Iproiettili all'uranio
Iproiettili all'uranio ARMI DI NUOVA CONCEZIONE Iproiettili all'uranio L'eredità della guerra Nato alla Serbia DURANTE la guerra nel Kosovo, ma già in quella del Golfo, sono stati usati proiettili o corazzo tli carri armati fatti con \iranio impoverito (Uu = Deploted Ura ninni). Molti si sono chiesti la ragiono di ciò, talvol- ( ta attribuendo ai proiettili una non ben chiara «potenza nucleare» o, più spesso e realisticamente, pensando che ciò comportasse rischio da radiazioni. Infatti molti reduci dalla guerra del Golfo (per quella del Kosovo ò prosto per dirlo) soffrono (li una strana patologia che vieno chiamata Gws (Golf Wai Syntlromo) che qualcuno imputa proprio a! Du. Un recente articolo apparso sul bollettino delia sirr (Società italiana ricerche sullo radiazioni) discuto l'argomento in modo approfondito, giungendo a conclusioni che qui proverò a sintetizzare. i,'uranio, relativamente abbondante sulla Terra, ó anche uno doi piti posanti clementi naturali (1,7 volto il piombo). E' quosta la principale ragione por cui vieni! usato por foggiare proiettili: e infatti intuibile anche da chi non ha no/ioni (li balistica che, so si imprime una medesima velocità iniziale a corpi di uguale forma ma di diverso poso sporifico, il corpo a poso specifico maggiore assumerà un'energia cinetica più alta o quindi maggior forza di impatto o maggior gittata. Il Un poi, come materiale di scarto o venduto ti un prezzo stracciato. Esso non o altro ohe ciò clic rimane dell'uranio naturale (U-238 i (J-23r)) quando no viene estratta gran parti; del prezioso 11-235 da utilizzali! nelle centrali nucleari; i! quindi uranio in cui l'isotopo 235 (! ridotto allo 0,2 pei' cento circa od è quindi niello radioattivo dell'uranio naturale, perché tra gli isotopi il 238 e quello a periodo di dimezzamento più lungo. Por vedere se l'ipotesi di rischio radiologico ha qualche fondamento analizziamo gli effetti dell'uso militare di Du. Un proiettile di questo materiale che colpisce la corazza di un carro armato, un muro o qualsiasi corpo resistente produco por sfregamento polvere finissima che, essendo l'uranio piroforico, si incendia spontaneamente disperdendosi in aria corno aerosol di ossidi di uranio. Onesto può essere inalato o, dopo deposizione, ingerito, l'or di piii, in vicinanza di masse di uranio (proiettili usati o no) si è esposti allo suo radiazioni. Noi caso di inalazione o ingestione vanno considerato sia la tossicità chimica sia la dose di radiazione intorna (radiotossicità). La tossicità chimica dell'uranio non ò molto elevata. Una corta quantità di uranio naturalo molto variabile da individuo a individuo (da 2 a 60 microgrammi) fa parti; naturalmente (lolla nostra composizione chimica. Quasi tutto questo uranio viene rinnovato ont.ro tro-quattro giorni, essendo escreto con lo urino e reintrodotto con il cibo, un eccesso di uranio (corno potrebbe essere l'assunzione di Du bollico) perdura quindi por tali! periodo, distribuito tra ossa, fegato, grasso, muscoli e soprattutto reni, che sono l'organo critico rispetto alla tossicità chimica dell'uranio. Secondo la Health PhysicSociety, bisogna inalarne fi milligrammi por averne effetti temporanei o 40 milligrammi per averne danni permanenti. Oneste sono quantità che è inverosimile vengano prodotte sul campo di battaglia con l'uso di proiettili a Du; osse sono state raggiunte come aerosol solo in incidenti di laboratorio: decine di milligrammi per metro cubo d'aria. In uno di questi incidenti le concentrazioni di uranio nelle urine dei protagonisti il giorno cloll'incidento orano di 20 milligrammi/litro e sono scese a valori normali solo dopo una settimana; tuttavia nessuna persona coinvolta ha riportato danni renali né tumori anche anni dopo l'incidente. Por quanto riguarda la radiotossicità, l'International Commission on Kadiological Protoction stabilisce che bisogna inalare 50 milligrammi di Du per arrivare alla dose annuale massima ammissibile di 50 milliSievert. Questo esclude la possibilità di danno da radiazione intema sul campo di battagba, ma lascia il dubbio sull'effetto genotossico alla popolazione in quanto, a lungo andare, gli ossidi di uranio accumulati nell'ambiente (acque e vegetali) potrebbero essere responsabili di effetti stocastici. La genotossicità dell'uranio è stata dimostrata «in vitro» su cellule di criceto, mentre «in vivo» esistono precedenti studi su minatori in cave di uranio; in tutti o due i casi si sono notate aberrazioni cromosomiche, ma non tali da dire una parola definitiva sugb effetti mutage- ni delle inalazioni di uranio. SuU'irradiazione esterna, dovuta alle radiazioni gamma dell'uranio (molto tenui) e dei suoi prodotti di decadimento, si possono fare misure e calcob più certi. Per quanto riguarda i militari la situazione più critica è quella di un pilota di carro armato che trasporta proiettib a Du e che, inoltre, na anche la corazza rinforzata con questo materiale. La dose a cui esso è esposto è k ebrea dieci volte la dose V naturale, ma sempre inferiore alla dose ammassitij bile. Per quanto riguarda il rischio alla popolazioI ne, il bilancio della situazione si può far megbo nel caso della guerra del Golfo, i cui dati sono ormai accertati. Secondo un'ipotesi pessimistica (di parte irachena) furono in quel conflitto sparati circa un milione di proiettili a Du, del peso medio di 300 grammi; dunque 300 tonnellate di Du che, se raccolte in un mucchio, potrebbero fornire una dose di radiazioni letale per un essere umano in 15 minuti. Naturalmente invece questi proiettib sono sparsi in un territorio vasto e la probabilità di essere casualmente in vicinanza di più di uno di essi è molto bassa; tenuto conto che le radiazioni dell'uranio si attenuano a breve distanza, si può asserire che la radiazione ambientale è rimasta pressoché invariata. Se poi per caso una persona si trovasse in presenza di uno di questi proiettili o ne stesse a contatto (ad esempio lo tenesse in tasca) continuamente per un anno, ne riceverebbe una, dose di 500 microSievert alla pelle ma molto meno come dose interna; il rischio di cancro per questa persona sarebbe aumentato, rispetto alla norma, dell'I per cento. In base a queste considerazioni e a molte altre che sul bollettino Sirr sono anabzzate minuziosamente, non solo si può ragionevolmente escludere che la Sindrome della Guerra del Golfo sia da attribuire agli effetti del Du, ma anche ritenere che gli effetti sulla popolazione residente e sull'ambiente siano quasi trascurabili. Paolo Volpe Università di Torino L'isotopo U-238, usato per il suo alto peso specifico, è scarsamente radioattivo Secondo studi molto accurati non esistono 11 seri pencoli perla popolazione U-238, uo alto ecifico, amente oattivo guerra nel ià in quella o stati usazzo tli carri anio impoed Ura o chietalvol- ( roiettihiara » olrelooano Golf che proente ul bolSociee sullo l'argoprofondito, lusioni che Semno11 sepeni dSdovdelsuosi pb pda critcarprona ta k V tijIundemiDumuun
Persone citate: Paolo Volpe
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