«Travolti da un'emigrazione biblica» di Francesco Grignetti

«Travolti da un'emigrazione biblica» «Travolti da un'emigrazione biblica» Maritati: situazione grave, la macchina non funziona Francesco Grignetti ROMA Il neosottosegretario all'Interno, Alberto Maritati, già magistrato antimafia di lungo corso, si dovrà occupare dell'immigrazione. Impegno fondamentale. Al Viminale ci si rende conto benissimo che la clandestinità di migliaia di extracomunitari azzoppa qualsiasi politica sulla sicurezza. Persino l'ordine pubblico comincia a risentirne. E intanto dilaga il senso di insicurezza degli italiani. «Guardi, l'Italia è uno dei Paesi più civili al mondo. Abbiamo leggi avanzatissime che ci fanno onore. Ma non funziona il meccanismo di applicazione. Primo tra tutti è il guaio della giustizia. Ormai la maggior parte dei cittadini che si rivolge alla giustizia non ha risposte in tempi adeguati. La macchina non funziona». Addirittura, tE' una situazione di gravità inimmaginabile che stiamo sottovalutando. I cittadini sono colpiti doppiamente: loro non ricevono giustizia, la società non è difesa dai suoi anticorpi». Sembra di sentire una voce di opposizione, non di governo. «Non c'è dubbio che il governo D'Alema si stia impegnando. Ma si deve percorrere in maniera sempre più incisiva questa direzio¬ ne. Se faremo funzionare la giustizia quotidiana, ridurremo gli spazi alla criminalità e anche alla sfiducia». Insomma non è affatto questione di leggi permissive. «Un momento. Quando noi con certe leggi, penso alla Simeone, cerchiamo di rendere più umani? la giustizia e di non usare la mannaia del carcere in maniera indiscriminata, dimostriamo appunto di essere un Paese civile. Ma aggraviamo la situazione se ignoriamo il fatto che la macchina della giustizia non funziona. Anzi, inneschiamo un meccanismo che finisce al di là delle intenzioni del legislatore diventando una via di libertà eccessiva o incontrollata. Mi spiego: qui già manca il servizio-giustizia, poi allarghiamo le maglie. E' evidente che le cose si aggravino. Ecco perché sarebbe un errore se adesso si stringesse solo sul piano repressivo lasciando inalterata la funzionalità della giustizia. Sarebbe la solita schizofrenia di alleggerire e poi aggravare le pene» Scusi, sottosegretario Maritati, ma la sicurezza dei cittadini non è fatta solo di giustizia. E la polizia che fa? La prevenzione non è l'altro corno di un problema? «Giustissimo. Ma qui c'è da fare i conti con l'evoluzione della società. Perché una città democratica come Brescia insorge e chiede più repressione? Perché la società, in particolare l'Italia, sta subendo una trasformazione acceleratissima, fortemente influenzata dalla immigrazione. Io personalmente mi sto impegnando perché la legge sull'immigrazione funzioni. E' sul fronte degli ingressi che si gioca la partita. Fino a oggi abbiamo avuto un'immigrazione attraverso vie illegali. Inutile nasconderselo: siamo stati travolti, non siamo stati in grado di organizzarci. Ma si deve tener conto che è caduto il comunismo. Nei Balcani c'è stata una continua guerra. C'è stata verso di noi un'emigrazione biblica. Ma adesso basta. Non dico chiudere le frontiere, perché sarebbe incivile. Ma bisogna controllare i flussi di immigrazione». Se ne parla da anni. «Sono convinto che ridurremo drasticamente il numero di persone che arrivano con i gommoni. Devono venire regolarmente con ì traghetti, con i documenti in regola, con il posto di lavoro. Perché fintanto che c'è questo regime di illegalità, alla fine tutto diventa violenza e illegalità. Invece serve un filtro. Altrimenti avremo sempre sacche di disperazione e di violenza. E non c'è dubbio che tra i tanti passano anche i criminali».

Persone citate: Alberto Maritati, D'alema

Luoghi citati: Brescia, Italia, Roma