Enel, golden share per 5 anni
Enel, golden share per 5 anni Il Tesoro dovrà dare l'assenso alle partecipazioni superiori al 3% Enel, golden share per 5 anni Pronta la privatizzazione ROMA Enel a grandi passi verso la privatizzazione. Arriva un altro tassello importante: la golden share - oggi sarà inserita dall'assemblea straordinaria - entra nello statuto. Per 5 anni: poi «considerando lo stato di avanzamento del processo di liberalizzazione delle fonti di energie in Europa» sarà sottoposta a verifica. A sancire il via libera è la firma - che verrà posta oggi - del premier Massimo D'Alema sul decreto della presidenza del Consiglio dei ministri. Il testo, con una lettera di accompagnamento, è stato trasmesso il 14 settembre alle commissioni Industria e quella Finanze di Camera e Senato. In sostanza, quindi, lo Stato conserverà una quota azionaria (la cosiddetta azione d'oro) con alcuni diritti speciali per un periodo di cinque anni (quello previsto nel decreto Bersani per completare l'apertura del mercato elettrico). Ovvero nello statuto di Enel - ma anche di Enel distribuzione, Enel produzione e terna, le tre società nate dalla riorganizzazione dell'azienda elettrica - «prima di ogni atto che determini la perdita di controllo» sarà introdotta una clausola che attribuirà al ministero del Tesoro «uno o più poteri». In particolare, il Tesoro dovrà esprimere il gradimento per soci che assumano partecipazioni che rappresentino almeno il 3% delle azioni con diritto di voto e quello a patti o accordi che rappresentino il 3% del capitale. E, secondo la normativa vigente sulla golden share, lo Stato potrebbe riservarsi la facoltà di nominare uno o più amministratori e un componente del collegio sindacale e opporsi sugli atti gestionali e sulle eventuali iniziative dei soci privati, se ritenute lesive dell'interesse nazionale. Il decreto infatti spiega che per le quattro società esistono obiettivi di «interesse generale» e quindi va garantita «la continuazione di un servizio essenziale come quello elettrico, la sicurezza dei rifornimenti e lo sviluppo del processo di liberalizzazione appena avviato». L'addio al monopolio è Stato dato il primo febbraio scorso: l'Enel è diventata holding di controllo di più società e dovrà cedere 15.000 megawatt di capacità produttiva. Ed è per questo che nel decreto il presidente del Consiglio ricorda che per la dismissione dell'azienda è previsto «il ricorso all'offerta pubblica di vendita e la trattativa diretta». E inoltre: «Dopo l'approvazione del piano e le relative modalità di cessione dei 15 mila Mw sono state avviate le procedure di alienazione delle partecipazioni azionarie del Tesoro». Oggi l'assemblea straordinaria dell'Enel sarà chiamata ad inserire la golden share nello statuto, a porre le modifiche previste dalla legge Draghi ma soprattutto a decidere sulla fissazione del tet¬ to al possesso azionario per ùnpedire che un'impresa di valore strategico per il Paese cada nelle mani di un singolo gruppo. L'ipotesi - finora si aspettavano le decisioni del governo sulla golden share - è che il tetto rimanga tra il due e il tre per cento. Poi la parola passerà alle autorità di mercato con il parere, alla fine del mese, della Consob sul prospetto per il collocamento della tranche che sarà tra il 15 ed il 18 per cento del capitale. Ma a bocciare la vendita della prima tranche dell'Enel è l'economista Marcello Messori, area ds e già consigliere economico di Palazzo Chigi. «Il problema - dice Messori - è che il mercato dell'elettricità è lungi dall'essere liberalizzato». [g. lam.l Tato, amministratore delegato Enel
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