«Divoreremo il cuore ai Caschi blu» di Maurizio Molinari

«Divoreremo il cuore ai Caschi blu» Minacce delle milizie filoindonesiane subito dopo il sì unanime del Consiglio di sicurezza «Divoreremo il cuore ai Caschi blu» Timor, via alla missione Onu Maurizio Molinari inviato a NEW YORK Il Consiglio di Sicurezza dell'Orni ha autorizzato l'invio del contingente internazionale a Timor Est, dove i primi uomini arriveranno entro domenica ma restano numerose tensioni diplomatiche irrisolte mentre a Dili l'ambiente è ostile con le milizie filo-indonesiane che minacciano di «divorare il cuore dei nemici». Al termine di 48 ore di difficili trattative con Giakarta il Consiglio di Sicurezza ha approvato ieri all'unanimità la missione a Timor Est alle 2 del mattino (ora di New York). La risoluzione 1264, frutto della bozza preparata da Londra, prevede l'invio immediato della forza internazionale per proteggere l'Unamet (il contingente Onu) e per garantire il soccorso umanitario alle migliaia di rifugiati. La missione è «restaturare l'ordine e la sicurezza» e si svolge sotto l'egida del Capitolo VII della Carta dell'Onu, che prevede il ricorso alla forza. A Dili. come avvenuto a Pristina, le truppe hanno il compito di mettere le fondamenta di un'Amministrazione provvisoria che verrà poi protetta dall'arrivo dei caschi blu. 11 testo prevede infine di «portare davanti alla giustizia» chi si è reso responsabile delle violenze contro i civili, iniziate dopo la vittoria degli indipendentisti al referendum dello scorso 30 agosto. Il contingente sarà di circa 7500 uomini e il comando è stato offerto da Kofi Annan all'Australia (Giakarta è riuscita a far depennare questo particolare dalla risoluzione). Canberra fornirà oltre la metà degli uomini e metterà a disponizione le proprie basi. Gli altri Paesi pronti a partecipare sono Malaysia, Singapore, Filippine, Thailandia, Nuova Zelanda, Francia, Portogallo e Italia. La Cina fornirà un contingente di polizia civile e gli Stati Uniti sostegno logistico, nelle comunicazioni e nell'intelligence. Nonostante la contrarietà del Congresso, l'Amministrazione Clinton non esclude il simbolico invio di un reparto di genieri. Negli ambienti del Palazzo di Vetro prevale un'atmosfera di preoccupazione per i rischi che questa missione comporta. «I primi uomini arriveranno questa settimana» ha annunciato il ministro degli Esteri australiano, Alexander Downer. Ma il collega indonesiano. Ali Alatas, pur assicurando «piena collaborazione», non ha mostrato entusiasmo sull'incarico all'Australia e ha fatto chiaramente intendere di non volere troppi soldati «occidentali» (soprattutto portoghesi) perché «dalle nostre parti sono ancora forti i ricordi dei misfatti del colonialismo». «La missione deve essere neutrale ed imparziale» ha aggiunto Alatas. Ma il ministro degli Esteri portoghese, Jaime Gania, la pensa diversamente: «Deve essere efficace». Come se non bastasse, la delegazione di Giakarta è andata su tutte le furie quando ha saputo che il ministro della Difesa australiano, John Moore, aveva posto l'accento sull'importanza dell'amministrazione fiduciaria. Non si tratta solo di schermaglie diplomatiche: i 7500 uomini dell'Onu si schiereranno su un terreno dove sono già presenti 26 mila militari indonesiani. Senza una forte collaborazione - richiesta dalla risoluzione Onu - la mis¬ sione sarebbe destinata al fallimento. «Non ci opporremo» hanno assicurato i generali di Giakarta, ma a Dili tira una brutta aria. 11 leader delle milizie filo-indonesiane del «Comando di lotta per l'Integrazione» Filomero Kornai ha lanciato un durissimo monito: «Lasciateli pure venire, fate arrivare gli australiani, divoreremo il cuore di chiunque verrà a Timor Est». I miliziani sono diverse migliaia e, ben armati, controllano molte 'cne, impedendo l'arrivo di soccorsi aerei ai rifugiati. Come se non bastasse Megawat Sukarnoputri, leader dell'opposizione a Giakarta, ha avvertito che «quello che è buono oggi potrebbero non esserlo più domani». «La missione Onu chiarirà quali apppoggi politici e militari hanno i miliziani a Giakarta» dice Jonathan Paris del «Council of Foreign Relations» di New York. A conferma dei rischi il presidente americano, Bill Clinton, ha parlato di «missione difficile» ed aveva chiesto di «far precedere da esercitazioni congiunte» lo spiegamento a Dili. Ma Australia e Nuova Zelanda hanno fretta di arrivare a Timor Est. UidAg Un gruppo di militari di Canberra in marcia: a Timor Est dovrebbero sbarcarne circa 4500

Persone citate: Alexander Downer, Bill Clinton, Clinton, Jaime Gania, John Moore, Jonathan Paris, Kofi Annan, Sukarnoputri