D'Alema agli studenti: fate politica di Antonella Rampino

D'Alema agli studenti: fate politica D'Alema agli studenti: fate politica «Altrimenti sarà la politica a decidere per voi» retroscena Antonella Rampino ROMA BL presidente del Consiglio Massimo D'Alema, che quand'era piccolo a scuola andava così così, perché era tanto svoglio che gli bastava studiare poca, e qualche volta però non bastava, cosicché come fu rimandato in francese alla mamma, Fabiola francamente disse «non ho studiato, sono proprio un mascalzone», ieri s'è presentato al liceo Visconti di Roma per l'inaugurazione dell'anno scolastico. E a una folla di sedicenni festanti, un migliaio di teen-agors di buona famiglia, che si occupano pochissimo di politica, o in tutta probabilità pure lieti di saltare un paio d'ore di lezione già al primo giorno, ha ricordato «che la diseguaglianza non è tra chi ha e chi non ha, ma tra chi sa e chi non sa, perché chi non sa è debole, come persona e come lavoratore». Oltrotutto, «per affrontare, diciamo, la modernità la scuola italiana va benissimo: a che vi serve imparare l'ultimo programma di computer, quando poi lo cambiano dopo sei mesi? No, sono sempre stato contrario allo specializzazioni, alle; scuole tecniche: la formazione umanistica prepara molto di piti». Un occhio alla società della conoscenza, e una martellata pneumatica alle superstrade dell'informatica, prima di infilare alcune (Vasi d'autore: «La scuola italiana è uscita dalla zona d'ombra solo quando gli studenti scesero in piazza», citazione di pura autobiografia essendo D'Alema stato un leader sessantottesco, e «non chiedetemi di dire qualcosa di sinistra perché la storia d'Italia è piena di gente che ha detto cose di sinistra senza farle». Il tutto, assediato da giovani militanti con telecamere palmari, professoresse non di ruolo ina col teleobiettivo, studenti ansiosi di porgere interrogativi. «Ma guarda quello com'è bravo a parlare», faceva dalla platea Claudio Velardi come fingendo di non sapere che lo studente in questione era Giulio, figlio dell'intellettuale Guido Bolaffi, che stava per l'appunto ringraziando «Massimo» per «averci tolto l'incubo del servizio militare», convenendo peraltro con il presidente del Consiglio che «la nostra scuola è bella proprio perché non è specialistica». Ma la visita di un capo di governo in un liceo romano qual è il Visconti, ex storico collegio di seminaristi, frequentato dai figli dei «benissimo», come si chiama a Roma l'alta borghesia, il liceo per dirla tutta dove ha studiato non solo il fratello di D'Alema, Marco, ma dove sta chino sui libri il rampollo di Rutelli, una scuola insomma da pace sociale, fornito d'interminabili liste d'attesa, e dove non si vedono (come invece per esempio al Mamiani) capigliature verdi a strisce blu, non ò necessariamente una passeggiata. «Lei è il primo presidente del Consiglio ad inaugurare l'anno scolastico in un liceo», faceva il preside, professor Bruno Ramundo, già funzionario alla Pubblica Istruzione. Sbagliato, replicava subi¬ to una professoressa, «lei non conosce la storia, ce n'era anche un altro...». Ed effettivamente, al riferimento, D'Alema ha sgranato gli occhi: l'unico altro presidente del Consiglio che aveva l'abitudine delle inaugurazioni scolastiche che, allo scambio di battute, veniva subito in mente a tutti era la Buonanima. Naturalmente, dopo i discorsi degli accademici, gli inchini e 1 ringraziamenti, il meglio è venuto alle domande degli studenti. Non sempre vivaci, ma puntuali. So- prattutto sul sistema scolastico. Ragazzi, fatevi sentire e fate politica, aveva invitato l'ex studente militante della Fgci Massimo D'Alema guardando una platea di elet¬ tori prossimi futuri. E loro non si sono lasciati scappare l'occasione, offrendogli il destro per dire che «la scuola è un cantiere con su il cartello "stiamo lavorando per voi", ma dopo i disagi i vantaggi ci sono per tutti», e che la riforma Berlinguer è stata fatta «per dare a tutti una formazione di alta qualità, obbligatoria fino a 16 anni», e che «l'autonomia scolastica non vuol dire disinteresse dello Stato, ma le risorse verranno gestite direttamente nelle scuole in cui voi studiate», al fine di «dare l'eccellenza della formazione a tutti». Ma, come fossero ragazzi della sua generazione, i liceali del Visconti erano preoccupati anche della guerra, del Kosovo, della Turchia, di Timor Est, e della mancanza di lavoro in Italia, e del perché manca tanto spesso il numero legale in Parlamento... Insomma, hanno davvero preso sul serio il dalemiano invito a «occuparsi di politica, sennò finisce che la politica si occupa di voi». Poi, come sempre, è suonata la campanella. Il presidente del Consiglio Massimo D'Alema ieri mattina al Liceo Visconti di Roma Nelle altre due foto al centro il sindaco di Roma Francesco Rutelli e il consigliere del premier Claudio Velardi «Sono contrario alle specializzazioni A che serve imparare l'ultimo programma del computer se poi cambierà tra 6 mesi?» «Adesso la scuola sembra un cantiere ma il progetto Berlinguer darà a tutti una formazione di alta qualità» II. PRESIDENTE DEL CONSIGLIÒ IN VISITA Al LICEO VISCONTI DIROMA

Luoghi citati: Italia, Kosovo, Roma, Timor Est, Turchia