«Ppi, ci vuole un uomo del Nord» di Guido Tiberga

«Ppi, ci vuole un uomo del Nord» Difesa di Bindi e Jervolino: «Al governo non si va per sottolineare le differenze ma per lavorare» «Ppi, ci vuole un uomo del Nord» Marini: il nostro rilancio riparta da qui Guido Tiberga Invialo a MONTECCHIO Un «segretàrio che viene dal Nord» Senza intese preventive, che sarcb bero un «(irrori; tragico». Erana Marini, maglietta verde a righe, chiude la festa dell'Amicizia con un messaggio chiaro a Ciriaco De Mita. L'uomo di Nasco si è inserito nella corsa per la segreteria popolare buttando nella mischia il ministro Zecchino, dopo un'intesa con Pierluigi Castagnetta il candidato sostenuto da Martinaz/.oli; «Sento parlare di accordi • dice il leader dimissionario dolPpi . Ma attenzione: un segretario che si prestasse n certi giochi prima del congresso sarebbe dimezzato...». 11 Ppi, spiega Marini, ha bisogno di una guida del Noid «perché è qui che abbiamo le nostre difficoltà ed è da qui chi! tleve ripartire la nostra battaglia». Il «partito del Nord», l'etichetta con cui è stata definita la proposta polii ica di Mino Martinazzoli, per Marini (inori serve a nulla». Non a caso, taglia corto, «e un |X)' di tempo che non se ne sente parlare più». Il segretario che lascia giura di non voler ritornare: «Non esistono uomini perdine le stagioni», ribadisce. Poi apri; un inciso che suona come un nuovo avvertimento a Ue Mita: «Farò appello ai miei amici abruzzesi, laziali, campani e calabresi: dobbiamo essere lungimiranti». 1 «miei amici», sottolinea Marini, a suggerire che le truppe del Sud non sono tutte agli ordini degli irpini. Che le carte del congresso non può darle né De Mita ne nessun altro: «Io ho ricevuto il mandalo di guidare la transizione verso il congresso, Con l'impegno, che non ho ancora abbandonato, di trovare una candì datura unitaria». «Guai», insiste Marini, ad andare al congresso pensando a una spartizione di incarichi: «Un segretario del Nord e un presidente del Sud? Sono lottizzazioni che un partito con il nostro livello di consenso non può permettersi: sarebbe ridicolo...». Frase che è quasi una liquidazione al possibile cartello Caslagnotti-Zecchino. Così come la richiesta di «ringiovanimento» che Marini ribadisce poco più tardi: «Non è detto che un giovane sia per forze di cose più bravo e più disponibile. Ma un ricambio fisiologico è necessario: è tempo che i sessantenni siano pronti ad aiutare più che a dirigere. Lo ha detto anche Scalfaro...». Alle provocazioni di Silvio Berlusconi, che da l'onnia ha platealmente invitato i popolari a mollare le «papesse» e a passare con il Polo, Marini replica duro: «Ogni volta che le urne gli danno ragione, il Cavaliere rispolvera i suoi miti e la sua arroganza - dice -. Che lui ci accoglie- rebbe a braccia aperte lo so dal '96. Non ci stiamo: noi non siamo di deslra, la nostra scelta è chiara. Stia attento, piuttosto: questa sua voglia di appropriarsi dei nostri riferimenti, da Sturzo a De Gasperi, prima 0 poi gli scoppierà in mano...». A Rosy Bindi e Rosa Russo Jervolino, le «papesse» attaccate dal Cavaliere, Marini regala un'arringa appassionata. E anche questa pare una risposta indiretta a chi nel partito aveva criticato ^appiattimento» sui Ds della pattuglia popolare al governo: «La Jervolino è un grande ministro dell'Interno, riesce a coniugare il necessario rigore con l'attenzione ai dkitti degli immigrati, nel pieno rispetto delle nostre tradizioni culturali. La Bindi ha scardinato le incrostazioni delle grandi corporazioni di medici, pensando ai cittadini». Parlare di appiattimento, continua, è segno che nel partito c'ò chi ha voglia di «autodistruggersi». Al governo, dice Marini, «non si va per sottolineare le differenze, ma per risolvere i problemi del Paese...». Concentrato sulle questioni interne, l'intervento di Marini ha sfiorato i temi di attualità politica. Il «centro riformatore» che va da Amato a Cossiga? «Vedrei meglio un'intesa da Prodi a Cossiga. 1 socialisti sono diveri da noi, e ci tengono alla loro identità». La legge elettorale? «La proposta formulata qualche mese fa dal governo può essere una buona base di partenza», dice Marini. Ma la necessità di rinforzare il bipolarismo non può tagliar fuori chi, come Lega e Rifondazione, non si riconosce nei poli: «Il diritto di tribuna non basta - conclude -. E non parlo per difendere le quote del Ppi. Questo discorso non ci riguarda: noi siamo nel centrosinistra...». Il segretario del Ppi Franco Marini

Luoghi citati: Montecchio, Ppi