CAPODANNO EBRAICO di Ni. Vai.

CAPODANNO EBRAICO CAPODANNO EBRAICO La comunità torinese celebra Rosh-ha-shanà ROSH-HA-SHANA', il Capodanno ebraico, dura due giorni, l'I 1 e 12 settembre (Tishrì nel calendario ebraico). La Comunità torinese comincia a festeggiare la vigilia, la sera di venerdì 10, con l'apertura del Tempio grande in piazzetta Primo Levi. E' l'anno 5760 del calendario ebraico. Si basa sul moto della Luna intorno alla Terra. Un anno lunare è una decina di giorni più corto dell'anno solare, perciò ogni tre o quattro anni è necessario aggiungere un mese perchè le feste cadano sempre nella medesima stagione. Il tempo ebraico si costruisce attorno alle feste principali. Apre Rosh-ha-shanà, Capodanno, inteso come rinnovamento cosmico e spirituale: giorno che commemora la creazione del mondo e l'attesa che un ciclo si rinnovi con la continuità tra il vecchio e il nuovo. «Quando arriva Rosh-ha-shanà nei giorni ' 1 e 2 di Tishrì, sappiamo che il caldo dell'estate si sta allentando e che l'autunno è alle porte» commenta lo scandire del tempo Nedelia Tedeschi studiosa e divulgatrice dell'ebraismo. Roshha-shanà è una ricorrenza solenne. «Il Signore con il doppio metro della giustizia e della misericordia, mette sulla bilancia le azioni che abbiamo compiuto nell'anno appena trascorso. Anche noi dobbiamo fare un esame di coscienza». Ci sono dieci giorni per pensare: si concludono con Yom Kippur (20 settembre), giorno della meditazione e del digiuno. E' il momento per chiedere scusa al prossimo degli eventuali sgarbi e per impostare la propria esistenza per l'anno che si apre. Ed anche il «giorno del suono», si celebra in Sinagoga con lo Shofar (un corno di ariete) che funge da richiamo per la nostra coscienza. Solennità, ma anche tradizione, a cementare il legame dell'identità degli ebrei nel mondo. Se a Kippur gli adulti sono tenuti a digiunare, per Rosh-ha-shanà ci si riunisce intorno al tavolo. «Un po'di dolcezza augurale spiega Nedelia Tedeschi - sarà presente con il miele in cui si intingono fettine di mele. C'é il melograno con la sua abbondanza di semi. Ricordo con riconoscenza una delle prime cene di Rosh-ha-shanà del dopoguerra. Era entrato a far parte della nostra famiglia un ebreo di origine sefardita che portò dalla Turchia un rituale allora pressoché sconosciuto. Diffuso ora in Italia. La cena si snoda con cibi di varia simbologia accompagnati da apposita benedizione». [ni. vai.]

Persone citate: Rosh

Luoghi citati: Italia, Turchia