Un microcosmo rom triturato dalla burocrazia

Un microcosmo rom triturato dalla burocrazia Un microcosmo rom triturato dalla burocrazia RECENSIONE Aldo Bonomi SIMONE Weil, a proposito del radicamento, del diritto di ogni uomo di avere un luogo ove vivere ed intrecciare forme di convivenza, ricordava che «chi. è sradicato, sradica». Questo conflitto moderno, tra chi ha lasciato le proprie radici e cerca di trovarle in altri luoghi e chi difende come simulacri le proprie comunità perimetrale contro l'altro da sé, è alla base di quel livore metropolitano che nelle città postfordiste, piene di vuoti produttivi e vuote di risorse umane, si scatena tra residenti ed immigrati. Se poi l'immigrato appartiene alla sottoclasse degli zingari il suo stradicamento/radicamento diviene un perturbante essere comunque «fuori luogo» scatenando quella potenza dei luoghi comuni sussurrati bocca orecchio che fa dire: «va bene gli immigrati che almeno sono qui a lavorare, ma gli zingari che altro non fanno che rubare e far mendicare i loro bambini è troppo...». In questo perturbaménto si è calato, facendosi sradicare, Marco Revelli con la sua «Cronaca da un Campo Rom». Più che una cronaca è un racconto partecipato, è un saggio di ricerca-azione, dentro una microcomunità di zingari romeni che abbandonano l'Est si ritrovano precipitati ad Ovest, dopo a ver sbat tuto contro i tanti muri di Schengen, in una «terra di nessuno» ai confini tra la grande Torino e il Comune di Venaria Reale. Marco ha vissuto con loro, il solo modo in cui la ricerca sociale abbassa la soglia estrema tra soggetto e oggetto della ricerca, ha guardato quei bambini accampati con lo sguardo di chi vive la paternità prima ancora di sentirsi militante di sinistra e consigliere comunale di Torino che lottava con loro per avere acqua d'estate e fuoco d'inverno, gli elementi che il mito insegna gli uomini hanno dovuto sottrarre agli dei per soppravvivere, e il riconoscimento dello status di rifugiati o almeno un RECENAldo B IONE nomi permesso di soggiorno per motivi umanitari; gli stessi per cui gli dei recentemente dicono di aver fatto una «guerra giusta». Il racconto è la cronaca di una sconfitta. Un po' d'acqua d'estate, tende d'inverno, ma non riscaldate perché altrimenti il «non luogo», il campo, diventa un luogo ove si può vivere, nessun diritto d'asilo ed espulsione verso la Romania dei perturbati zingari. In sette mesi la dolce macchina burocratica locale e nazionale ha triturato «democraticamente» le aspirazioni di radicamento degli sradicati, così come in un giorno le ruspe del Comune di Venaria hanno cancellato con i loro cingoli le tracce del campo nomadi. In un furore dove si ritrovano d'accordo il sindaco di Venaria Reale, eletto da una coalizione di Verdi-Rifondazione e Rete (sic!), che aveva «suoi» sfrattati da sistemare e i «suoi» cittadini da tutelare, il sottosegretario agli Interni con le sue regole da rispettare, la magistratura che le fa applicare e gli amici di sinistra di Marco che lo consigliano amorevolmente di smetterla con questa forsennata rincorsa degli ultimi. In fondo, se lui non l'ha capito, questa sinistra che s'è fatta Amministrazione locale e Stato ha ben altri interessi da rappresentare. La parte più amara del libro non è tanto il racconto della sofferenza degli ultimi, ma la cronaca delle difficoltà che Revelli trova a far capire al suo mondo, il nostro mondo, quello che sta succedendo in quello spicchio di «terra di nessuno». Ed infatti, lì con gli ultimi, si trova solo con gli irregolari dei centri sociali, gli operatori del volontariato e della cooperazione sociale. Tanto solo e senza tanta parte di quel mondo che aveva fatto di tutto affinché Torino non fosse questa Torino. Al di là della amarezza, questo libro insegna due cose elementari ad una sinistra che ha perso il senso del tragico, che riappare sui volti dei nuovi apolidi che percorrono l'Europa, e la capacità di leggere la tumultuosa composizione sociale in divenire nella città ipermoderna. Quelli che sembrano dei «non luoghi», un campo nomadi ai margini di una città spettacolare, sono «iperluoghi», densi di relazioni sociali ove le economie di flusso della globalizzazione sospingono una moltitudine che per sopravvivere pratica una socialità di prossimità ed una economia informale basata sulla gestione comune e gratuita dei servizi alle persone, dai bambini agli anziani ai malati, di cui noi, tutti presi da una crisi del welfare ridotta a misero conflitto tra giovani e vecchi, abbiamo perso memo- ria. Ha ragione Rayelli, la perturbante presenza dei Rom svela la perdita della produzione di socialità nella società torinese, già esplosa quando una parte della popolazione (la maggioranza) del quartiere Santa Rita insorse contro l'uso di una scuola dismessa per alloggiarvi i senza casa durante l'emergenza freddo. E' come se, venuto meno il codice della fabbrica, come codice unico da tutti condiviso non si sia più in grado di comunicare con l'altro da sé quando questo si presenta, come tanti soggetti migranti nella globalizzazione, non solo come lavoratore ma come essere perseguitato, come uomo in fuga da guerre, carestie, pulizie etniche. Se ben guardiamo il migrare nel fordismo era comunque ordinato dalla doinanda'ofierta di forza lavoro. La migrazioni che verranno, che ci interrogano e a cui dobbiamo dare risposte, come ci insegna il saggio di Revelli, hanno spesso la l'accia indistinta di una moltitudine con cui non sappiamo rapportarci se non con il codice binario amico/nemico. Il linguaggio elementare e sordo delle società chiuse. MARCO REVELLI: UN RACCONTO PARTECIPATO. UN SAGGIO DI RICERCA-AZIONE SU UNA COMUNITÀ' DI ZINGARI Al CONFINI DELLA GRANDE TORINO La lotta impari per avere acqua d'estate e fuoco d'inverno, fino all'espulsione Dedicato a una sinistra che non sa leggere la tumultuosa composizione sociale in divenire nella città ipermoderna Un campo nomadi: Marco Revelli racconta la vita di una microcomunità di zingari romeni «precipitata» nella periferia di Torino Marco Revelli Fuori luogo Bollati Borinqhieri, pp. 114, L. 18.000 INCHIESTA

Persone citate: Aldo Bonomi, Marco Revelli, Revelli

Luoghi citati: Comune Di Venaria, Comune Di Venaria Reale, Europa, Romania, Torino, Venaria Reale