Zanardelli, gita al Sud a dorso di mulo di Oreste Del Buono

Zanardelli, gita al Sud a dorso di mulo LUOGHI COMUNI Personaggi c memorie dell'Unità d'Italia di Oreste del Buono e Giorgio Boatti (gboatti@venus.it) Zanardelli, gita al Sud a dorso di mulo Primo Novecento: il bresciano presidente del Consiglio alla scoperta della Basilicata, considerata allora la regione più abbandonata d'Italia SETTE MB HI-:, andiam è tempo di migrare»: no, non andiamo a disturbare più di tanto i pastori che D'Annunzio ha incastonato por sempre nella memoria di generazioni e generazioni di italiani. Altri tempi. Ora i pastori prima di iniziare la transumanza più che «rinnovare le verghe d'avellano» fanno il pieno di carburante lungo le «isole fai da te» dei distributori piazzati lungo le strade principali. Quindi, con i loro camper perfettamente attrezzati, si spostano giorno dopo giorno in campagne sempre più urbanizzate. E stanno con un occhio alle greggi loro affidate e con l'altro allo schermo della televisione satellitare che li accompagna durante tutte le tappe della loro vita nomade. Eppure a settembre, anche se non si è nomadi o pastori, pare venga naturale allungare il passo. La cosiddetta ripresa dopo la pausa estiva si dispiega, sotto ogni orizzonte, come necessita di muoversi, verificare nuovi percorsi, riprendere il cammino con ritmo più veloce. In politica, ad esempio, settembre e il tempo delle «verifiche»; quando i vertici della nonienklatlira, tornati dentro i palazzi della politica, compiono il rito del contarsi e pesarsi in vista del futuro tragitto e dell'inevitabile (.(infliggere (ielle loro strategie. E se si vuole trovare aspetto contrastante con questo rito della ripresa politica bisogna scorrere indietro negli anni, andare ai primi del secolo quando capita sotto gli occhi l'immagine di un presidente del Consiglio che, giunto a settembre, la verifica la compie a modo suo. Mettendosi a dorso di mulo e, pur non essendo più un giovincello, attraversando e ispezionando per due settimane le più impervie contrade di quella che allora era reputata la regione più abbandonata d'Italia: la Basilicata. E' il 1002 e il presidente del consiglio Giuseppe Zanardelli, un bresciano tostissimo che sembra la negazione di tutti i luoghi comuni attribuiti agli italiani, comincia la sua missione lesa a verificare di persona le condizioni di vita di quelle popolazioni. «Percorsi più giorni per distese di monti, nudi, brulli, senza qualsiasi produzione, senza quasi un filo d'erba e avvallamenti altrettanto improduttivi. Si correva per ore ed ore - dirà Zanardelli a conclusione di quella che con bresciano understatement chiamerà una "gita" senza trovare una casa; e al desolato silenzio dei monti e delle valli succedeva il piano mortifero dove i fiumi sconfinati scacciarono le colture e, straripando, impaludarono». L'impegno a favore delle regioni meridionali Zanardelli lo ha assun- t.o già nel discorso programmatico col quale, il 7 marzo 1901, ha presentato alle Camere il suo governo che regge sino all'ottobre del 1903. L'uomo e di quelli abituati a non parlare a vanvera e, soprattutto, a non tirarsi indietro - qualsiasi siano gli ostacoli frapposti al suo cammino - una volta che ha scelto la meta da raggiungere. Nato a Brescia nel 1820 ha ventidue anni e frequenta giurisprudenza a Pavia quando scoppia la rivoluzione del '48: il untissimo Zanardelli molla dispense ed esami e pochi giorni dopo lo si trova nella sua città natale dove, con pochi giovani amici, blocca un convoglio di armi e munizioni scortato da centottanta soldati austriaci. Ovvio che debba andare in esilio quando la città ricade nella mani del generale Haynau (quello che viene chiamato la 'jena di Brescia" forse più per una riuscita assonanza vocale che per l'impatto repressivo ben inferiore alle performancos da bassa macelleria di altri generali sia di quel secolo che del nostro secolo). Ripresi gli studi a Pisa e laureato Zanardelli torna - dopo l'amnistia a Brescia. Il governatore austriaco si dice disposto ad assegnargli un buon impiego se scriverà, lui saggista e collaboratore di diversi giorna¬ li democratici, un articolo non ostile al governo imperiale: «Lo farei volentieri - gli risponde Zanardelli ma non mi viene l'incipit». E cosi riprende a vagabondare, a partecipare alle insurrezioni garibaldine, fino a quando - fatta l'Italia unita - entra nel Parlamento. Oltre ad essere più volte presidente della Camera dei deputati Zanardelli sarà ministro dell'Interno con Cairoli presidente del Consiglio. In tempi difficili userà moderazione e intelligenza nel dispiegare più prevenzione che repressione. Come ministro di Grazia e Giustizia, con Crispi premier, vara nel 1890 il nuovo Codice Penale. Chiamato alla presidenza del Consiglio nel febbraio del 1901 ab¬ bandona l'incarico sul finire dell'ottobre del 1903, poche settimane prima di morire. Sono due anni di premierato che Zanardelli affronta dispiegando un'energia riformatrice puntuale e assumendosi oneri, come quella di introdurre in Italia lui cattolico ma assolutamente convinto che Stato e Chiesa debbano riconoscersi reciproca autonomia e muoversi in ambiti diversi - una legge sul divorzio. Il tentativo non riesce ma misura lo spessore del politico Zanardelli, premier che a dorso di mulo - nel settembre del 1902 - va a ispezionare le terre più povere del Regno d'Italia. Percorre le poche strade rotabili che collegano la regione ma, il più delle volte, deve fare affidamento su vie più impervie poiché - dirà sempre nel corso del discorso con cui a Potenza, concluso il tour, ragguaglia attorno alle sue Impressioni - «la maggior parte dei comuni non hanno neppure vie mulattiere e loro servono di strada i letti dei torrenti, sicché in tempo di piogge non vi è modo di andarvi o di uscirne... si resta senza comunicazioni e per lunghi giorni non arriva la posta, non si ricevono lettere, né si leggono i giornali». Zanardelli entra nelle case contadine: «Veri antri, che chiamano sottani, abituri che in me destarono non solo meraviglia ma profonda pietà». Raccoglie dati sulla povertà e sull'assistenza: «Ciò che rende più grave la condizione dei poveri è la scarsità di sollievo che possono avere dalla pubblica beneficenza. Poiché un paese non ricco non riesce ad accumulare un cospicuo patrimonio per gli Indigenti. In Basilicata non vi sono né brefetrofi, né ospizi pei cronici, né case d'industria». Un viaggio all'inferno che - per l'attenzione e sensibilità e partecipazione umana - si differenzia notevolmente da altri viaggi politici ottocenteschi (ad esempio quelli di Crispi o di De Sanctis) in altre zone del meridione. Appena tornato a Roma il premier bresciano promuove la legge speciale per la Basilicata. Viene approvata nel febbraio 1904. Dalla morte di Zanardelli sono trascorsi solo due mesi. DA LEGGERE P. Corti, a cura di Inchiesta Zanardelli sulla Basilicata Einaudi19/6 G. Faldella I Caporioni Tonno 1883 F. DeSanctis Un viaggio elettorale Einaudi 1968 Giuseppe Zanardelli appena tornato a Roma promosse la legge speciale per la Basilicata, approvata nel febbraio del 1904