ieri su questo giornale. Una concerne i comportamenti della Banca Centrale russa nel periodo che va «dall'agosto al novembre 1998» (si noti qui l'indeterminatezza delle date e si ricordi che il \~> agosto il governo russo dichiarò il default, cioè la sua insolvenza nel rimborso delle obbligazioni a breve termine, i famosi GKO). L'altra inchiesta riguarda il periodo dal 27 luglio al 24 agosto 1998. E si noti qui che il 27 luglio è la data in cui la Banca Centrale ricevette fisicamente i 4,8 miliardi di dollari della prima tranche del credito del Fondo Monetario Internazionale per circa 22 miliardi di dollari. La Corte dei Conti - rivela sempre la signora Mitrofanova - agì su richiesta della Procura Generale di Russia. Evidentemente quando ancora Jurij Skuratov era in carica. Ebbene, nonostante la fumosità delle rivelazioni, tutte tese a scagionare la Banca Centrale russa e a scaricare tutto sulle banche commerciali private, quello che emerge è un quadro sbalorditivo. Andiamo con ordine. In una data imprecisata di agosto (che non viene rivelata, ma che si presume essere prima del 17) la Banca Centrale, presidente in quel momento il «riformatore» Jurij Dubinin, eroga crediti per 35 miliardi in rubli (in quel momento il cambio medio alla Borsa interbancaria, Micex, era di 6,97 rubli per dollaro) a un gruppo di una ventina di banche. Interessante notare che tutte le più importanti banche russe, di cui viene dato l'elenco, appartenenti a quasi tutti gli oligarchi principali, agiscono all'unisono, tutte insieme, come ad un segnale. E fanno tutte la stessa cosa: danno in pegno alla Banca Centrale centinaia di milioni di dollari di GKO, al prezzo nominale del momento (precedente il 17 agosto, ma questo la Mitrofanova non lo dice). Cioè il credito viene pagato con quella che cii lì a pochi giorni diventerà carta straccia. Lo sapeva Dubinin? E' da accertare. Ma il fatto che tutte le banche corrano a liberarsi dei GKO dice che lo sapevano tutti gli oligarchi, e sarebbe sbalorditivo pensare che Dubinin non lo sapesse. Ma la seconda parte della rivelazione è ancora più interessante: le banche, che hanno ricevuto quel bendidio in rubli, in cambio di futura carta straccia, si affrettano a cambiare quei rubli in dollari, ottenendo tutte insieme qualcosa come dice Mitrofanova - 5,7 miliardi di dollari (10.300 miliardi di lire). Quelli non si svaluteranno. In tal modo, praticamente «noi riteniamo che nel pagamento della valuta venduta dalla Banca Centrale, in parte o del tutto, vennero usati denari ricevuti dalla Banca Centrale sotto forma di prestiti». Insomma la Banca Centrale ha regalato 5,7 miliardi di dollari ai banchieri russi. Si aggiunge che, in violazione della legge russa, la Banca Centrale ha venduto dollari al di fuori delle normali contrattazioni di borsa, in forma selettiva e preferenziale, agli amici degli amici, al cambio (questo lo ha rivelato l'ex Procuratore Skuratov) di 6,33 rubli per dollaro. Questa sola differenza di cambio ha regalato agli oligarchi russi mezzo miliardo di dollari. Chi sono le banche privilegiate? Ecco l'elenco, con - dove è possibile - i nomi dei veri proprietari accanto: Avtobank (Kadannikov), Alba-Alianc, Alfa-Bank (Aven, Fridman), Menatep (Khodorkhovskij, Kagalovskij), Bank Moskvy (Evtushenkov), Bneshtorgbank (statale), Vozrozhdenie (Orlov), Evrofinans, Inkombank (Vinogradov, Cernomyrdin), MMB (Gherashenko), Mosbisnesbank (Akulinin), Mezhkombank, Most-Bank (Gusinskij), Natsionalnij Rezervnyj Bank (Lebedev, Gernomyrdin), Sberbank (statale), SBS-Agro (Smolenskij), Imperiai. Interessante notare che questi movimenti sono stati del tutto virtuali e, con ogni probabilità, simultanei, oltre ad essere avvenuti tutti in territorio americano. Risulta che la Banca Centrale russa ha il suo conto di riferimento - dove riceve i soldi del Fondo Monetario Internazionale - presso la Republic National Bank di New York. Ora è altamente improbabile che la Banca Centrale russa riveli le date precise di queste operazioni, ma sarebbe utile che gl'inquirenti americani si rivolgessero alla Republic National Bank, dove le registrazioni di questi fantastici regali debbono essere conservate. La signora Mitrofanova, se ne va in dacia invece di rispondere alle domande, ma - nel suo conversare con «Novye Izvestija» (che appartiene al banchiere Berezovskij, il quale dev'essersi distratto qualche minuto in questi giorni) - rivela che la Banca Centrale non ha violato alcuna legge e che, semmai, è compito della Procu¬ ra Generale effettuare le indagini. Ma il giornale scrive che il 90 per cento delle banche (che hanno ricevuto il regalo, ndr) lo hanno subito versato sui loro conti presso la Bank of New York. Quindi non dovrebbe essere difficile ricostruire i percorsi, almeno quelli iniziali. Per quanto concerne i 4,8 miliardi erogati dal Fondo Monetario alla Russia proprio il 27 luglio 1998, la Mitrofanova si scusa, dice che non è possibile sapere se sono stati usati in questa operazione, «non lo si può escludere, ma non lo si può affermare», perché «vanno a finire tutti nello stesso calderone» e sono da quel momento indistinguibili. Singolare affermazione. Che conduce a una conclusione inevitabile: in un paese normale tutto il vertice della Banca Centrale dovrebbe essere licenziato in tronco, come primo atto risanatore. E una vera audit dovrebbe essere effettuata d'urgenza su tutte le attività di questi ultimi anni. Ma il Fondo Monetario Internazionale deve dare anch'esso esaurienti spiegazioni. Sapevano cosa stava accadendo e come si stavano spendendo i denari della collettività internazionale? Denari senza alcun dubbio, almeno in parte, impiegati in questo colossale furto? Anzi è possibile, è ammissibile, che non lo sapesse¬ ro? E Anatolij Ciubais, che era il rappresentante del presidente Eltsin presso il Fini, ha dato anche lui doverose spiegazioni? Non era anche lui nella dacia di Kirienko mentre si prendeva la decisione di dichiarare il default sui Gko? Con quanto anticipo sono stali informati i banchieri russi di ciò che stava per essere deciso? Scandalo nello scandalo, è utile ricordarlo, subito dopo aver ricevuto il regalo, mentre il rublo crollava e i cittadini russi venivano investiti da una crisi che riduceva a un terzo i loro redditi, banche come Menatep, Inkombank, Sbs-Agro, Imperiai, chiusero gli sportelli e dichiararono la loro insolvenza di fronte ai loro risparmiatori. Neanche a rublo svalutato restituirono il maltolto. Alla vigilia del crack del 17 agosto '98 la Banca centrale comprò titoli di Stato dai privati che subito acquistarono dollari Fu una colossale speculazione Boris Eltsin con Chernomyrdin Sopra, il premier Serghei Kinenko si dimise dopo il crack. A sinistra l'ex banchiere centrale Dubinin

Luoghi citati: Mosca, New York, Russia