Il piatto forte di Mantova è l'autore autorevole
Il piatto forte di Mantova è l'autore autorevole FESTIVALETTERATURA ■ Ernesto. Ferrerò Il piatto forte di Mantova è l'autore autorevole ALLA sua terza edizione Festivaletteratura di Mantova ha già raggiunto quota e velocità di crociera, è diventato un modello da esportare nelle tante città d'arte d'Italia, di fatto sta creando emulazione: in maggio a Ferrara, ai primi d'ottobre a Cuneo. Offre incontri (a pagamento, secondo il civile uso nordico) con autori illustri, breakfast .'gratuiti) con i medesimi, visite guidate a tema («nel ventre della città», nei tesori gonzagheschi), animazio¬ ni, concerti, spettacoli (Moni Ovadia). Decine e decine di eventi, un ricco panel di ospiti, tra i quali i Nobel Toni Morrison e Nadine Gordimer, Lalla Romano, Zanzotto, Ppntiggia, Maraini, Cerami, Ravasi, Merini, Galimberti, Mclnerney, Magris, Savater, Vikram diandra, Vassalli, Coelho; ma anche uomini di scienza come Barrow, Odifreddi, Oliverio (settore che personalmente potenzierei: vedi il successo della performance del matematico Mario Rasetti alla veneziana Fondamenta). Il tutto, come è noto, oisseminato, disciolto in un paesaggio urbano che non si stanca di frequentare e nell'amabile pasta umana dei suoi abitatori. Un'intera città mobilitata e partecipe, impegnata a realizzare un mix di cultura vera (ivi incluse quelle materiali, qui eccelse), spettacolo, intrattenimento, fìànerie turistica. Ogni iniziativa parte con il sostanzioso atout dei luoghi. Merito di Mantova è quello di immergere lettere, arti e scienze in un normale tessuto cittadino, nella sua quotidianità, dunque sottraendolo all'isolamento specialistico, a quel senso di separatezza un po' scostante che dà ogni laboratorio. Merito non minore quello d'aver portato alla luce un'autentica voglia d'autore: la curiosità, il piacere di sentire o di parlare con gli scrittori amati, qui frequentabili come parenti elettivi, fratelli dell'anima. Segno che cresce la necessità di confrontarsi con figure sostanziose, «nutrienti»: dopo le leziosità e l'inconsistenza di tanta «nouvelle cuisine» intellettuale tutta d'apparenza è forte la richiesta di piatti forti. Viviamo nella società della de-responsabilizzazione e del lassismo; eppure, o forse proprio per questo, si avverte in giro una gran voglia di «padri», di punti di riferimento veri, non autoritari ma autorevoli. Nelle pianure dell'omologazione planetaria ci resta almeno la nostalgia delle montagne. L'esperienza mantovana sarà utile a meglio orientare la prossima Fiera torinese. Spazio agli incontri con autori di peso, dunque: siano loro a parlare direttamente, invece dei loro pur bravi esegeti. E spazio ai lettori, alle loro domande, alle loro esigenze, alle loro critiche. Interlocutori per eccellenza, da ascoltare con maggiore attenzione di quanto si sia fatto sin qui: molto più selettivi e avvertiti di quanto gli editori ritengono. Torino è un modello non alternativo, ma complementare. Se Mantova privilegia il momento della ricezione del libro, Torino documenta la fase a monte: è una mostra-mercato che offre la più grande Libreria d'Italia e dà spazio ai piccoli editori; propone occasioni di incontri professionali a editori, librai, bibliotecari, e un contorno di eventi, incontri, convegni. Penso che in Italia si possa costruire un arcipelago di iniziative coordinate, non ripetitive, integrate in un disegno preciso: ognuna con la sua specificità storica e ambienta¬ le da valorizzare, ma tutte volte a proporre cultura per quello che realmente dev'essere: approfondimento, scoperta, curiosità, creatività, gioco: piacere individuale e ossigeno collettivo. Mi pare di avere inteso che questi siano anche gli orientamenti del ministro Melandri e che si possa contare sul suo appoggio per costruire questa rete comune, questa comunità di lettori in festa. Vedo che quest'anno Mantova dedica ampio spazio ai bambini con una ricca serie di iniziative. Mi lusingo di credere che qui conti per qualcosa l'effetto di traino dell'esperienza torinese, che ha insistito sulla centralità del bambino in ogni discorso sulla lettura, dedicando ai più piccoli un apposito spazio di 1500 mq. Anche questa mi sembra la direzione giusta, l'investimento da sviluppare. Abituare al piacere del libro i bambini significa creare cittadini migliori per domani. Dio sa se ce n'è bisogno.
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