Sicilia e Sardegna sono senza governo

Sicilia e Sardegna sono senza governo a Palermo le dimissioni (annunciate da oltre un mese) del primo esecutivo a guida post-comunista Sicilia e Sardegna sono senza governo Cagliari, niente fiducia all'«azzurro» che copiò il discorso Corrado Grandesso CAGLIARI Un solo voto, un «no» apparso incerto fino all'ultimo, ha affondato la giunta regionale di centro-destra per la quale Mauro Pili ha chiesto ieri la fiducia al consiglio regionale in nome dei 152 mila consensi che i sardi gli avevano attribuito nello scorso giugno. Il presidente aveva necessità di 40 «sì», si è fermato a quota 39 perché gli ha negato [appoggio il leader del Nuovo movimento, Nicola Grauso, l'editore cagliaritano che mercoledì aveva scatenato una bufera sull'esponente di l'orza Italia, accusandolo di aver copiato pagine n pagine del suo programma di governo dall'analogo documento presentato quattro anni dal presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. La bocciatura ha l'aspro sapore della beffa: il secondo consigliere del Nuovo movimento si e infatti schierato con la coalizione che comprende Forza Italia, An, Ccd, Udr e Riformatori. Ma Grauso non ha fatto marcia indietro, spiegando di non condividere la scelta di tubini usses- sori, giudicati non all'altezza del ruolo. Nei suoi confronti il centrodestra ha lanciato durante il dibattito in aula inviti velati ed aperti a schierarsi con Pili, ma l'imprenditore non ha modificato la sua decisione che l'ha portato a schierarsi con i partiti del centro-sinistra che definisce i suoi nemici e ai quali fa carico della crisi economica e sociale attraversata dalla Sardegna. 11 suo «no» si è unito a quello dei Ds, dei Popolari, dei Socialisti, dei Democratici e di Rifondazione comunista. Caduta la possibilità per Pili di dar vita ad unu maggioranza, il futuro del governo della Regione resta oscuro. C'è solo un'ipotesi, che difficilmente si realizzerà, lo scioglimento dell'assemblea, nonostante sia stata ipotizzata da diversi esponenti politici nazionali. Lo statuto speciale della Regione prevede infatti l'ipotesi dello scioglimento solo quando l'assemblea «compia atti contrari alla Costituzione o allo Statuto e gravi violazioni di legge, o quando, nonostante la segnalazione fatta dal governo, non proceda alla sostituzione della giunta o del presidente che abbia compiuto analoghi atti o violazioni». Ci sono altre ipotesi di scioglimento, ma nessuna sembra potersi applicare in questo caso. Che accadrà ora? Le forze politiche hanno quindici giorni di tempo per tentare di costituire una maggioranza. Entro il 1 * ottobre (giorno in cui è prevista una delle due sedute annuali obbligatorie per Statuto) dovrà essere eletto il nuovo presidente. E Pili per ora non si è dimesso, ma verosimilmente lo farà nei prossimi giorni. Ed a quel punto tutti i giochi potrebbero riaprirsi. I Ds hanno annunciato di voler far cadere la preclusione nei confronti del Nuovo movimento ed hanno annunciato la disponibilità a «parlare» con Nicola Grauso. Dopo Pili, potrebbe essere il leader del centro-sinistra, Gian Mario Selis, a tentare di dar vita alla maggioranza, ma non si escludono soluzioni intermedie. Per esempio la scelta di un presidente sardista per dare un segnale di discontinuità e varare un programma autonomista che ponga al primo punto la riforma elettorale. L'impasse che si è determinata nel consiglio regionale ieri nasce infatti da una legge elettorale a dir poco contorta, che pur ispirandosi al maggioritario non è stata in grado di dar vita a schieramenti che possano esprimere un governo capace di durare per Finterà legislatura. Se anche Selis dovesse fallire, non resterebbe che la scelta di un «governissimo», ipotesi già lanciata nelle scorse settimane ma che al momento appare difficilmente praticabile, viste le lacerazioni prodotte dal voto di sfiducia a Pili. Grauso non cambia idea: voto contro per il plagio e le altre inadeguatezze della giunta guidata da Pili

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