AGNELLI io, La Stampa e i giornali

AGNELLI io, La Stampa e i giornali AGNELLI io, La Stampa e i giornali Sorgi sanno decriptarla come nessuno. D'accordo, Avvocato. Ma prendiamo l'avvicendamento tra Mieli e Mauro. Bravissimi tutti e due, ma Mittli è Bisanzio, uno straordinario affabulatore: non spiega ma allude, ti spinge a intuire, a supporre: ti stimola ad arrischiare scenari, a individuare percorsi politici sottotraccia. Mauro, invece, è un'indomabile macchinetta di opinioni decise ed esplicite. Mauro è stato nominato direttore quando Mieli è andato al Coniar dopo Stille, subentrando a Giulio Anselmi. il condirettore di Slille (...) Mauro è stato per me un'autentica sorpresa, Ero sicuro che sarebbe rimasto alla Stampa non dico tutta la vita, ma per dieci o quindici anni almeno. E invece Caracciolo l'ha convinto ad andare a Repubblica. Su Mauro l'occhio dell'Avvocato non è stato così lungo come al solito. Ma anche su Carlo Rossella lei ha accusato qualche miopia. Rossella aveva fatto molto bene alla Rai come direttore del TGl. Poi quando è arrivato alla Stampa mi sono reso conto che si era innamorato della tivù e che la sua passione per i viaggi era molto forte. Non gli riusciva di stare fermo. Lui ha il viaggio incorporato. Poi, lasciata la gestione del giornale, era contentissimo di essere andato a Washington. Ma ora vedo che ò andato con Berlusconi ed è tornato nel mondo della televisione. (...) Ora siamo arrivati a Marcello Sorgi, il direttore della Stampa che con l'eccezione di Fattori, è l'unico direttore a sedere nel consiglio d'amministrazione dell'Editrice La Stampa. Cosa vuol dire questa responsabilità amministrativa? Non sarà certo per premiarlo del suo lavoro, visto che è appena arrivato. Ma no. Il giornale è oggi un prodotto che rischia di decadere se non addirittura di morire. E noi siamo di fronte a questa parola 'multimedialità' che suggerisce nuove prospettive editoriali per il giornale. E allora bisogna chiedersi: cosa vuol dire multimedialità? Come la si può applicare e quali risorse richiede, e quali rischi siamo disposti a correre? A luglio, in quel consiglio di amministrazione della Stampa dov'erti presente per la prima volta Sorgi, c'era anche Cantarellii in rappresentanza dell'azionista. Cantarella non era li per assumere responsabilità di gestione, ma per dire: «Portateci delle idee e In Fiat vedrà in che maniera sia possibile realizzarle». 1 programmi sulla multimedialità sono a redditività differita ed è quindi necessario che la loro realizzazione operativa sia decisa dagli azionisti del giornale. 11 direttore del giornale membro del consiglio di amministrazione è una garanzia di gestione dei programmi multimediali, assistito anche dalla competenza e dalla propensione per il mercato della multimedialità di Gianni Riotta, il condirettore della Stampa. (...) L'intervista si conclude con una domanda sui rapporti di D'Alema e dei suoi collaboratori con i giornali. Claudio Velardi, il capo della segreteria del presidente del Consiglio, è solito dire: «Ma state zitti voi giornalisti che non contate più nientel». E' la stessa cosa che pensa D'Alema. Io, un uomo politico che tratta così male stampa e giornalisti, lo ammiro molto. Di solito i presidenti del Consiglio si lamentano sempre della stampa. E cosi una volta gli ho chiesto: «E con i giornali come va?». E lui: «Io i giornali non li leggo. Per me potrebbero fare a meno di andare in edicola». Il disinteresse massimo. Rapporti burrascosi della Stampa con i politici? Ricordo solo Fanfani che si arrabbiò, fece urli terribili per un articolo di Gorresio che l'aveva sfottuto. Ma per il resto no, nessun guaio che io ricordi. Piuttosto ogni tanto qualche politico ha dei soprassalti per gli articoli del nostro Minzolini. Io lo trovo bravo e divertente. Ogni tanto gli telefono e mi faccio raccontare qualche cosa in più di quanto ha scritto. Trovo intelligente il modo con cui riesce a rendere divertenti le cose serie, lo dico che in questo Paese qui, con tutti i guai che abbiamo, se ogni tanto non ci confortasse la valvola dell'ironia... n , .... Giulio De Benedetti: «Durante la sua direzione ci furono momenti di grossa battaglia: come lo scontro con il partito comunista... Avevamo ridotto l'Unità a vendere meno copie» Alberto Ronchey: «È stato direttore fino al 1973. E ha fatto molto bene: come qualità del giornale e come apertura internazionale. S'è stancato molto, alla fine era nervosissimo» Arrigo Levi: «Si batté con determinazione. C'era il terrorismo, la terribile uccisione di Casalegno e avevamo anche noie con Gheddafi: Frutterò e Lucentini lo sfottevano» Giorgio Fattori: «Quando gli chiesi di prendere la responsabilità della Stampo non ebbe un attimo di esitazione. Era un periodo molto pericoloso, ci voleva carattere con quel clima cupo in città e in redazione. Era molto pericoloso. Ricordo che a Milano la pistola andava molto» Gaetano Scardocchia: «Era un uomo di grandissima qualità. E tentò quel nuovo formato de Lo Stampo con i dorsi.. E quando è andato a New York è stato il migliore corrispondente che abbiamo mai avuto. Andare a New York fu per lui una vera liberazione dalla gestione del giornale» Paolo Mieli: «Vorrei quasi dire che lo inventai io... è un tipo straordinario, unico. Grandissime qualità. E avevo subito capito che era un direttore perfetto per La Stampo. E ne sono stato contentissimo. Ed è stato molto bravo a chiamare vicino a sé Ezio Mauro, che sarà direttore dopo di lui»

Luoghi citati: Milano, New York, Washington