Le isole tra farsa e «laboratorio » di Pierluigi Battista

Le isole tra farsa e «laboratorio » Le isole tra farsa e «laboratorio » A Palermo prova generale del recupero di Bertinotti anàlisi ti Pierluigi Battista ATURALMENTE si tratta di una mera coincidenza temporale. E poi in un caso, quello della Sicilia, pare che tutti si muovano con circospezione e a passi felpati ma nell'altro, in Sardegna, la crisi scoppia e si consuma noi modi di unu farsa politica. Fatto sta che in perfetta simultaneità la crisi dei due parlamenti regionali, quello siciliano e quello sardo, porta l'Italia insulare a esprimerò e forse ad anticipare il deterioramento di equilibri politici che sembravano acquisiti. Come un antipasto della politica nazionale, destinata u muoversi o a contorcersi secondo ritmi che certamente saranno collaudati in questi giorni a Palermo e a Cagliari. La Sicilia, innanzitutto. O meglio, lo storico «laboratorio» siciliano che nella Primu Repubblicu ha molto spesso provato e sperimentato in corpose vili. Il presidente della Regione Sicilia, il diessino Angelo Capodicasa, si è dimesso, realizzando ora (pianto aveva annuncialo prima dell'estate. Ma la giunta di centro-sinislra non si dimena, non scalpi¬ ta, non viene presa dal panico. Tult'altro. Si profila nella Regione siciliana un accordo con Rifondazione comunista, forse il primo passo verso una riallacciamonto dei rapporti con il partito di Bertinotti che potrebbe realisticamente trovare il suo compimento in una nuova alleanza elettorale nazionale per il prossimo anno. Gioisce, e ne ha ben donde, il segretario regionale dei Ds Claudio Fava che accoglie le dimissioni «che serviranno a restituire progettualità e vigore oltre che coesione alla maggioranza che dovrà sostenere» il nuovo governo. Tutta diversa la situazione in Sardegna. La nuova giunta guidata da l'ili doveva essere il fiore all'occhiello della linea del Polo e di Berlusconi, destinata a mietere grandi successi. Non per nulla il leader di Forza Italia si era molto sbilanciato presentando Pili come un su possibile delfino, un giovane brillante, un piccolo Guazzaloca che avrebbe dovuto dimostrare la oramai collaudata capacità del Polo di parlare ulla super-mitizzata «società civile», di attirarla, di portarla alla guida delle città, delle province, delle regioni e forse anche del governo nazionale. Ma il fiore all'occhiello si è improvvisamente appassito, rovinato da una spettacolore gaffe che ha distrutto sul nascere la luminosa carriera politica di Pili, ha scaraventa¬ to fuori dei recinti del Polo un imprenditore molto influente in Sardegna come Grauso inducondolo a prendere clamorosamente le distanze dal Berlusconi con cui si era incontrato pochissimi giorni in un meeting salutato da qualcuno come il presunto inizio di un nuovo idillio. Una gaffe incredibile a raccontarsi che ha fatto politicamente godere Francesco Cossiga, felice di poter assestare un colpo a quello che ha definito «il tuttocrato di Arcore». Cossiga ieri sembrava un sardo felice come può esserlo un sardo che è riuscito a liberarsi di un colonizzatore prepotente. Ha detto addirittura, l'ex presidente della Repubblica oramai disposto a stracciare ogni genere di protocollo e di bon ton politico, che con la messa in minoranza della giunta dello sprovveduto Pili la Sardegna ha definitivamente messo «fuori dalle p....» il Cavaliere che in Sardegna voleva sperimentare alla grande il nuovo corso politico del Polo di cui lui tiene strettamente in mano la leadership. E tutto por una malaccorta, maldestra scopiazzatura di un aspirante presidente della Regione che si confonde e declama il programma della regione lombarda anziché quello della regione sarda. Silvio Berlusconi è stato sin troppo tenero con lui e sin troppo severo contro il fantasma di una ipotetica collaboratrice di Pili, scaricando tutte le colpe sulla dabbenaggine di una non meglio individuata «dattilografa». Ma si capisce che il più imbarazzato è proprio lui, Silvio Berlusconi, che forse in futuro sarà molto più parsimonioso nel regalare patenti a «delfini» veri o presunti. Nel frattempo il «laboratorio» sardo chiude per lavori in corso. In Sicilia, con molta più circospezione, tengono molto ul loro «laboratorio», dai cui alambicchi sortirà forse la nuova-vecchia creatura dell'accordo con Rifondazione. A Cagliari è bastata una gaffe per affondare quello che Berlusconi presentava come un possibile «delfino» o un nuovo Guazzaloca Qui sopra Il mancato presidente della Regione Sardegna Mauro Pili (Polo) bocciato ' '1 nel giorno del suo insediamento Nelle due foto a sinistra il presidente della Regione Sicilia Angelo Capodicasa e il consigliere regionale della Sardegna Nicola Grauso COINCIDENZE E DIVERSITÀ' NELLE DUE CRISI REGIONALI