Giakarta cede, sì alle forze Onu a Timor Est
Giakarta cede, sì alle forze Onu a Timor Est Trentamila profughi nascosti vicino a Dare assediati dai miliziani, ucciso un gesuita tedesco Giakarta cede, sì alle forze Onu a Timor Est Habibie in tv: riconoscerò il risultato del referendum Giakarta Le pressioni internazionali hanno infine piegato Giakarta. Dopo una settimana di rifiuti, il presidente indonesiano Jusuf Habibie ha dato disco verde all'invio di una forza di pace dell'Onu a Timor Est. In mia dichiarazione U-asmessa in diretta tv, il capo dello Stato ha spiegato che, «(insieme alle forze armate indonesiane»., il contingente delle Nazioni Unite dovrà «mantenere la sicurezza» nell' ex colonia portoghese. «Troppe persone hanno perso la vita da quando è esploso il conflitto, hanno perso le loro case e la sicurezza - ha sottolineato -. Non possiamo aspettare oltre. Dobbiamo fermare la sofferenza subito». Habibie ha affermato che le truppe indone¬ siane hanno tentato in ogni modo di fermare le violenze ma hanno avuto problemi psicologici nel confrontarsi con «problemi molto complessi». Quindi ha annunciato che il ministro degli Esteri Ali Alatas si recherà a New York per «mettere a punto i dettagli)/ sulla composizione della forza Onu la quale, ha avvertito, dovrà essere composta di soldati provenienti da «Paesi amici». Dopo le forti pressioni di Clinton, del Vaticano e di tutta la comunità internazionale, Giakarta ha quindi accettato che siano i caschi blu dell'Onu a riportare la pace e la sicurezza sull'isola nonché a vigilare sul rispetto del referendum del 30 agosto che ha sancito l'indipendenza di Timor Est dall'Indonesia. Habibie ha ri¬ cordato che farà in modo che il risultato venga rispettato. Il capo dello Stato ha parlato dal palazzo presidenziale dopo una serie di incontri di emergenza con i suoi ministri e una conversazione telefonica con il segretario generale dell'Onu Kofi Annan. Xanana Gusmao, leader del movimento ribelle del Timor Est scarcerato la settimana scorsa dopo sette anni di detenzione, ha accolto coi: favore la decisione del presidente indonesiano. «Adesso tocca al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e alla comunità internazionale agire in fretta. Non c'è tempo da perdere», ha detto Gusmao. In un messaggio ai terrorizzati timoresi ha aggiunto-. «Vi invito a tenere duro, lo e il Falintil (il gruppo ribelle) faremo tutti gli sforzi possibili per stabilizzare il territorio e appoggiare le iniziative adottabili per aiutare e proteggere i profughi». Quella di ieri è slata ima giornata relativamente tranquilla a Dili, come ha raccontato un funzionario della sede Onu nella capitale assediata dalle milizie filoindonesiane. «Forse è stato il giorno più calino da una settimana a questa parte - ha detto Nick Birnback - si sono sentiti solo spari sporadici». Diversa la situazione in altre zone della provincia, dove si sono rincorse notizie di donne che hanno preferito uccidersi piuttosto che finire stuprate dai miliziani e di bambini che cominciano a spegnersi per la fame. 1 miliziani filo-indonesiani liannc attaccato ieri mattina gii oltre 30 mila profughi nascosti vicino a Dare, a una decina di chilometri da Dili. Qui sono concentrati, in base ad un accordo tra TOnu e i miliziani, i profughi i. cui 1 esercito indonesiano non ha permesso di lasciare Timor Est. 1 profughi si troverebbero privi di qualsiasi protezione e alla mercè dei miliziani. Si tratterebbe del secondo attacco in due giorni, dopo quello che l'altro giorno ha provocato la morte di una donna. Dell'attacco ha parlato il rappresentante dell'Onu David Wimhurst a Darwin, in Australia, clie ha raccontato di aver ricevuto la telefonata di un uomo che «dalla cima di una montagna sentiva giungere il rumore degli spari e le grida di terrore dei rifugia- u». Anche il massacro dei religiosi cattolici a Timor list non ha conosciuU) soste. Ieri notte è stato ucciso a Dili padre Karl Albrecht, un sacerdote gesuita tedesco settantenne che faceva la spola tra l'abitazione e la sede Onu per portare cibo e medicinali ai profughi: è stato raggiunto allo stomaco da tre colpi di arma da fuoco. Nelle stesse ore in cui a Giakarta i vertici del governo erano in conclave, Timor Est bruciava. Foto satellitari hanno mostrato al mondo intero l'isola in fiamme con una dozzina di «punti caldi», la capitale compresa. Dopo l'annuncio di Habibie, coni cominciata la corsa contro il tempo della comunità internazionale per fermare imassacri. le. st.] «Troppe persone hanno già perso la vita. Le truppe indonesiane hanno tentato in ogni modo di fermare le violenze ma i problemi sono enormi» Due bimbi nel campo profughi di Kupang Sopra, da sinistra il presidente Habibie e il capo di stato maggiore Wiranto
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