Con i russi in Daghestan pronti a entrare in Cecenia

Con i russi in Daghestan pronti a entrare in Cecenia LA CAMPAGNA CONTRO GLI INTEGRALISTI DI BASSAEV Con i russi in Daghestan pronti a entrare in Cecenia reportage Giulietta Chiesa invialo a N0V0LAKSK0E La notte è spezzata dallo raffiche di missili «Grad» che, quasi ogni ora, partono a 25-30 per volta dalle alture che fronteggiano il «Livello 715», quello dove - l'orso si trovano ancora i guerriglieri di Bassaev, Dalla casupola del villaggio di Novokuli, dove abbiamo trovato rifugio, si può vedere tutto come in un lenirò buio che viene illuminato dm getti (li partenza e dui bagliori delle esplosioni all'arrivo. Il rombo dei missili è peri ino più possenti! degli scoppi: una specie di ululato selvaggio, lancinante, che rimbalza nelle orecchie con gli echi multipli delle colline viciim. Noi siamo a metà strada della loro traiettoria, anzi più vicini a Novolakskoe che agli accampamonti delle ari iglierie federali. Sull'altura sormontata dal ripetitore televisivo, ogni tanto illuminata da bengala rossi che gettano luce perfino sulle nostre facce, a due chilometri in linea d'aria, non un movimento, non un colpo di risposta. Un buio nero e inquietante per i blindati cho risalgono i lian chi della collina, con i fari Si dormati, facendo lunghi!; sime soste per noi del tutto incomprensibili. Solo un'esplosione, improvvisamente, rotonda e rosa, squarcia il fianco nero del bosco. La mattina sapremo che un blindato dell'escicito è saltato in aria: qual t io morti, due feriti. «Una mina - dice un volontario daghest ano che stanotte presidiava la strada a fondovalle - e pensare che ora l'ultimo blindato della colonna, cho sfortuna maledetta...». Due anziani, uno dei (piali ferito, arrivano da Novolakskoe. Dicono che là non ci sono più i «wahabisti». Forse, ma chi ha avuto In ventura di partecipare ai precedenti tentativi di riconquistare il villaggio sa che 1 apparenza inganna. «Quando si ritirano - racconta Aleksandr Omariev, un maggiore della «Interbrigata» di volontari daghestani, ex combattente in Afghanistan - lasciano alcuni gruppi di diversione, ciascuno composto di cinque elementi: uno con arma leggera di precisione, il cecchino, l'altro con una mitragliatrice leggera, il terzo con un'arma anticarro. Gli ultimi duo sono i portatori: non combattono ma appunto portano le munizioni e, so necessario, l'ano la spola con le retrovie. Così sono quasi invisibili, molto mobili. E i ragazzi imparano mentre subiscono il battesimo del fuoco». Così s'imparano diverse lezioni: che un esercito regolare non può fare niente contro questo tipo di guastatori, Che cento salvo di missili possono risultare del tutto inutili, a mono di non l'are terra bruciata por interi chilometri quadrati, E fare terra bruciata significa col- pire anche la popolazione civile. Cioè moltiplicare i nomici. Ed è proprio in questa trappola che i russi stanno entrando più o meno volontariamente. Questo e solo questo può significare I enorme dispiegamento di forze cho l'esercito russo sta effettuando da tre giorni proprio qui a Novolakskoe. E' evidente che non è per liberati! il villaggio, cho neanche questa sera sarà del tutto ripulito dai cecchini ribelli. Stamane gli aerei che ci sorvolano stanno andando a bombardare i villaggi eoceni che fanno da santuari allo bande di Bassaev e Khattab. E i colpi di obice che, a intervalli regolari, risuonano nella vallo, sono diretti verso i primi villaggi ceconi oltre confine. Lo lingue di fuoco e il fumo che s'innalzano laggiù ne sono la prova. Quando partirà l'offensiva - che punta a creare una zona cuscinetto in territorio ceceno, non a invadere tutta la Cecenia - nessuno lo sa salvo i comandi militari. Ma l'impressiono qui ò che si stia aspettando solo che a Mosca si diradi la polvere delle esplosioni terroristiche e si consolidi l'opinione che attorno alla Cecenia bisogna creare un implacabile cordone di sicurezza. Solo che molti dubitano cho la Russia sia in condizioni di farlo. O, facendolo, di tenerlo'. Piuttosto si vede boni! da qui, soprattutto da Novolakskoe e da Khasaviurt, la seconda città del Daghestan, cho la malattia è già al di qua di questo teorico cordone. Basta stare a sentire i discorsi di queste genti, lo tensioni che esplodono ogni minuto tra avari, losghini, tra lakhzy e darghini. Basta rendersi conto che il Daghestan stosso è già in pozzi. Basta capire che la miseria, l'assenza di ogni prospettiva, aprono la strada all'estremismo religioso 0 che le mafie che controllano tutto il Caucaso del Nord vanno sempre pili identificando i loro confini con quelli di una o l'altra etnia. Nella povera casupola dove dormiamo c'è la televisione. Cho racconta, mentre qui rombano i missili, come nella Repubblica non lontana di Karaciaovo-Cerkessia, 1 cerkessi non riconoscono più il presidente dell'altra etnia e vogliono l'autonomia. E' fin troppo facile prevedere che, tra non molto, anche là fischeranno lo pallottole. Lo scenario ò stato 10 stesso in Cecenia ed è lo stesso oggi in Daghestan. Uno dei presenti, mentre prendiamo 11 tò tutti assiemo, i kalashnikov appoggiati ai muri, rispondo alla mia domanda: lei è un avaro?, con una risposta sarcastica e un po' offesa: «Io un avaro? Un avaro non è una nazione, è una diagnosi». Tenere insieme questo mosaico, senza avere in testa un'idea dell'interesse nazionale della Russia, appare impresa più che ardua, impossibile. E a Mosca pochi o nessuno ce l'hanno. E su questo vuoto spaventoso si innestano interessi possenti, russi e stranieri. I primi decisi a non rispondere a nessuno del disastro da loro stessi creato, e cioè determinati a destabilizzare la situazione per non fare le elezioni. I secondi decisi a cogliere tutte le palle al balzo, incluse quelle offerte dal Cremlino, per infliggere un colpo mortale alla Russia. Tra questa strana guerra fra Cecenia e Daghestan e le bombe terroristiche di Mosca c'è di certo un nesso. Ma molto più complicato di quello che s'immagina pensando che Shamir Bassaev sia mandante ed esecutore. Bisogna guardare meglio, più lontano ma anche più vicino. Mosca non mira a invadere la vicina Repubblica caucasica ma vuole creare un cordone di sicurezza contro i guerriglieri Un soldato russo ferito sul fronte di Karamakhi riceve le prime cure da un'infermiera militare

Persone citate: Aleksandr Omariev, Bassaev, Giulietta Chiesa, Khattab, Shamir Bassaev