Spara e uccide il ladro nel cortile di casa

Spara e uccide il ladro nel cortile di casa Brescia: dopo il delitto ha chiamato i carabinieri, in serata ha ottenuto gli arresti domiciliari Spara e uccide il ladro nel cortile di casa «Volevo solo spaventarlo»: ora è accusato di omicidio inviato a BRESCIA Cosa volete? Cosa c'è da spiegare? E' stata solo sfortuna. Uno si spaventa, vede delle ombre, spara nel buio. Non siamo mica dei killer, qui non ci sono pistoleri, e non siamo nemmeno esasperati dalla criminalità. E' stata solo fatalità. Lasciateci in pace». No, non è una famiglia di giustizieri della notte quella dei fratelli Navarini. Anche se ora Giovanbattista, 56 anni, il fratello più anziano, stimatissimo geometra del piccolo paese di Castenedolo, 10 chilometri da Brescia, dovrà rispondere della terribile accusa di omicidio volontario: l'altra notte, con un colpo di pistola, ha ucciso un ladruncolo che si era intrufolato nella sua proprietà, una bella cascina con le mura settecentesche in aperta campagna, a pochi chilometri dal paese. Il gip Raffaele Toselli, ieri sera, dopo aver convalidato il fermo dei carabinieri, ha rimandato Giovanbattista a casa con «l'obbligo di dimora», stabilendo, per il momento, che l'uomo ha sparato «per intimidire». E adesso, suo fratello Sandro, 53 anni, architetto di simpatie uliviste, molto noto a Brescia, si dispera: «E' stata una disgrazia. Ma no, che c'entrano le storie di criminalità di questi giorni? Niente. Questo poveraccio non era un extracomunitario. E mio fratello non era affatto esasperato, l'ultimo furto l'aveva subito più di 15 anni fa, poca roba, qui viveva tranquillo. E' stata sfortuna, fatalità, cosa posso dire?». Non c'era la luna ieri notte, il cielo era nuvoloso, buio completo. Giovanbattista Novarini, alle 4 del mattino è stato svegliato dai latrati del cane, un terranova nero che all'imbrunire lascia libero nella cascina. Si è affacciato alla finestra del bagno al primo piano e, così ha raccontato ai militari, ha visto tre ombre aggirarsi-nel bel cortile in ghiaia della casa. Sua madre, 84 anni, e sua figlia, una ragazza "down" di 22 anni; dormivano. Gianbattista, un omone di 2 metri e 120 chili di stazza, ha avuto uno scatto di rabbia, o forse solo paura: quante storie cruente di assalti a case isolate si sono sentite in questi anni nelle campagne ricche e operose della bassa bresciana? Il geometra ha preso la sua pistola, una Browning 7,65 regolarmente denunciata come altri fucili e pistole che collezionava in casa, e ha sparato: prima un colpo in aria, «di avvertimento», e poi in basso, verso quell'ombra intravista forse dietro il baluginio di una pila, l'unica «arma» trovata tra le mani del ladro. Non ha preso nemmeno la mira, ha detto Navarini al giudice, però lo ha centrato preciso alla testa da una distanza di quasi 30 metri. Mirko Trentini, 32 anni, nato a Lonato, sul lago di Garda, piccoli precedenti per furto, un padre camionista, un fratello tossicomane, si è accasciato a terra privo di vita, senza un lamento. Più in là, lungo il viale di pioppi e gelsi che porta alla casa, è rimasto il misero bottino: un tagliaerba a zainetto e un piccolo generatore di corrente, una valigetta metallica con dentro un trapano e una tanica di benzina. Roba che un ricettatore avrebbe pagato al massimo 200 mila lire. Era ancora buio quando Navarini, la voce tremante, ha alzato il telefono e chiamato i carabinieri: «Venite, forse ho ucciso un ladro». Alle 8 e mezza di ieri mattina era tutto finito: il geometra è stato caricato in auto e portato senza sirene e manette in caserma. Mentre intorno i vicini di casa, contadini e paesani, commentavano soddisfatti le sue gesta: «Ha fatto bene a sparare: uno di meno, peccato che sia dei "nostri"», cioè peccato che sia un bianco, un bresciano. Razzismo spicciolo, esasperazione, paura per quell'ondata montante di criminalità straniera che nelle ultime settimane ha sconvolto questa ricca provincia. Anche se le statistiche sui furti raccontano che a compierli da queste parti sono quasi sempre balordi italiani, locali. «Il fatto che quanto accaduto abbia come protagonista un ladro s'inserisce nella condizione di difficoltà che si vive a Castenedolo e in tutto il bresciano sul problema della sicurezza». E ricorda che lui stesso, in agosto, constatato l'aumento dei fiuti negli appartamenti, ha deciso di affidare la vigilanza del paese a un istituto privato di guardie giurate. «Ciò nonostante - conclude il sindaco - non ci si può fare giustizia da sè». Ma la gente insiste: «Gli extracomunitarì che si accoltellano li mettono fuori e uno che si difende in casa sua va dentro?». Difficile giudicare: da una parte c'è un morto, dall'altra un uomo che ha avuto paura, la stessa che da tempo attanaglia questa provincia, sempre più spesso al centro di crona¬ che violente. Il pm Mario Conte, titolare dell'inchiesta, invita alla cautela: «La ricostruzione fornita dall'indagato appare verosimile. Ma si tratta comunque di una vicenda delicata: non può passare il principio dell'autotutela ma al tempo stesso non si può nemmeno negare il diritto alla sicurezza in casa propria. Per ora sappiamo che Navarini ha sparato, ha sparato due volte, la vittima era disarmata e da una prima valutazione dei fatti sembrerebbe che non ci sia una proporzionalità tra la reazione e il fatto che l'ha causata. In questo senso quindi, per la procura, l'accusa di omicidio volontario va considerata un atto dovuto». [p.col.l «La gente abbia fiducia nelle istituzioni La criminalità cresce con lo sviluppo dei centri urbani, quindi è giusto che aumentino le forze dell'ordine» Il fratello: «Non siamo una famiglia di killer E' stata una fatalità» E il paese lo difende nato e vissuto dalle nostre parti dice il sindaco di Castenedolo, Giovanni Battista Groli, Ppi - dimostra come l'equazione "immigrazione-criminalità" non esiste». Però il giovane sindaco, molto vicino a Mino Martinazzoli, ammette che «questo episodio

Luoghi citati: Brescia, Castenedolo, Lonato