Storie di città

Storie di città Storie di città Storie di CittàCARTOLINE dell'estate, parte seconda. Venerdì 23 luglio, ore 17, Sciacca. Ieri sera ho cenato a Torino con l'attore Stefano Sarchielli, per mettere a posto il testo di una presentazione. Lui proponeva di vederci anche oggi ma io gli ho rivelato, con una punta di civetteria, che oggi sarei stato a Sciacca, in provincia di Agrigento. Ma Stefano non si è scomposto: «Vai a Sciacca?», mi ha detto. «Allora non devi perdere l'occasione di andare a mangiare la granita da zio Aurelio, al porto. Portagli i miei saluti, digli che sono quello di Macao». Adesso sono qui, con una voglia pazzesca di granita siciliana, neanche fossi una donna incinta, ma non mi ricordo più il nome che mi ha detto Sarcinelli. Ricordo solo di averlo memorizzato sotto la categoria «strade». Così incomincio a chiedere in giro se conoscono un posto da granite che ha un nome tipo «Onda verde» o «Viaggiare informati». Nessuno sa niente. Insisto, chiedo chi fa la migliore granita della città. La risposta è «Zureglio». Non ci siamo, Ù mio si chiama come una strada. Ribattono: «Zureglio», cioè la contrazione di Zio Aurelio. Valeva la pena insistere, la sua granita al limone è una cosa paradisiaca. E dopo due anni si ricordava ancora di Stefano Sarcinelli. Sabato 24 luglio, ore 8, Sciacca. Nella mia stanza d'albergo ho trovato un dépliant che magnifica una meraviglia della natura. Le grotte di San Bonifacio si trovano in cima a un monte e ricevono dal sottosuolo un'aria secca caldissima che fa sudare e fa miracoli al corpo e alla pelle. Nelle fotografie che accompagnano il dépliant ci sono uomini e donne giovani e bellissime che conversano amabilmente sedute nelle grotte indossando in minimo indispensabile per non essere nudi. Il portiere dell'albergo mi dice che non posso andare via da Sciacca senza aver visitato le famose grotte, conosciute fin dalla più remota antichità. Eccomi dunque qui, sulla soglia di una grotta, avvolto in un lenzuolo che mi hanno fornito dopo che mi sono spogliato in cabina. La porta viene aperta girando un volante come quello delle casseforti; appena sono entrato mi viene richiusa alle spalle mentre il calore infernale mi appanna gli occhiali. Magari fossero rimasti sempre appannati: al posto della bella gente che figurava sul dépliant mi trovo in compagnia di un gruppo di testuggini con l'accappatoio che mi accolgono fraternamente. Addio giovinezza! Domenica 25 luglio, ore 20, Catania. L'aeroporto è affollato di passeggeri in partenza. Una giovane signora, in partenza per Verona, estrae dalla sua borsona da viaggio il manico di un'anfora e lo mostra con orgoglio al marito e ai figli: «L'ho trovato nella Valle dei Templi di Agrigento. Lì basta grattare un po di terra e trovi di tutto». Tornata a casa, quando racconterà agli amici le sue avventure di viaggio, commenterà: «Questi meridionali non sanno tenersi quello che hanno di più prezioso». Come i turisti che si portavano via ciascuno un barattolo della sabbia rosa di Budelli, in Sardegna, «tanto Uè pieno». Sabato 14 agosto, ore 18, Luserna San Giovanni, provincia di Torino. Il cimitero è fuori paese, lungo la statale che percorre la Val Pellice. Di fianco alla facciata, lungo il muro perimetrale, è parcheggiato un enorme camion a rimorchio. L'autista ha tappezzato i vetri della cabina con dei pezzi di stoffa sagomati apposta, in modo da non lasciar trasparirenemmeno uno spiraglio di luce. . E' evidente che si appresta a trascorrere in quel modo insolito il Ferragosto, in attesa che venga meno il-divieto di circolazione dei camion. Come minimo si tratta di uno che non ha paura dei fantasmi. Mi piacerebbe conoscerlo, parlargli, ma non so come fare, mi i rena il 'naledetto rispetto umano. d;sa jdi dico? Lo invito a mangiai una pizza? E se poi mentre siamo ù i pizzeria gli rubano il camion o anche solo il carico, lui penserà cbv sono un complice de', ladro. Potrei comprare due piz^e e due birre e presentarmi alle sportello del camion. Magari è gii in pigiama, si sta preparando per andare a dormire; oppure è afflitto da una famiglia numerosa e sognava il Ferragosto per starsene un po' da solo, pensando che di fianco al cimitero nessuno sarebbe venuto a rompergli le scatole. Potrei offrirgli di fare io la guardia al suo camion mentre lui va a mangiare qualcosa o meglio ancora arruolare fra gli amici una squadra di volontari per darci il cambio ogni due ore e permettergli di andare in albergo, fare una doccia, dormire in un letto. Ma magari ha deciso di fare il camionista proprio perché gli piace da matti dormire nella cabina, oppure dietro quella cortina non è solo e lei ha detto a suo marito che andava in Veneto a trovare la zia ammalata che non ha neanche il telefono. Potrei chiedere al sindaco se gli lascia per una volta posteggiare il camion nel cortile del municipio con i vigili che già che ci sono fanno la guardia, ma poi si creerebbe un precedente pericoloso. Intanto che valuto e scarto tutte queste ipotesi trascorre anche questo Ferragosto e la mattina di lunedì 16 il camion non c'è più. Così non sapremo mai cosa passa nella testa di un camionista che trascorre il Ferragosto chiuso in cabina di fianco al muro del cimitero. Misteri dell'animo umano! Bruno mba rotta

Persone citate: Budelli, Sarcinelli, Stefano Sarcinelli