LA VOCE DI CASSANDRA
LA VOCE DI CASSANDRA AL COLOSSEO LA VOCE DI CASSANDRA Wilson interpreta il jazz di Miles Davis MILES Davis è morto nel 1991, ma la sua figura di protagonista geniale del jazz moderno e contemporaneo, forse l'unico in grado di proporre continue novità stilistiche e personali, come ha fatto dal 1945, acquista ulteriore rilievo con l'incessante scoperta di inediti discografici e con la tendenza alla riproposizione della sua musica da parte di altri artisti. Anche la sua musicologia ha fatto la sua parte, nel 1982, con una serie ormai lunga di studi e analisi, che si arricchisce quest'anno del primo corso universitario sinora dedicato a Davis (Dams dell'università di Torino, in via Sant'Ottavio, presentazione il 23 settembre, ore 12, in Aula 38, lezioni dal 4 ottobre). A celebrare le atmosfere musicali del trombettista, magicamente in bilico fra razionalità e «percezioni extrasensoriali» (Esp, come Miles ebbe a titolare un suo disco Columbia del 1965), Settembre Musica ha chiamato per l'appuntamento del 16 settembre (ore 21, Teatro Colosseo) la vincitrice del referendum della rivista americana Down Beat quale miglior voce jazz del 1999, Cassandra Wilson. L'ultimo album della Wilson, «Traveling Miles» (Blue Note), sottolinea in un patchwork di atmosfere diverse l'ammirazione della cantante per l'opera-manifesto del jazz «etnoelettrico» di Miles Davis, «Bitches Brew», e propone una trasposizione del suo stile trombettistico in tecnica vocale, secondo uno schema comune alla tradizione afro-americana, ma già radicato in quella africana. Diafana e talora vitrea, nutrita di modelli anche assai lontani dal mondo davisiano, come il folk d'autore urbano di Joni Mitchell e James Taylor, o come le icone vocali «nere» Billie Holiday e Betty Carter, la musica di Cassandra Wilson appartiene a un'estetica post-moderna, soven- te volta a una valorizzazione dello sfondo sonoro, polo di una dialettica che illude del presente valorizzando il passato, memoria e conforto della crisi dell'arte contemporanea. Cassandra ama i computer e naviga frequentemente con loro, nel suo appartamento di Manhattan, nel cyberspazio, mentre sogna di comporre e di incidere un prossimo album nel quale omettere i testi e impiegare la sua voce come pura foné, semplice suono. Originaria del Mississippi, da anni ha tradotto in dischi di successo, alcuni dei quali hanno venduto oltre mezzo milione di copie, la raffinata tecnologia e lo smarrimento emotivo e spirituale della New York contemporanea. Il jazz cool e pensoso della Wilson, che a Davis tributa specifici omaggi come i brani «Runs the voodoo Down», «Time After Time», «Blue in Green», si avvale dell'apporto competente originale di un quartetto di selezionati strumentisti come il bassista Lonnie Plaxico, il chitarrista Marvin Sewell, il pianista Jason Moran e il batterista Marcus Baylor. Luca Cerchiali
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