Daghestan, all'assalto del monte dei ntujaheddin

Daghestan, all'assalto del monte dei ntujaheddin INSIEME ALL'ARMATA RUSSA CHE SI PREPARA A RICONQUISTARE NOVOLAKSKOE Daghestan, all'assalto del monte dei ntujaheddin reportage Giulietta Chiesa inviato a NOVOLAKSKOE La montagna sembra deserta e muta. Da sotto, a quattro chilometri di distanza, si possono vedere una decina di blindati immobili ai bordi del bosco. Quattrocento metri più a valle quello che resta del villaggio di Novolakskoe è coperto di fumo. Gli aerei volano sopra le nubi nere e sganciano bombe con larghi intervalli; si sente solo il rombo e poi, dopo qualche secondo, la colonna di fuoco e di fumo. Ma è come una commedia di fantasmi. Non si vede chi colpisce, non si sa se c'è qualcuno che viene colpito. Insieme! ai colleglli di Ntv cerchiamo di raggiungere il comando russo, dall'altra parte della valle. All'orizzonte due alte colonne di fumo si innalzano dal villaggio di Tukhciar, ancora in mano ai ribelli. Questi volta è l'artiglieria russa che spara da sei chilometri di distanza. Incappiamo in un'imponente colonna dell'esercito. Conto i blindati: una quarantina, e i carri armati leggeri: un'altra trentina. Più decine di camion con munizioni e salmerie. Siamo in macchina e li seguiamo. Fino a uno sterminato campo, dove altre decine e decine di carri pesanti T-72 sono già allineati sulla terra arata dai cingoli. A cinquecento metri le tendi; dei comandi, i camion del sistema di comunicazione, tre grandi elicotteri immobili nell'erba. I soldati stanno caricando i carri, li riempiono di munizioni; altri stendono a terra materassi lerci di fango. Si preparano a dormire all'aperto. Fa freddo, pioviggina. Nessuno parla. Solo un ragazzo si avvicina alla telecamera: «Mi riprendi? Voglio saltitare Volgograd, mia mamma. Mamma, non aver paura, andrà tutto bene». Sì, credo che questa volta gli andrà bene a questo povero Ivan diciottenne. E' evidente che l'esercito si prepara all'offensiva finale sull'altura con il ripetitore. Un maggiore grasso n gioviale non sa tenere il segreto: «Attaccheremo domattina». E sorride soddisfatto. Mi chiedo quanti occhi stanno osservando questi preparativi e quanto tempo ci vorrà perché lassù, sulla montagna, lo sappiano. Stanotte le batterie dei cannoni, già piazzate a decine in mezzo al campo, cominceranno a martellare i fianchi dell'altura, fino alla cima. Il bosco che la copre per metà sarà cancellato, ma gli unici a essere dilaniati saran¬ no le decine di cadaveri lasciati dalle truppe del ministero degli Interni. I ceceni, i ribelli, i wahabiti, i mercenari - ciascuno li chiama a suo modo - se ne saranno già andati, supposto che ci siano ancora. Si ripete la guerra di Cecenia, per ora su dimensioni ridotte. L'esercito si muove come un lento elefante, mentre gli uomini di Bassaev sono veloci e manovrano come loro piace. Stanotte faranno i due o tre chilometri che separano l'altura di Novolak dal confine ceceno. E domani l'esercito, che ha messo in moto, solo qui, almeno 5 mila uomini e mezzi imponenti, dichiarerà di aver conquistato Novolakskoe, cioè un mucchio di rovine e di rabbia. A meno che questi preparativi non significano che Mosca ha deciso di invadere di nuovo la Cecenia, per distruggere i santuari di Bassaev. E allora bisognerà aspettarsi di tutto, qui tra queste mon¬ tagne, a Mosca. E dare addio alle elezioni e a tante altre illusioni. Cerchiaino di portarci più sotto, ai piedi della montagna, ina questa volta l'esercito chiude l'accesso. Un maggiore ci urta qualche bestemmia: «Non rompete... Stiamo cercando di recuperare i cadaveri di quelli dell'Interno. Andate via! ». Quanti sono? «Decine». Sono i resti dell'offensiva di due giorni prima. Scendiamo sul fondovalle, siamo a menu di due chilometri dal villaggio. Sullo spiazzo di un tlist ri butore di benzina abbandonato una cinquantini! di miliziani si disputano vociando un sacco con sigarette, pane, scatole di carne. Sono «kontraktiki» daghestani, cioè volontari arruolati d'urgenza e pagati dn1 governo repubblicano. Tutti vestiti con tute mimetiche nuove di zecca, e con fucili mitragliatori fiammanti. Due hanno anche fucili anticarro e anche granate. Sono quasi tutti «avari», e stanno discutendo animatamente con un grassone in camicia bianca e calzoni neri di seta che rappresenta i «lakhzy» e vorrebbe dare ordini. Il mafioso locale - poiché evidentemente si tratta di un mafioso - non la spunta. Si intromette un pacificatore piti anziano. Nel villaggio di fronte, a Novokuli, ci sono dici? - 300 «lakhzy» pronti a partire con gli «avari» per ripulire Novolakskoe. La rissa viene sedata a fatica. I «lakhzy» sono in assemblea per ascoltare Mutnuev Nurmagomedovic, vicerappresentante daghestano presso Boris Eltsin. Ed è- un discorso ili fuoco contro il presidenti! e i politici di Mosca: «Faremo d;i soli, inseguiremo i ceceni sul loro territorio, basta con i politici di Mosci. Se si arrende il Daghestan si arrende tutta la Russia». Poi risale sul gippone da centomila dollari e se ne tornii a Makhachkalà. Sulla piazzetta i kalash¬ nikov sono almeno un centinaio, tutti «lakhzy». Partono che scendo la sera, non si sa per dove. Chissà se i 50 «avari» li hanno aspettati, o se sono parliti per conto loro. C'é solo da sperare che non l'abbiano fatto perche alle 18,30 comincia 1 attesa cannonata dei «federali» sui fianchi della montagna. Vicino a me, ad assistere allo spettacolo, c'è uno degli abitanti di Novolakskoe. «Vedi quella casa lassù sul boi do estremo del villaggio? E' hi mia». Poi esulta: le bombe stanno cadendo adesso sulle case dei «ceceni akhinzi» «quei vigliacchi che bunno dato manforte a Bassaev». Tutt'attòrnò a noi è pieno di case*cecene, tutte vuote. «Se ne sono andati tutti, hanno avuto paura di rappresaglie», non dice su hanno fatto bene, b male: constata freddamente. Entriamo al riparo. Con noi una decina di armati, completa la nostra scorta. La iv accesa mostre le immagini di Elisiti che dà ordini perentori n destra e sinistra. Tutti ridono. Poi il mezzobusto del telegiornale russo informa che a Novolakskoe sono in corso duri combattimenti. Ed è uno sgranarsi di imprecazioni. 11 viatico per Novolakskoe ce l'aveva dato la mattina Shamil Aslanov, capo della brigata internazionale di volontari che teoricamente dovrebbe includere tutte le el nie. «Lei mi sa dire cos'è il wahabismo? Non lo sii nessuno. Altro che liberta religio sa, dovevamo impedirgli di costruire tutte quelle moschee. Vede, io sono musulmano, ma quelli sono delle bestie. Vanno all'attacco gridando: «Kafir», ateo, c- tagliano le gole di cristiani e musulmani». Scende la notte, illuminata d;ii fulmini dei razzi grad. Che però non vanno a cadere su Novolakskoe ma su Tukhciar, un altro villaggio ili frontiera. O forse oltre frontiera Forse proprio dei Novolakskoe sta per ricomin ciare la guerra cecena Ma orinai non sarà più solo una guerra cecena. Militari del ministero dell'Interno russo nel villaggio daghestano di Kaiamakhi

Persone citate: Bassaev, Boris Eltsin, Giulietta Chiesa, Mosci, Mutnuev Nurmagomedovic

Luoghi citati: Cecenia, Daghestan, Kaiamakhi, Mosca, Russia