Un blitz preparato da mesi di Ugo Bertone

Un blitz preparato da mesi MANOVRE D'AUTUNNO IN VIA FILODRAMMATICI Un blitz preparato da mesi Umberto Agnelli: operazioneprepotente analisi Ugo Bertone LE 13 giornate che precedono l'ultimo terremoto della finanza italiana prendono il via giovedì 2 settembre, quando Enrico Cuccia, per la terza volta in sei mesi, rende visita al premier Massimo D'Alema. Cominciano qui le grandi manovre d'autunno, sussurrano in tanti, memori dei risultati delle due precedenti visite del grande demiurgo di via Filodrammatici al premier; in primavera, a casa Marchini, ci fu l'illustrazione dell'operazione Telecom; poi, in aprile, al centro della conversazione, fu il sistema bancario. E adesso? Cuccia, dopo aver sventato la minacia di veder cadere la Comit in mani «nemiche», vuole ora mettere al sicuro le Generali sotto tiro, come recita il tam tam di Piazza Affari, dell'odiato Claude Bébéar, il patron della francese Axa. L'interesse di Bébéar, per la verità, appare tiepido anche perchè il numero uno del colosso parigino sa che una sua avanzata a Trieste scatenerebbe una probabile reazione dell'Allianz. Ma D'Alema certe cose non le sa. Come fa il premier a non ascoltare con interesse il mosaico che gli prospetta il genio di via Filodrammatici? Prima mossa, un blitz della compagnia nell'Ina, uno dei gioielli creati da Francesco Saverio Nitti, il nume tutelare di Cuccia, tanto amato da quel dalemiano di ferro di Fabrizio Barca. Il risultato? Creare un grande gruppo di dimensioni europee, magari un po' autarchico. Ma chi condanna i francesi per le loro aggregazioni bancarie o petrolchimiche, quasi inespugnabili ai tempi della finanza globale? Per giunta, l'operazione può presentare altri vantaggi: le Generali si «accontenteranno» dell'Ina, lasciando che le partecipazioni bancarie del gruppo costruito da Sergio Siglienti e da Lino Benassi finiscano altrove, a rafforzare il sistema del credito: Banco Napoli nelle mani di Imi-San Paolo, Bnl all'accoppiata Unicredito-Bbv, che potrebbero (perchè no?) sbarcare assieme in Francia in Societé Generale. D'Alema ascolta e non fa obiezioni. In Banca d'Italia il progetto raccoglie parecchi consensi: come rifiutare una sistemazione del credito, a suon di aggregazioni amichevoli? Peccato che, a metà della scorsa settimana, il progetto arrivi alle orecchie dei vertici dell'Ina. Che favorevoli non sono. Da mesi Siglienti e Arcuti, Benassi e Masera lavorano infatti ad un progetto ben diverso: una holding da cui dipenderanno una banca commerciale, una banca d'affari, una merchant bank, le assicurazioni. Tante affiliate, insomma, tutte capaci di contestare la leadership di Generali e soci. Un progetto del genere, agli occhi dell'Imi-San Paolo, non può venir sacrificato per il semplice sbarco nel Banco di Napoli. Per l'Ina, poi, la cessione alle Generali in queste condizioni, rischia di essere una «Waterloo»; la rete degli agenti sarebbe fagocitata dalle Generali; il gruppo, privato delle partecipazioni bancarie, perderebbe gran parte del suo «appeal». Di qui la decisione, giovedì scorso, di forzare i tempi dell'alleanza tra i due gruppi. Il resto è storia di ieri: le Generali, nonostante le reazioni dei rivali, lanciano il loro blitz dopo un'intensa attività diplomatica nel fine settimana. Perchè quest'attacco, mentre molti già scommettevano sul compromesso? Perchè, sussurrano da Trieste, Gutty e Desiata temevano di esser preceduti dall'accoppiata Arcuti e Siglienti, all'opera da mesi. Ed è un blitz preparato con cura, a giudicare dalle simpatie dichiarate anche di uomini dell'opposizione, come Gianfranco Fini e Antonio Marzano. Ma l'assalto provoca una pronta reazione: l'Ina, di fronte all'avanzata triestina, dichiara, senza mezzi termini, «ostile» l'offerta in arrivo da Cuccia e Desiata, mettendo così in grave imbarazzo la Banca d'Italia che, nella scorsa primavera, aveva teorizzato la via delle «opa amichevoli» come strada maestra per la riforma e la ristrutturazione del sistema del credito. Umberto Agnelli, presidente di Ifil, e in questa veste grande azionista di Sanpaolo-Imi, ha definito «prepotente» l'azione della compagnia triestina. Il ministro del Tesoro, Giuliano Amato, sottolinea la sua neutralità («deve decidere il mercato» sottolinea); anche D'Alema, in serata, manda a dire che Palazzo cbigi non si schiererà con nessuno. Il caso, del resto, aveva voluto che proprio ieri il premier s'incontrasse per un'ora abbondante con Paolo Fresco, presidente della Fiat. E adesso? Nessuna opzione può essere esclusa. San PaoloImi e Ina procederanno sulla loro strada, pronte però a rilanciare la sfida. Come? Forse un'opa amichevole sull'Ina. Oppure, c'è chi scommette su un'operazione ancor più ardita: una controffensiva nel cuore dell'impero, nei confronti della stessa Generali. Potrebbe condurla l'Ina, assieme a soci e amici del Sanpaolo, oltre al Crédit Suisse-Winterthur. La seconda guerra della finanza è appena cominciata.

Luoghi citati: Francia, Napoli, San Paolo, Trieste