RACCONTAR TUO LUPO
RACCONTAR TUO LUPO RACCONTAR TUO LUPO ATTENTI al Lupo! Living together... cantava profeticamente Lucio Dalla, qualche anno fa. E il lupo è tornato: ha quatto quatto attraversato l'Appennino, superando la strettoia del versante ligure e si è reinsediato sull'arco alpino occidentale, muovendosi in modo cauto e prudente, lontano dalla vista dell'uomo, fino a quel 15 novembre del 1992 quando Patrick Ormea, guardia nazionale del Pare National de Mercantour, ha con emozione constatato che «i due canidi in atteggiamento di caccia nei confronti di un piccolo gruppo di ungulati erano - se la vista non lo ingannava - ma sì, si trattava proprio di lupi, lupi in carne e ossa». Ma - e qui sta il punto com'erano i lupi in carne ed ossa? Simili a quelli che la mamma minacciava sarebbero arrivati a portarci via, se non avessimo fatto i bravi, quelli «dalla bocca grande per mangiarci meglio», per intenderci? O piuttosto assomigliavano a Pugacioff, il lupo incazzoso ma sfigato, dall'improbabile accento russo c dalla coda perennemente bruciacchiata, i cui albi si trovavano ancora, negli Anni Settanta nelle buste a sorpresa dall'edicolante? O forse erano come Lupo Alberto e in fondo le galline non volevano mangiarsele, quanto... sposarle! «Attenti al lupo. La convivenza possibile. Mito e realtà» è il titolo della mostra che si tiene al Museo Regionale di Scienze Naturali, in via Giolitti 36, nei locali dell'ex ospedale San Giovanni Vecchio. E' stata in augurata il 25 maggio scorso e prosegue sino all'11 ottobre (orario apertura 10-19, chiuso il martedì). Alla mostra si ispira il concorso ideato dal Museo per i lettori di «TorinoSette», del quale riportiamo qui a fianco il regolamento. Realizzata in collaborazione con la fondazione svizzera Free e la sezione italiana del Wwf, la mostra è stata una delle più visitate dell'estate torinese. Scienza e aite, mitologia e superstizioni, emotività concorrono a ridisegnare un rapporto uomo-lupo complesso, contraddittorio, vitale. Il percorso espositivo, seguendo questi quattro fili rossi, si snoda attraverso nove spazi tematici, disegnando un vero e proprio viaggio virtuale attraverso il tempo. Si va dallo spazio della Comunione - proprio dei popoli a tradizione sciamanica - e della Metamorfosi, legato alle leggende di «divorazione» delle culture più antiche, alla Colla- borazione, gli anni in cui la mitologia greco-romana pone una lupa come progenitrice della stirpe di Roma; si attraversa poi il Medioevo, creatore del mito della «bestia nera», di un lupo associato alla gola dell'inferno e si arriva all'oggi, dove i film di lupi mannari continuano ad affascinarci (chi non ricorda lo splendido film di John Landis, «Un lupo mannaro americano a Londra»?) allo stesso modo che gli esemplari tassidermizzati di questo magnifico animale ci provocano indignazione: ognuno porta dentro di sé la propria immagine del lupo dimenticandosi, troppo spesso, del lupo che porta in giro con sé. Alessandra Morelli Collaboratrice del Museo Regionale di Scienze Naturali RACCONTAR TUO LUPO Nellafoto di G. Masserano il primo piano di un Iti) a*
Persone citate: Alessandra Morelli, John Landis, Living, Lucio Dalla, Lupo Alberto, Patrick Ormea
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