Possano gli anni ma la farsa continua

Possano gli anni ma la farsa continua Possano gli anni ma la farsa continua Filippo Ceccarelli HA lasciato scritto Carlo Marx che la storia si manifesta per la prima volta come una tragedia e la seconda come una farsa. Ma qui, con la storia dell'ampolla e dell'acqua del Po che va avanti dal settembre del 1996, se mai ci fosse stata una tragedia non siamo alla farsa, ma alla farsa della f dll f dll f farsa della farsa della farsa. La quadruplice e burlesca rappresentazione del Monviso, con prolungamento e giuramento veneziano, si va trasformando cioè in abitudine, tradizione. Ma il fatto che dai più sia ritenuta ridicola — «L'acqua che è dentro tutti i canneti, gli alberi, gli animali, i bambini...» — anziché sconsigliarne l'esecuzione, la rende evidentemente inesorabile. E in questo Bossi è uguale a tanti altri politici «italioti». Pensare che nel 1996, pochi giorni dopo, il quarto corpo d'armata alpino fece delle particolari esercitazioni anti-secessione. Ma già nel 1997 c'era la «sacra roccia» che dovevano prendere in cima e non ci riuscirono; e cjarano gli sbandieratori che ridacchiavano; e Speroni con una incredibile giacca arancione che venne scambiato per Maroni; e a Venezia il vescovo della chiesa apostolica brasiliana, Miss Catamarano e Miss Camicia Verde. Mentre nel 1998 stava sempre lì lì per piovere, la bambina fu spostata a Pian del Re, l'onorevole Cornino beveva genepì, «ottimo antidoto al freddo», e tirarono un sacco di cartoccetti in casa di quella che espone sempre il tricolore. Un bel gioco dura tanto. Più la messinscena è grottesca e più volte va allestita. In questo Bossi è maestro, ma pure gli altri non scherzano. Chissà quanti, fra i leader su piazza, si rendono conto di tante farse ripetute, rinforzate, moltiplicate. Perché sarà pure la sindrome del ritorno dalle vacanze, sarà l'effetto-ripresa dell'attività, ma nella vita pubblica italiana sembra che tutto debba, più che accadere, ri-accade¬ re. E la seconda volta, secondo l'insegnamento marxiano, in modo più sfilacciato, sbracato, burlone, straccione, pagliaccesco e pappagallesco. Sembra incredibile, ma in questi giorni Cossiga si sta muovendo per costituire un nuovo partito di centro. Sul seno, magari con Mastella: e non sarebbe solo la terza volta in un anno e mezzo, ma la prova che una vicenda come l'Udr non fa neanche a tempo a chiudersi che già ne parte un'altra uguale e quindi ancora più buffa. Lo stesso il referendum. Battuti dall'astensionismo, i promotori hanno ricominciato a ri-raccogliere firme come se fosse la cosa più normale. Adesso è facile che riparta la storia della Corte costituzionale e poi quella «di-chi-è-il-referendum», con Di Pietro in agguato. Sembra che non esistano mai né vere sorprese né autentiche novità. Tutto già visto, tutto già sentito. Ogni estate si parla del ritorno di Craxi, che non ritorna. Poi in autunno si riaffronta il nodo delle pensioni, che in genere non viene tagliato. Il serial stagionale, oltretutto, annulla le differenze. D'Alema annuncia, come a suo tempo Berlusconi, un milione di posti di lavoro e, come a suo tempo Berlusconi, vanta in tv i risultati del suo governo («Fatto!»). Non manca mai un ministro che intende riformare la sanità, un Buttiglione che esce dalla maggioranza e un'autorevole sollecitazione a varare una nuova legge elettorale (ci vorrà la Costituente?). I problemi sono questi, d'accordo. Però, a parte Marx, è una tragedia questa farsa ripetuta e scorret ta. retj

Luoghi citati: Pian Del Re, Venezia