Jospin: un mercato dal «volto umano»

 Jospin: un mercato dal «volto umano» Il presidente vara la seconda tappa anti-Chirac Jospin: un mercato dal «volto umano» PARIGI E vuole bloi tagli Mich«Quei 750decisi dal non sono un fatto acIn FranciaOrgoglio per i risultati raggiunti in (mesti due anni, idee chiare e grintose sulla «seconda tappa» del cammino del suo governo: il premier francese Lionel Jospin ha rivendicato ieri sera con decisione i successi sul piano dell'occupazione e dell'economia, rilanciando - in quella che è la sua «rincorsa» in vista della campagna presidenziale del 2002 - i temi forti della «gauche plurielle»: priorità alla lotta alla disoccupazione; costruzione di un Paese moderno e di una società umana; sì all'economia di mercato, no al liberalismo senza controlli. «Siamo all'ascolto dei francesi, del tipo di Paese che loro desiderano - ha detto in diretta tv -. Nella prima tappa abbiamo riportato la fiducia, che ci ha proiettato nella crescita e ci ha consentito di fare lentamente regredire la disoccupazione come raramente avveniva. È su questa base di fiducia - ha proseguito - che bisogna ora costruire la seconda tappa». I francesi, secondo Jospin, «respingono le forme estreme di liberalismo economico, mentre sentono un bisogno di regole, norme: vogliono sapere che cosa mangiano, pretendono il prezzo giusto per il produttore». Il nuovo capitolo del governo Jospin consisterà «in una serie di progetti concreti da mettere in pratica». Priorità resta l'occupazione: «Se la disoccupazione continua a scendere, prospettive positive si aprono per il nostro Paese». «Pressato» sul fronte interno dal presidente neo-gollista Jacques Chirac, suo scontato avversario alle presidenziali del 2002, e su quello europeo dal tandem Blair-Schroeder, i tedofori del socialismo liberista, Jospin s'è difeso attaccando sui due fronti. A Chirac, che gli chiede «una scelta di società» per rispondere al problema delle pensioni, e che lo ha richiamato al controllo occare helin 0 esuberi gruppo ancora quisito» è scontro della spesa sanitaria, il premier ha replicato: «Il problema numero uno resta l'occupazione. Ma ci sono anche le pensioni, la sanità. Onestamente, trovo il discorso del presidente molto generale: non ho capito verso che soluzione andasse a parare. Del resto, è normale: è un problema di competenza del governo. Rispetteremo il calendario che ci siamo dati», che prevede l'annuncio di misure nel 2001. Jospin non fa progetti a corto termine: pensa al di là del mandato di premier, guarda a un'ideale continuazione nel settennato presidenziale. Quanto a Blair e Schroeder, il messaggio è stato chiaro: c'è una sorta di antitesi tra «terza via» e «modello francese» e sta tutto nella contrapposizione tra economia di mercato e società di mercato. Jospin ci aggiunge anche un pizzico di anti-americanismo che in Francia non guasta mai: la globalizzazione, per lui, serve a contenere lo strapotere degli Stati Uniti, non a liberarlo. Ed ha parlato anche di Michelin. La riduzione di 7500 posti di lavoro nei prossimi tre anni da parte del colosso del pneumatico «non è un fatto acquisito». Jospin ha aggiunto di avere trovato «choccante» la decisione della società, annunciata nel momento in cui gli utili del gruppo aumentano. Ma il premier ha ribadito: «Non considero la decisione un fatto acquisito». Al di là dell'episodio, Jospin ha anche ricordato che i licenziamenti sono diminuiti in Francia negli ultimi anni, che sono stati creati oltre 700 mila posti di lavoro e che i disoccupati sono diminuiti di 365 mila unità. E' stato questo anche un segnale ai suoi alleati di governo. All'interno della maggioranza infatti, il partito comunista aveva chiesto un intervento ufficiale di palazzo Matignon per stoppare il progetto e i Verdi avevano annunciato di voler bloccare ogni fututo aiuto statale al gruppo. E vuole bloccare i tagli Michelin «Quei 7500 esuberi decisi dal gruppo non sono ancora un fatto acquisito» In Francia è scontro

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