Nella scuola di Dolceacqua scrivono a sillabe incatenate di Stefano Bartezzaghi
Nella scuola di Dolceacqua scrivono a sillabe incatenate POSTA IN GIOCO Stefano Bartezzaghi Nella scuola di Dolceacqua scrivono a sillabe incatenate A Dolceacqua (Imperia) c'è una scuola elementare i cui bambini scrivono raccontini giocosi, guidati da Renata Ceccanti (insegnante e presidente dell'associazione «L'isola che non c'è», via P. Martiri, 18035 Dolceacqua IM). Questi ragazzi si danno delle «mete»: scrivere un racconto che a un certo punto contenga una frase speciale. Speciale perché ha le parole con le iniziali in ordine alfabetico: «A Bologna Cado Dentro Enormi Fogne»; o con le iniziali uguali: «Valentina Volava Verso Venezia»; o con le sillabe incatenate: «MilLE LEguMI Miracolosi» (tutte le parole prendono la sillaba dall'ultima della parola precedente)... In apparenza si tratta di mettere in un racconto un gioco. Ma la parola scelta, «mete», ci spiega che si tratta di un percorso. Il punto di partenza è la frase speciale, che ogni ragazzo deve aver trovato secondo meccanismi di associazioni a cui normalmente si dà il nome liquidatorio di «fantasia». Ma prendiamo Angelica Origo: quale fantasia l'ha spinta a costruire una frase incatenata come: «le rane nere restano nostre»? Il suo racconto si intitola «Profondo nero» e incomincia così: «Aly, Alice e Taty, Tamia erano le mie due più care amiche ma non voglio parlare di questo, voglio parlarvi invece di un rapimento avvenuto quando tutti i bambini della classe 5U erano ancora uniti e amici, allora eravamo piccoli e non sapevamo quanto valore potessero avere le rane nere». La televisione e la pubblicità dovrebbero avere tarpato la fantasia di questi ragazzi, secondo diffusi timori, e invece hanno accelerato il passaggio narrativo fra quello che i narratori hanno vissuto e quello che hanno immaginato o sognato o inventato. Tania incomincia con il racconto apparentemente verosimile di una gita di classe. «Il viaggio durò 12 ore, più del doppio di quello che avrei impiegato con i miei genitori, ma io mi chiamo Claudia e mi piace l'avventura, ve l'ho già detto, io ho nove anni, abito a Dolceacqua in un palazzo d" vetro ma col pavimento in legno». Dopo l'arrivo in albergo e la sistemazione nelle camere (Tania finisce in camera con i maschi: «mi seccava un po' perché non avrei potuto girare per la stanza in mutande e con l'accappatoio»), Tania-Claudia esce dalla stanza e finisce nelle fogne di Bologna: avrà agito la rima fogna/Bologna? La meta di Alice, invece, è scrivere un racconto con la frase «Iguana ingoia Ilaria», un incubo legato all'essere soli in casa, guardando i cartoni. Il modello televisivo si vede anche dall'organizzazione del testo «a inquadrature». Tutto il testo di Giulia è un complicato gioco fra narratrice e protagonista, che si capisce meglio se ci si immagina di vederlo come una trasmissione della Gialappa's band, con un presentatore che si rivolge al pubblico e voci di disturbo che entrano. Si intitola: «La narratrice stanca e Valeria dispiaciuta»: «Tappeti, tipici!" ciappettava Valeria, Valeria è una ragazza docile, ha 22 anni, è romanaccia e vende tappeti "osceni". "Oh, ma come ti permetti!" "Scusa Valeria, sono bellissimi". Allora continuiamo, lei vive con Dante che è un brav'uomo... Scusate, se n'è andata Valeria, quindi vorrei aggiungere che mi hanno pagato per questo "Narratrice... ci sento benissimo!" esclama Valeria (...)". Il suo negozio di tappeti si chiama "Diavolerie da Dante" perché l'ha inventato Dante. "E io chi sono" dice Valeria; "e Valeria". Lei di sport rotola nel fango quindi il Club che frequenta si chiama "Romana rotolava golosa". Non so cosa raccontare... "il figlio" dice Valeria. Oh! E' vero, loro hanno una figlia bella... Vi ricordo che mi hanno pagato. L'ultima notizia è che è una famiglia Orribile». Qui la «meta» è la frase iniziale, incatenata: TappeTI Tipici, ClappettaVA VAleria. Altri racconti sono quelli di Davide, che coglie farfalle davanti alla Sagrada Famiglia di Barcellona o quello di Maurizio, con Michael Jackson a cui un giorno la guardia del corpo Barth dice: «Tina Turner ti trova tanto tenero». Di giochi da fare a scuola parleremo anche nella prossima puntata. Scrivete a La Posta in gioco - La Stampa TTL, via Marenco 32, 10126 Torino w
Persone citate: Barth, Michael Jackson, Origo, Renata Ceccanti, Tina Turner
Luoghi citati: Barcellona, Bologna, Dolceacqua, Imperia, Posta, Torino, Venezia
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