«Ho ucciso un uomo, non posso esserne felice» di Paolo Colonnello

«Ho ucciso un uomo, non posso esserne felice» «Ho ucciso un uomo, non posso esserne felice» Brescia, recluso in casa il geometra che ha colpito a morte un ladro Paolo Colonnello inviato a BRESCIA «In paese dicono che ho fatto bene? Ma corno ho fatto bene? Ho ucciso un uomo». E' questa l'unica frase che trapela dall'eremo obbligato di Gianbattista Novarini, quella cascina isolata nella campagna di Broscia dove da ieri, l'uomo che ha ucciso un ladro entrato nella sua proprietà, ha l'ohbligo di dimora ordinato dal giudice Raffaele Toselli. «La giustizia fai da te, l'allarme criminalità... Ma come lo devo dire? Sono cose che non c'entrano nulla in questa vicenda. Mio fratel lo non voleva farsi giustizia, non è un killer. E' stala una disgrazia, un incidente, punto e basta. Che volete che vi dica? Questa storia è più grande di lui, quando ha chiamato ì carabinieri mio fratello non sapeva nemmeno di aver ucciso un uomo, voleva solo denunciare il furto». Gentile ma inflessibile, Sandro Navarini, il fratello architetto di Gianbattista, se ne sta li, davanti al cancello d'ingresso, come un guardiano pronto a difendere quel fratello così grande, così grosso diventato all'improvviso un omicida e forse, suo malgrado, qualcosa di più: un personaggio simbolo («ha fatto bene», «ha fatto male») su cui dividersi tra mille polemiche. Ma alla cascina Borgognina, teatro dell'ultimo fatto di sangue che ha macchiato Brescia, in mezzo a questa campagna che accarezza la città degli imprenditori, l'eco delle polemiche e delle prese di posizione sembra infrangersi contro i muri spessi della vecchia casa. Intanto, a meno di dieci chilometri di distanza, nei palazzi del potere, è un viavai continuo di personalità, un susseguirsi di riunioni, conciliaboli, prese di posizione. Arrivano i parlamentari, arriva il vice capo della polizia, e poi i politici delle istituzioni, gli esponenti dei partiti. Tutti qui per provare a dare una risposta all'emergenza criminalità. Il vicepresidente del consiglio regionale della Lombardia, Viviana Beccalossi (An), si spinge perfino ad offrire «gratuitamente» un legale a Gian- battista. Mentre il sindaco di Brescia, Paolo Corsini (Ds) parla di una città «sull'orlo di una crisi di nervi». Ma i fratelli Navarini non ne vogliono sapere di entrare in una storia che sta diventando più grande di loro. Lui, il geometra che ha sparato, sbircia dalla finestra la processione a singhiozzo dei giornalisti e se qualcuno incrocia il suo sguardo si ritrae veloce. «Mi dispiace, mio fratello non vuole parlare con nessuno. Quello che ha da dire lo dirà ai magistrati», spiega cortese Sandro, il professionista per bene che questa brutta storia del fratello ha precipitato in un incubo. «Qualcuno ha scritto che mio fratello è un vecchio comunista, che è iscritto ai Ds... Ma quando mai. Le idee di mio fratello sono solo sue e non hanno niente a che vedere con questa storia». Forse servono a spiegare che quando si è esasperati, essere di destra o di sinistra è lo stesso. «Non lo so. Ma se anche mio fratello fosse stato fascista, aver premuto il grilletto è stata solo una fatalità». Si è detto che ha sparato per «intimidire». Si è spiegata la dinamica dei fatti. Ma non si è sentita una parola di rincrescimento per quel ragazzo morto. «Rincrescimento? Forse qualcosa di più. Ma non c'è bisogno di parlare. Non sono cose da dire in pubblico. Però, credeteci, in quella casa oggi non c'è nessuna allegria. Non stiamo certo bene». Cosi come non si sta bene nemmeno a Lonato, 20 chilometri da Castenedolo, in casa di Mirko Trentini, il giovane ladruncolo di 31 anni stroncato l'altra notte dal proiettile sparato da Navarini. I famigliari del giovane annunciano di volersi costituire parte civile. «Questo signore che ha sparato dice Tiziano, autotrasportatore, fratello maggiore di Mirko - prima di premere il grilletto avrebbe potuto chiamare i carabinieri. Mio fratello non era in casa sua ma in un cortile, all'aperto e non stava facendo del male a nessuno. E' morto per un bottino di 200 mila lire. Forse era un poco di buono: ma si può uccidere un raoazzo ner 200 mila lire?» I controlli dei carabinieri di Brescia

Persone citate: Gianbattista Novarini, Mirko Trentini, Navarini, Paolo Corsini, Raffaele Toselli, Sandro Navarini, Viviana Beccalossi

Luoghi citati: Brescia, Castenedolo, Lombardia, Lonato