Le magie barocche del giovane Borromini

Le magie barocche del giovane Borromini NEL MONDO Le magie barocche del giovane Borromini A Lugano disegni dipinti, progetti e anche la ricostruzione del San Carlino Marco Rosei NELL'ANNO di Bernini e di Stupinigi barocca, un legittimo sprint finale è riservato a Francesco Castelli detto «Borromini», figlio di Giovanni Domenico detto «Il Bissone», architetto a Milano al servizio dei Visconti Borromeo, e di Anastasia Garvo, della famiglia di lapicidi e architetti bissonesi attivi in Boemia e Moravia. Lo sprint prende le mosse nella terra ticinese natia, per illustrarne la formazione milanese e la professionalità romana assieme al Bernini fino al primo capolavoro autonomo, San Carlino alle Quattro Fontane. Il traguardo finale sarà al Palazzo delle Esposizioni a Roma da metà dicembre, per poi passare a Vienna, detentrice all'Alberti¬ na del maggior corpus di disegni dell'architetto. Proprio questi disegni dell'Albertina per San Carlino dominano, dispiegati sulle pareti, la parte finale della mostra luganese, al di là e al di sopra dell'oggettiva difficoltà «tecnica» di lettura delle planimetrie architettoniche. Li incontriamo dopo la gran cavalcata di quasi 250 disegni e incisioni di architettura e di documenti, inframmezzata da alcuni dipinti di cerimonie seicentesche in spazi architettonici milanesi e romani e di ritratti, fra cui due modesti Pietro da Cortona con San Filippo Neri guarisce dalla gotta Clemente Vili e Papa Urbano Vili e un bollissimo Ritratto del Borromini di un anonimo vicino al Bernini, e dal bronzo del Bernini con il Busto di Urbano Vili della Biblioteca Vaticana. Il visitatore non potrà non cogliere l'improvvisa magia fra ottica e concettuale che trasporta quei fogli intorno al 1 660 nel nostro tempo e nel nostro spazio mentale computerizzato e virtuale. Il Borromini ha disegnato a posteriori, mettendo per primo in auge lo strumento nuovo della grafite, le planimetrie del progetto originario del 1634, con la sublime ed esoterica geometria trinitaria dei due triangoli con i cerchi inscritti, realizzata poi con i soli triangoli. Il sottilissimo segno ombrato e ripassato e variato di questi fogli conferisce al corpo architettonico una sorta di vibrazione dinamica, di ambiguità virtuale tra spazio e tempo. Proprio questi fogli sono il miglior viatico per l'altra grande magia spettacolare, protesa sull'acqua tra il termine del lungolago e il parco di Villa Ciani: la sezione in scala reale dell'interno di San Carlino, progettata dall'architetto Botta e dall'Accademia di Architettura di Mendrisio. Partendo dalla computerizzazione del rilievo fotogrammetrico realizzato a Roma dal professor Sartor, 35.000 tavole di legno di 1.5 cm di spessore, montate su una struttura d'acciaio di 90 tonnellate, hanno reificato sezione per sezione il rilievo fotogrammetrico, realizzando mìa sorta di fantastico Borromini-Kounellis. «Disegno di colonna tertile» per il baldacchino in San Pietro

Luoghi citati: Carlino, Cortona, Lugano, Milano, Roma, Vienna