Par condicio, i Ds sfidano Forza Italia di Maria Grazia Bruzzone

Par condicio, i Ds sfidano Forza Italia Botteghe Oscure: quando era al governo il centrodestra occupava tutti gli spazi in Tv Par condicio, i Ds sfidano Forza Italia Veltroni: faccia proposte invece di avanzare diktat Maria Grazia Bruzzone ROMA «A Berlusconi piace la Spagna di Aznar? Bene! Facciamo una legge sulla par condicio come quella che c'è in Spagna. A noi sta bene. O anche Aznar è un pericoloso stalinista?». Il capogruppo dei Ds al Senato Gavino Angius parla seriamente, la sua non ò una provocazione. Del resto, da Strasburgo il segretario Walter Veltroni lancia una proposta analoga. Il tema della par condicio minaccia ormai sempre più da vicino il dialogo fra i Poli sulle riforme, auspicato dallo slesso presidente Ciampi. E a Veltroni il metodo Ciampi starebbe pure bene «pero non presuppone che l'uno dica all'altro che è liberticida o buffone, che bisogna ritirare le proposte di legge altrimenti si promuovono i referendum». Quella parola - «liberticida» il segretario Ds la respinge al mittente. Quanto alla minaccia di referendum, «anche in quell'occasione Berlusconi metterebbe in campo le sue televisioni», sottolinea, puntando il dito sulla «trave» del conflitto di interesse. Insomma, il Polo avanzi delle proposte, anche sulla legge elettorale, non dei diktat o degli aut-aut». «Se poi si vuole il braccio di ferro alla fine ci sarà, ma non ne vedo l'utilità». Toni tutto sommato concilianti. A Poma, dove la Quercia ha convocato una conferenza stampa per spiegare la sua linea, riassumibile in una frase,«confronto si, ma senza veti né ricatti da parte di alcuno», sono invece volutamente polemici. Berlusconi ha dichiarato dati alla mano - di essere stato obbligato a ricorrere agli spot sulle reti Mediaset dal suo oscuramento politico sulle reti Rai? Angius e il capogruppo alla Camera Fabio Mussi gli ribattono che questa tesi «al di là del ridicolo mette in evidenza che esiste un conflitto di interesse». E tirano fuori i numeri dell'Osservatorio di Pavia. Capaci di smentire le «falsificazioni» esibite dal leader del Polo, come lo chiama Antonello Falomi. «Non e affatto vero che i Tg Rai hanno concesso ai "protagonisti della sinistra" 5024 minuti, comi; afferma Berlusconi: Al massimo sono stati 1576». <d.'uiiico periodo in cui ci si è avvicinati un po' alla Russia dei Soviet è stato durante il governo Berlusconi che sulla Rai ha avuto il 41% di presenze e su Mediaset il 51%, contro il 31% dei governi Prodi-D'Alema», sogghigna Mussi. E Giuseppe Ginnetti fa comunque una proposta: «Liberiamo la Rai dalla presenza dei partiti e liberiamo Mediaset dal conflitto di interesse». Angius e Mussi spiegano poi che Ds e maggioranza sono «risoluti» a portare avanti una legge «perché le tv non siano usate come armi improprie». Assicurano che dovrà essere approvata prima entro le regio- nali del 2000. Annunciano che «difenderanno fino in fondo» il ddl del governo, proponendo però dei miglioramenti: via al divieto su Internet, aperture sulle tv locali e più spazi, ancbe autogestiti, sulla tv pubblica. Sminuiscono le divergenze con l'Asinelio. E alla fine Angius avvisa Berlusconi: «Se il Polo pensa di usare la par condicio per bloccare le riforme come ha usato la giustizia per far fallire la bicamerale, sappia che questa volta il giochino non gli riuscirà». Intanto al Senato il Polo riesce con una sorta di blitz (complici tre voti della maggioranza) a far votare alla commissione Lavori Pubblici del Senato la richiesta di discutere del ddl sulla par condicio insieme alla commissione Affari Costituzionali, dove l'iter è già iniziato. Una «mossa dilatoria» denuncia la maggioranza. Che spera ora nell'intervento del presidente Mancino. Il Polo continua nel suo fuo¬ co di sbarramento. Contesta i nuovi dati dei Ds «una sortita arbitraria e grossolana», la definiscono i capigruppo azzurri Beppe Pisanu e Enrico La Loggia. Da Strasburgo Berlusconi chiede l'azzeramento delle proposto di legge su par condicio e riforma elettorale. Ma poi il Cavaliere pare accettare di buon grado la legge spagnola sugli spot. «In quel sistema i partiti hanno a disposizione un numero di spot nella tv pubblica, gratuiti e proporzionali ai risultati elettorali», spiega. Angius la ritiene «una novità positiva. Ma deve essere chiaro - aggiunge - che la legge prevede il divieto di compravendita di spazi per spot elettorali nelle tv private». «Gli piace la Spagna? Facciamo una legge come quella di Aznar O è un pericoloso stalinista anche lui?» Walter Veltroni, segretario dei Democratici di sinistra

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