Val Susa, cacciatori salto torchio

Val Susa, cacciatori salto torchio Attesa per i risultati dell'esame balistico sulle carabine sequestrate Val Susa, cacciatori salto torchio «Uno di loro ha sparato alpensionato» Amedeo Macagno SUSA Sono stati interrogati ieri dai carabinieri alcuni dei 19 cacciatori del comprensorio alpino To-3 Bassa Valle Susa. Quelli usciti sabato scorso per la battuta al capriolo, con in mano una carabina con proiettili calibro 30.06. E' una di queste che sabato scorso ha ammazzato Enrico Giuseppe Giaccherino Rossetto, il geometra di Sant'Antonino di Susa trovato cadavere il giorno dopo a Villarfocchiardo, in località Boschetto, dove si era recato a cercare funghi. Conficcato nella custodia degli occhiali nel taschino della camicia il geometra aveva l'ogiva di un proiettile di tale calibro, partito da una carabina a canna rigata, specifica per la caccia al capriolo. Un'arma potentissima, che può sparare sino a tre chilometri di distanza, cioè da una montagna all'altra, di difficile uso in una boscaglia, dove per padroneggiarla, come sostengono alcuni esperti, bisogna essere ben consapevoli di dove far arrivare il colpo che si ha in canna. Essere quindi esperti cacciatori. Ora parte delle carabine di coloro che risultano usciti per la battuta di sabato sono state sequestrate dai carabinieri per la perizia balistica mentre i loro proprietari sono stati messi sotto torchio dagli investigatori dell'arma. Oggi si prosegue con altri cacciatori. Pare anche che non tutti i presunti 19 indagati, sabato abbiano imbucato i cosiddetti tagliandini di uscita, cioè quelle schede che vanno introdotte negli appositi contenitori siti in ogni comune dove vengono riportati nome e cognome del cacciatore e la zona dove si intende cacciare. Cosa che complica ancora di più l'indagine è il fatto che tra i cacciatori è lecito scambiarsi l'arma, imprestarla, come si fa con un'auto od una motocicletta. A questo punto i cacciatori da interrogare potrebbero essere molti di più. Un vero e proprio romanzo giallo che lunedì scorso pareva in fase di risoluzione. I carabinieri del nucleo opera¬ tivo di Susa al comando del capitano Silvano Ceccato ed il sostituto procuratore della Repubblica, Onelio Dodero, il magistrato incaricato del caso, avendo trovato un capriolo morto a pochi metri dal luogo dove è stato rinvenuto il cadavere avevano pensato che l'uccisore del geometra di Sant'Antonino avesse sparato a tale bestia, colpendo anche il povero cercatore di funghi. Ipotesi subito scartata. Il capriolo trovato morto era stato invece investito da un'auto di un cittadino della zona che identificato ha raccontato l'incidente, avvenuto la domenica sera, quando il corpo dell'ucciso era stato rimosso già da molte ore. Le indagini per smascherare chi ha ucciso Enrico Giuseppe Giaccherino Rossetto quindi proseguono anche oggi. E' stato comunque un incidente ed i circa 700 cacciatori del comprensorio alpino To-3 non nascondono il loro sgomento: «Siamo tutti a disposizione degli investigatori e della magistratura», sottolinea il loro presidente Fabrizio Lenzi. «Siccome è stato un incidente di caccia ci aspettiamo la massima collaborazione», rispondono gli investigatori e concludono: «Non vorremmo arrivare al sequestro di tutte le carabine a canna rigata con calibro 30.06, appartenenti ai cacciatori dell'intero comprensorio». Ciò vorrebbe dire passare all'esame balistico centinaia di carabine, visto che ogni cacciatore del comprensorio della Bassa Val di Susa ne possiede almeno una. Tom Il luogo dove domenica è slato trovato il cadavere di Enrico Giaccherino Rossetto