LE DUE BANDIERE DI ROMANO di Luigi La Spina
LE DUE BANDIERE DI ROMANO LE DUE BANDIERE DI ROMANO Luigi La Spina LA nomina di Prodi al vertice dell'Europa e quella di Ciampi alla presidenza della Repubblica, all'inizio dell'estate, rappresentano simbolicamente il più straordinario successo dell'Italia dopo il miracolo economico del secondo dopoguerra. Negli Anni 60 il nostro Paese, uscito distrutto da un terribile conflitto mondiale e da una crudele guerra civile, arrivò, con una rapidità sorprendente, ad iscriversi nel ristretto club delle economie più avanzate del mondo. Alla fine del secolo, in maniera altrettanto eccezionale, l'Italia è riuscita ad entrare nell'Europa unita, per merito di Prodi e di Ciampi, ma soprattutto degli italiani che hanno accettato i sacrifici necessari, comprendendo il valore del traguardo da raggiungere. Il breve discorso con il quale il neo presidente europeo ha salutato ieri il Parlamento italiano ha sintetizzato con efficacia la continuità dell'impegno di Prodi tra i due incarichi, al governo di Roma e, ora, a quello di Bruxelles. E' proprio vero, infatti, che «il destino dell'Italia ormai sta totalmente dentro il disegno di un'Europa più coesa e con maggior prestigio nel mondo». E' giusto perciò che Prodi, con quel pizzico di retorica ammessa nei giorni solenni, dica di «lasciare il Parlamento italiano, ma non l'Italia». Gli interessi «domestici» si assolvono solo se si perseguono esclusivamente quelli europei. Sappiamo che il nuovo leader dell'Europa è scrupolosamente fedele a questo proposito. E il suo comportamento in queste settimane di designazione, quando ha rifiutato incontri con personaggi più o meno importanti della politica italiana come Cossiga, Veltroni e Di Pietro, lo ha ulteriormente dimostrato. Ma speriamo che i suoi amici politici nostrani lo capiscano e, sia pure con comprensibile rammarico personale, ne traggano le dovute conseguenze, evitando di sventolare il suo nome come bandiera di parte. Soprattutto nel loro interesse.
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