Timor, unica risposta l'intervento armato
Timor, unica risposta l'intervento armato Un appello del Nobel per pace Ramos-Horta: da noi è il genocidio, sta al mondo fermarlo Timor, unica risposta l'intervento armato José Ramos-Horta CHE cosa bisogna dire di fronte a chi uccide donne e bambini? Come descrivere un gruppo che minaccia di morte diplomatici, giornalisti e operatori umanitari? Credo che la parola giusta sia «terroristi». E come classificare l'azione di forze armate che appoggiano simili operazioni? Terrorismo di stalo, direi. La Libia è slata messa in quarantena dalle Nazioni Unite per aver appoggiato il terrorismo. La Serbia ò stata bombardata dalla Nato per la pulizia etnica condotta nel Kosovo. L'Iraq di Saddam Hussein è stillo ripetutamente colpito per aver sfidalo le Nazioni Unite. Nel mio piccolo paese, Timor Est, invaso illegalmente e annesso all'Indonesia nel H)75'70, la recente terribile violenza è stala concepita ili [liti alti livelli delle forze armate indonesiani!. l'iti di 200 mila persone sono state buttato fuori dalli! loro cast; dai militari e dalle cosiddette bande di miliziani che li aiutano. Più di 100 mila timoresi dell'Est sono stati deportiiti in varie parti dell'Indonesia, con convogli, a piedi o in nave, al fine di rovesciare il risultato di un plebiscito - organizzato dalle Nazioni Unite - in cui la stragrande maggioranza dei votanti si è espressa per l'indipendenza. I massacri su larga scala, le rapine, le deportazioni sono un caso di pulizia etnica. La strategia è chiara. I militari indonesiani sono detcrminati a riscuotere il tributo di sangui! da tutte ciucile persone che hanno votato per la libertà e sfidalo lii campagna intimidatoria delle milizie annate, le quali intendevano costringere l;t po- polazione, con l'assassinio, a votare per restare parte dell'Indonesia. Ora i militari vogliono creare, all'interno di Timor Est, le condizioni per cui centinaia di civili muoiano prima di ricevere cibo e medicine nei prossimi giorni. Onesto è genocidio. Il giorno del referendum, il 30 agosto, è stalo il giorno più bello della mia vita, e della storili del mio popolo. Almeno l'8() per cento dei votanti gente semplice, spesso poveri e analfabeti - hanno votato per la libertà dal potere coloniale. Che ammirevole prova di coraggio! Ma che prezzo terribile si sta pagando per la liberta! L'idea del presidente Habibie di mettere in atto misure per liberare Timor Est dal potere coloniali! dell'Indonesia era nata dtilla volontà di levarsi da un imbarazzo diplomatico e da un carico economico. Ma le forze annate non erano d'accordo con il presidente, malgrado egli sia, come vuole la costituzione, comandante delle forze armate. I militari binino rifiutino di accettare la perdita di Timor Est e la loro follia, li, ò dilagata. Non c'è una guerra civile a Timor Est: la maggior parte dei miliziani non sono timorosi dell'Est. Sono stati reclutati dai corpi speciali militari dalle zone di Timor Ovest e da quelle parti dell'Indonesia dove la disoccupazione e la criminalità sono molto alte. Un intervento armato, con o senza l'appoggio di Giakarta, è la sola risposta possibile, preceduto da aiuti immediati (cibo, medicine e forze umanitarie). Allo stesso tempo, deve essere applicato un embargo totale nei confronti dell'Indonesia. La Gran Bretagna, in quanto fornitrice di armi all'Indonesia, ha oggi una grande responsabilità ncll'unirsi all'embargo guidato dalle Nazioni Unite. Esorto inoltre i cittadini di tutto il mondo a mettere le loro coscienze di fronte a questi crimini contro l'umanità e al popolo di Timor Est. Mi appello a tutti per boicottare il turismo in Indonesia. Dopo tutto, molti generali delle forze armate hanno interessi nella maggior parte delle catene alberghiere di Bali. Anche i prodotti indonesiani dovrebbero essere boicottati. Deve essere immediatamente istituito un tribunale di guerra per perseguire i responsabili dei massacri, inclusi i comandanti militari, gli ufficiali delle forze speciali, la polizia e i capi della milizia. Non siamo in grado di riportare in vita i morti, ma almeno dobbiamo loro giustizia. I testimoni non mancano tra le centinaia di persone dello staff delle Nazioni Unito, tra gli osservatori internazionali, i giornalisti e gli est-timoresi recentemente fuggiti dai territori di guerra. Il mese scorso sono andato in Indonesia. Con Xanana Gusmno, il leader indipendentista, c altri pochi notabili di Timor Est, ho incontrato il ministro indonesiano degli esteri Ali Alatas. Sia Alatiis sia il presidente Habibie hanno dichiarato di accettare il risultato del voto organizzato dalle Nazioni Unite e hanno chiamato gli altri a fare altrettanto. Abbiamo incontra¬ to il comandante delle forze armate indonesiane e il ministro della Difesa, il generale Wiranto. Se avevamo qualche dubbio circa il ruolo di guida dei militari nell'istigare la violenza a Timor Est, questo incontro li ha fugati definitivamente. Il ministro ci ha detto seccamente, e con un certo orgoglio: «Io non posso disarmare le milizie in due giorni». Perché no? Dopo tutto, l'Indonesia si era impegnata a mantenere la sicurezza e a proteggere tutti i timoresi dell'Est, in virtù di un accordo firmato con le Nazioni Unite e il Portogallo, il precedente governo coloniale di Timor Est, il 5 maggio a New York. Ma anche il popolo indonesiano ha una responsabilità nel sostenere la giustizia a Timor Est. Se è vero che stanno andando verso la democrazia, gli indonesiani non possono negare ai timoresi dell'Est la loro parte di pace e giustizia. Non ci può essere nello stesso tempo pretendere la democrazia in Indonesia e attuare il genocidio a Timor Est. L'Indonesia non può sentirsi offesa dai richiami che vengono dai fautori della pace in Occidente e altrove, e poi non condannare la carneficina degli est-timoresi. Dovrebbe riconoscere che i militari, che hanno già ucciso e abusato di civili nelle zone di Aceh e Irian Java, hanno gravemente danneggiato gli interessi del paese e offuscato la loro reputazione internazionale. L'armata indonesiana deve lasciare Timor Est ora. E si può essere sicuri che i timoresi dell'Est, malgrado le crudeli violenze subite, saranno abbastanza maturi e responsabili da mostrare rispetto per i soldati che se ne vanno. Dopo tutto, Timor Est e l'Indonesia saranno sempre vicini. Dovremo bruciare il passato e ricostruire le nostre vite. Copyright Herald Tribune Vicepresidente del Consiglio nazionale della resistenza timorese, premio Nobel per la pace nel 1996 "3W stana Un'immagine di Dili, la capitale devastata di Timor Est. A fianco José Ramos-Horta
Persone citate: Ali Alatas, Habibie, Horta, José Ramos, José Ramos-horta, Ramos, Saddam Hussein, Xanana Gusmno
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