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Il premio a Vissani finisce con una gaffe Vercelli, lo chef ribatte: «Spesso i politici non sanno che cosa dicono» Il premio a Vissani finisce con una gaffe Definito «cuoco di D'Alema» da un assessore regionale VI HCI111 Non dite al nu mero uno della cucina italiana, Gianfranco Vissani, re dei cuochi, di essere al sei-vizio di qualcuno. Peggio ancora, non ditegli di essere alla corte di Massimo D'Alema. Non vi risparmierebbe con i suoi veleni, che a parole pungono più di un riccio di mare o un pesce liscato. Ne sa qualcosa Giovanni Dodo, assessore all'agri coltura della Regione Piomonte, premiato con Vissani e Carlo Pettini di slow Food Arcigola con l'«Airone d'argento», riconosci mento che il Consorzio di tutela delle varietà tipiche di riso italiano ha voluto assegnare a tre protagonisti per l'opera di promozione a favore del cereale «made in Italy». La cerimonia nelle antiche sale della tenuta Castello di Desa na, cuore della risaia vercellese ed europea, l'arte da qui l'iniziativa gastronomica intesa a pro¬ muovere il riso piemontese di qualità in Europa, attraverso un itinerario che toccherà ristoranti cii Montecarlo, Costa Azzurra, Ginevra, Modo, nato a Pertengo (nel Vercellese), famiglia di risicoltori, ex dirigente Coldiretti, chiamato da Enzo Ghigo (Forza Italia) a coprire l'incarico di assessore all'agricoltura del Piemonte, al momento della premiazione tesse gli elogi di Vissani, cuoco che ha contribuito a diffondere anche il culto del riso. E snoccio¬ la la presentazione ricordando che «è alla corte di D'Alema». Un passaggio, che però non passa inosservato, anzi è subito raccolto dallo chef ai vertici della classifica nazionale. Al momento di ricevere il premio brandisce il microfono e ribatte: «Come spesso accade i politici quando parlano talvolta non sanno ciucilo che dicono, io non sono alla corte di nessuno». Momento d'imbarazzo, poi tutto si compone davanti a tre risotti fumanti. [g.f.q.] Gianfranco Vissani, premiato a Vercelli